di Stefano Aviani

Mi è capitato di leggere in questi giorni un’interessante intervista al gen. Leonardo Tricarico (su La Verità del 04/04/22). L’ex capo di stato maggiore della nostra aeronautica militare vi afferma (in sintesi) che gli USA si sono impadroniti di un conflitto europeo finalizzato alla difesa dell’Ucraina per trasformarlo in un loro conflitto finalizzato alla destabilizzazione della Russia. Tricarico interviene sulla questione della guerra che si è aperta sulla frontiera orientale d’Europa da una prospettiva che non può che essere (per un militare delle nostre FFAA) atlantista e filo-occidentale e tuttavia si percepisce chiaramente un profondo disagio, particolarmente laddove lascia filtrare come questa guerra trovi alimento in un ulteriore scopo, in una ragione occulta o indicibile. Raccomanda pertanto prudenza all’Europa ed invita a distinguere (anche in seno alla NATO) gli obiettivi politico-strategici della UE da quelli degli USA. Il suo è un chiaro invito a separare i nostri destini per non incorrere in un disastro. Mi pare purtroppo verosimile che le cose stiano davvero così, ma non certo da ora… Questo “altro” fine lo si intravede infatti fin dagli inizi remoti di questo insanabile conflitto. Sembra del tutto plausibile che l’Ucraina sia stata in qualche modo scelta e “caricata” (di armi e di tolleranza sospetta nei confronti del nazionalismo più estremo) per essere una pedina adeguata in un più complesso gioco. L’influenza della famiglia Biden sul Paese (con i noti scandali) ricorda inoltre quello della famiglia Barca sull’antica Iberia, e sappiamo dalla storia come questa influenza trascinò quel Paese nel feroce conflitto che opponeva i romani ai cartaginesi. Gli USA avrebbero incoraggiato la nuova leadership ucraina sulla strada del conflitto (la continua pressione militare esercitata sul Donbass e sulla popolazione filo-russa, la totale indifferenza per gli obblighi derivanti al governo di Kiev dalla firma degli accordi di Minsk I e Minsk II) per la calcolata ragione di impegnare le limitate risorse della potenza rivale in un estenuante confronto su molteplici scenari (Caucaso, Siria, Ucraina). Con la guerra in Ucraina si è ottenuto il ricercato isolamento della Russia dall’Europa (la conseguente non-autosufficienza energetica e fabbisogno d’armi del nostro continente possono rappresentare ora una formidabile occasione per le aziende USA) gettando i presupposti esterni ed interni di una crisi fatale su cui innestare un tentativo di regime-change. Come non riconoscere che proprio questo è da tempo l’obiettivo di lungo corso della politica estera di Washington? Si spiegano così anche le incomprensioni remote o collaterali: i boicottaggi sportivi, il rifiuto della Russia nel G-8, il linguaggio sempre odioso o sprezzante della diplomazia USA nei confronti di Mosca, il rifiuto di firmare accordi, di prendere impegni o di mettere fine a conflitti già aperti, il rifiuto persino del vaccino russo e, non ultima, la character assassination che da molto tempo si esercita sul presidente russo Vladimir Putin (anche se non è certo il primo a subirla e non sarà di sicuro l’ultimo).

PS
L’intervista a Tricarico aveva questo significativo titolo: “L’obiettivo degli USA non è la pace, ma abbattere Putin”.

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