1) Głogowiec, 1905
(1) Aleksandrów, 1921
(1) Łódź, 1922
(2) Varsavia, 1924
(2) Skolimòw e Varsavia, 1925
(3) Cracovia, Łagiewniki, 1926
(3) Varsavia, ottobre 1928
(4) Vilnius, 21 febbraio 1929,
(4) Varsavia, 11 giugno 1929
(4) Kiekrz, 7 luglio 1929
(5) Płock, giugno 1930
(6) Varsavia (Via Žytnia) – Walendów, novembre 1932-aprile 1933
(7) Cracovia, Łagiewniki 18 aprile 1933
(7) Czestochowa, 24 maggio 1933
(8) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – L’incontro con il direttore spirituale, il beato don Michał Sopoćko
(9) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – Finalmente l’Immagine
(10) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – Verso l’esposizione dell’Immagine al mondo: grandi visioni la preparano, ma …
(11) Głogowiec e Varsavia, febbraio 1935
(12) Vilnius, Pasqua 1935 – Da Ostra Brama, l’esposizione al mondo dell’Immagine
(13) Vilnius, Pasqua 1935 – La visione apocalittica e la preghiera che «serve a placare» la Sua ira
(14) Vilnius, Pasqua 1935 – «Amata Wilno», addio.
(15) Varsavia 21-25 marzo1936
(15) Walendow 26 marzo 1936
(15) Derdy maggio 1936
(16) Cracovia, Łagiewniki 1936 – I messaggi di Gesù sugli effetti della Coroncina e della Festa dedicate alla Divina Misericordia
(17) Cracovia, Łagiewniki 1936 – Le “visite” prima dell’Inferno – descritto «per ordine di Dio» con le sette pene «che tutti i dannati soffrono insieme» – e poi del Paradiso
(18) Prądnik, nel sanatorio tra il 1936 e il 1937 – Le sofferenze e le preghiere offerte alla Russia, quella povera nazioneche aveva «espulso Dio dai propri confini»e «che, se non fosse per le preghiere delle anime care a Dio, … sarebbe stata già annientata»
(19) Prądnik, nel sanatorio tra il 1936 e il 1937 – La festa della Sua Misericordia, ultima tavola di salvezza
(20) Cracovia, Łagiewniki dal 27 marzo 1937 – «Scrivi: prima che io venga come Giudice giusto, spalanco la porta della Mia Misericordia. Chi non vuole passare attraverso la porta della Misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia»
(21) Rabka, 29 luglio -10 Agosto 1937 (compresa la parte prima di Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937)
(22) Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937 – Parte seconda
(23) Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937 – Parte terza
(24) Cracovia, Ospedale Pradnik 21 aprile 1938
(25) Cracovia, Łagiewniki 17 settembre 1938-5 ottobre 1938, giorno della morte
(tra parentesi il numero della puntata)
27. Cracovia, Łagiewniki dal 17 settembre 1938 AL 5 OTTOBRE 1938, GIORNO DELLA MORTE
Il 2 giugno, tre giorni prima della Pentecoste, suor Faustina cominciò i suoi ultimi esercizi spirituali, che furono, in assoluto, quelli più straordinari (1) mai fatti, perché furono voluti — a Suo modo (2) — e dettati dallo stesso Gesù, come qualche giorno prima le aveva anticipato: «Prima della discesa dello Spirito Santo farai tre giorni di esercizi spirituali. Ti guiderò Io stesso. Non ti atterrai a nessuna regola in vigore negli esercizi spirituali, né userai libri di meditazione. Devi concentrarti sulle Mie parole. Per lettura spirituale leggerai un capitolo del Vangelo di San Giovanni» [D, 1709]. Nella conferenza del terzo e ultimo giorno, quella conclusiva che suor Faustina chiamò la «Conferenza sulla Misericordia», Gesù le raccomandò di pregare il più possibile per gli agonizzanti, aggiungendo: «impetra loro la fiducia nella Mia Misericordia, poiché essi hanno più che mai bisogno della fiducia e ne hanno tanto poca» [D, 1777]. Ma, subito dopo, non mancò di “caricarla” ancora delle responsabilità che le aveva affidato — «Sappi che la grazia della salvezza eterna di alcune anime, all’ultimo momento, è dipesa dalle tue preghiere» [Ibid.] —, a fronte delle conoscenze di cui l’aveva dotata — «Tu conosci tutto l’abisso della Mia Misericordia; attingi perciò da esso per te e soprattutto per i poveri peccatori. È più facile che il cielo e la terra cadano nel nulla, piuttosto che un’anima fiduciosa non venga abbracciata dalla Mia Misericordia» [Ibid.]. Alla fine degli esercizi, nel loro ultimo colloquio, il Signore la lasciò con queste raccomandazioni: di fare solo quello che Lui esigeva da lei; di accettare tutto ciò che la Sua mano le avrebbe dato; divivere nel raccoglimento per poter sentire la Sua voce «tanto sommessa»;ma anzituttodi essere adornata da «[…] tre virtù […] in modo particolare: l’umiltà, la purezza d’intenzione e l’amore»[D, 1779], le stesse che erano anche le più care a sua Madre e che proprio da Lei le erano state raccomandate un anno prima in occasione della festa dell’Immacolata Concezione (3).
La Domenica di Pentecoste, il 5 giugno, suor Faustina — che prima di comunicarsi aveva rinnovato a «bassa voce» i suoi voti religiosi — dopo aver ricevuto la Comunione fu riempita dall’«inconcepibile amore di Dio», la sua anima entrò «in contatto diretto con lo Spirito Santo, che è lo stesso Signore, come il Padre ed il Figlio» e per tutto il giorno «la viva presenza di Dio» [D, 1781] le fece compagnia. Quando — dopo aver “scritto” come le aveva ordinato Gesù (4) — si immerse nella preghiera, si unì «mentalmente a tutte le Messe che in quel momento si celebravano nel mondo intero» e supplicò Dio «in forza di tutte quelle sante Messe, di concedere Misericordia al mondo e specialmente ai poveri peccatori che in quel momento si trovavano in agonia» [D, 1783], ebbene, ancora una volta, poté misurare la “potenza” della sua intercessione, perché, nel medesimo istante, Gesù le rispose «[…] che mille anime avevano ottenuto la grazia in seguito alla [Sua] preghiera» [Ibimd.].
Questa continua unione con Dio riempiva di gioia il cuore di suor Faustina, ma le sue sofferenze aumentavano col passare del tempo. Il giorno successivo al Corpus Domini, venerdì 17giugno, le sue condizioni di salute si aggravarono all’improvviso, forse per un’emorragia interna. Era «così debole» da sembrarle che in lei «tutto […] stesse morendo» [D, 1786]. Ma quando s’immerse nella preghiera, seppe che «non era ancora il momento della [sua] liberazione, ma solo una chiamata più vicina dello Sposo» [Ibid.]. Si lamentò di questo con Gesù, dicendoGli: «Tu mi prendi in giro […]. Mi fai vedere la porta del cielo aperta e poi mi lasci di nuovo sulla terra» [D, 1787]. Ma dalla Sua risposta ebbe la garanzia che, per lei, quella porta si sarebbe aperta quanto prima: «Ti basti la Mia parola, che ormai non andrà a lungo» [Ibid.].Forse lo stesso giorno vide anche «la gloria di Dio» [D, 1789] che si propagava dall’Immagine e le grazie che ne derivavano per «molte anime», benché non ne parlassero «ad alta voce». Insieme, vide le «vicissitudini […] di vario genere» che la devozione ad essa incontrava, ma, alla fine, vide pure la sua vittoria: «Iddio ottiene gloria per suo mezzo e gli sforzi di satana e degli uomini malvagi s’infrangeranno e verranno annientati» [Ibid.].
Qualche giorno dopo, probabilmente prima del 24 giugno (5), suor Faustina cessò di scrivere il Diario, per il quale aveva la certezza che dopo la sua morte sarebbe stato pubblicato, ma sulla cui destinazione e utilizzo immediati ritenne di dover dare, all’inizio del mese, precise disposizioni scrivendole su un foglietto (6) .
Il 24 giugno si sentì molto male, tanto che da Łagiewniki arrivò subito la superiora, madre Irena Krzyzanowska, che trascorse la notte al suo capezzale. Il giorno seguente, permanendo la gravità delle condizioni di Faustina, fece venire il sacerdote per la confessione e per somministrarle il sacramento dell’Unzione dei malati, che Faustina accettò per “sapendo” che non sarebbe morta [cfr. AW, 100].
Nel medesimo giorno, con ogni probabilità (7), ebbe anche la visione del «[…] Sacr.mo Cuore di Gesù in cielo in un grande splendore. Dalla ferita uscivano i raggi e si diffondevano sul mondo intero» [D, 1796]. La sua vita era sempre più “dentro” l’amore di Dio, come si coglie dalle sue bellissime parole, scritte verso la fine del Diario: «Ogni battito del mio cuore sia un inno di ringraziamento per Te, o Dio. Ogni goccia del mio sangue circoli per Te, o Signore. La mia anima è tutta un cantico di ringraziamento alla Tua Misericordia. Ti amo, o Dio, per Te stesso» [D, 1794].
In uno degli ultimi giorni a Prądnik le accadde poi un episodio che confermò il dono della bilocazione di cui era dotata (8). Il Signore, venuto da lei, le chiese di aiutarlo a salvare l’anima di un peccatore agonizzante e «già nella disperazione» [D, 1797], attraverso la recita della Coroncina, con cui avrebbe ottenuto la fiducia nella Sua Misericordia. «Improvvisamente — racconta Faustina — mi trovai in una capanna sconosciuta, dove stava agonizzando fra dolori tremendi un uomo già avanti negli anni. Attorno al letto c’era una moltitudine di demoni e la famiglia in lacrime. Appena cominciai a pregare, gli spiriti delle tenebre si dispersero con sibili indirizzando minacce contro di me. Quell’anima si rasserenò e piena di fiducia si addormentò nel Signore. Nello stesso istante mi ritrovai nella mia stanza. Come ciò avvenga, non lo so» [Ibid.].
Il 24 agosto, suor Faustina si aggravò di nuovo e ancora una volta la Madre Superiora, avvertita telefonicamente, corse subito da lei, passando la notte vicino al suo letto di dolore. Il giorno successivo — come riporta la Czaczkowska — arrivò da Łagiewniki anche il cappellano della casa, padre Teodor Czaputa, che la confessò e le amministrò l’estrema Unzione. Come due mesi prima, «Faustina accolse il sacramento con devozione, ma disse a una delle sue suore: “Io sapevo che comunque non sarei morta”» [EC, 385] .
Verso la fine di agosto— con «l’impressione che [si trattasse del loro] […] ultimo colloquio sulla terra» e confessando la sua «nostalgia sempre più grande di Dio», per cui «la morte non mi [le] […] fa spavento e la mia [sua] anima trabocca di una grande tranquillità» [LSF, 132] — scrisse alla Madre Superiora una commossa lettera di ringraziamento per il bene sperimentato nella Congregazione e di scuse per la sua eventuale «osservanza non precisa delle regole», che si concludeva non con un addio ma con un arrivederci: «Arrivederci, carissima Madre, ci vedremo in cielo ai piedi del trono di Dio. Ed ora sia glorificata in noi e attraverso noi la Divina Misericordia» [LSF, 133].
Tra la fine d’agosto e i primi giorni di settembre, si svolsero anche i suoi ultimi incontri con il suo amato direttore spirituale, don Sopoćko, che, dopo la sua morte, sarebbe rimasto da solo sulla terra a “combattere” per la Divina Misericordia, per il suo Culto e per l’istituzione della sua Festa. La prima volta che si incontrarono, parlarono a lungo anche della nuova Congregazione, per la quale Faustina aveva a lungo sofferto (9). Ma fu il secondo incontro, avvenuto il 2 settembre, quello più significativo. Anzitutto, la suora rivolse al suo direttore spirituale una serie di raccomandazioni precise: diffondere senza posa il Culto della Dìvina Misericordia; puntare continuamente all’istituzione della sua Festa nella Domenica in Albis; non fermarsi mai nella diffusione del suo messaggio, nemmeno di fronte alle «moltissime difficoltà, e perfino persecuzioni» — che, peraltro, «gli predisse in modo dettagliato». Alle raccomandazioni, aggiunse per don Sopoćko — e, ovviamente, per noi — le seguenti parole di fuoco: «Il mondo non esisterà ormai per molto e Dio vuole ancora, prima della sua fine, concedere al mondo la grazia, in modo che al Giudizio Universale nessuno possa accampare come scusa che non sapeva della bontà di Dio e non aveva sentito parlare della Sua misericordia». Per la nuova Congregazione, gli disse invece di «non occuparsene troppo, [perché] […] da certi segni avrebbe capito chi e che cosa doveva fare a tal proposito», preannunciandogli che «Dio stesso farà venire una persona dal mondo, che avrà certi segni, che faranno capire che è proprio lei» (10) [cfr. EC, 385-386]. Le ultime parole rivolte al suo direttore spirituale — che l’aveva appena “sorpresa” in estasi, «immersa nella preghiera, in posizione seduta, ma che quasi si sollevava al di sopra del letto, [con] il suo sguardo […] fisso su un oggetto invisibile e le pupille […] molto dilatate» — furono uguali a quelle che aveva scritto alla sua Mare Superiora: «Arrivederci in cielo» [cfr. EC,3 87].
Quando la fine della vita di suor Faustina sembrò ormai imminente, la superiora stabilì di riportarla a Łagiewniki. E il sabato 17 settembre — accompagnata in carrozzella dalla responsabile dell’infermeria, suor Alfreda Pokora — Faustina lasciò infine Prądnik per tornare nella sua casa terrena, da dove sarebbe salita nella sua casa in cielo.
Salutandola, «il dottor Silberg le chiese l’immaginetta di santa Teresa del Bambin Gesù che aveva tenuto accanto a sé durante tutto il suo soggiorno in ospedale. Faustina gli fece allora notare che l’immaginetta gli avrebbe potuto trasmettere la tubercolosi. Il primario replicò senza riflettere: “I santi non contagiano”, e l’immaginetta ricevuta la appese sul letto del figlio» [AW, 100-101] (11).
5 ottobre 1938, giorno della morte
Il viaggio di venti chilometri fu molto faticoso, tanto che Faustina svenne ripetutamente, senza però che venisse meno la sua sensibilità verso gli altri — e anche il suo senso dell’umorismo —: a suor Alfreda che tanto si preoccupava per lei, disse per tranquillizzarla: «Sorella, per favore non si preoccupi, perché non morirò per strada» [EC, 389].
A Łagiewniki, le fu assegnata una stanza di isolamento, affidando la sua cura a due suore. Le consorelle — che erano rimaste impressionate dalle condizioni in cui era ridotta Faustina — andavano a trovarla spesso, anche le più giovani, alle quali, soprattutto, non permetteva di avvicinarsi più di tanto per timore del contagio. Durante queste visite, Faustina anticipò a due suore, Anna e Klemensa, «[…] che sarebbe scoppiata una guerra grande e terribile, che sarebbe durata a lungo» (12) [EC, 390]. La superiora, suor Irena, rilevò, dal canto suo, come in Faustina, la tranquillità avesse preso il posto dell’inquietudine, in relazione alla diffusione del Culto: «Ci sarà la festa della Divina Misericordia, lo vedo, io voglio solo la volontà di Dio» diceva [EC, 391]. E proprio a suor Irena, in uno dei loro ultimi colloqui, Faustina affidò il suo Diario, perché lo facesse «[…] giungere nelle mani della madre Generale» [AW, 102], alla quale poi la superiora lo consegnò direttamente, senza leggerlo per rispettare la volontà di Faustina.
Il 22 settembre, giovedì, suor Faustina, avvertendo l’avvicinarsi della morte, secondo la consuetudine della Congregazione, chiese perdono «per tutte le sue debolezze e mancanze» [AW, 102]. La domenica successiva, il 25 settembre, vide per l’ultima volta don Sopoćko, che andò a trovarla di ritorno da Częstochowa, dove aveva partecipato al convegno dell’Associazione Cattolica della Gioventù e dove — approfittando del fatto che in concomitanza di tale convegno si svolgeva anche l’assemblea plenaria dell’episcopato — aveva consegnato «ai vescovi le lettere con la richiesta di istituire la festa della Divina Misericordia» [EC, 391], una «notizia [che] rallegrò molto suor Faustina». L’incontro tra i due fu breve e molto silenzioso: «[…] lei non voleva conversare più con lui. Sussurrò soltanto: “Mi scusi padre, ma adesso sono occupata a parlare con il Padre celeste. Quello che avevo da dire l’ho già detto”» [AW, 102]. Don Sopoćko — al quale Faustina aveva anticipato «che dopo nove giorni sarebbe morta» (13) — andò via portando con sé «l’impressione “di una creatura celestiale”», che lo confermò «ancora di più nella convinzione dell’autenticità del [suo] messaggio» [Ibid.].
Il 5 ottobre 1938 fu l’ultimo giorno della vita terrena di suor Faustina. Era mercoledì. Al mattino, chiese, a suor Amelia che l’assisteva, «di cantarle un canto religioso». Ma quando suor Amelia «[…] accampò come scusa la mancanza di voce, lei stessa intonò piano piano: “Né occhio vide, né orecchio sentì, né entrò in una mente umana ciò che nel cielo attende la vergine”» [EC, 393].
Alle quattro del pomeriggio, padre Andrasz l’assolse per l’ultima volta e le impartì l’estrema unzione (14). La sera cominciò l’agonia. Alle 22,45, «rivolse gli occhi in alto, sorrise un po’ e chinò il capo; così, senza nessun apparente strazio, finì la […] vita» [AW, 102] terrena dell’apostola della Divina Misericordia.

Era nata il 25 agosto 1905. Aveva trentatré anni.
I funerali ebbero luogo due giorni dopo, il 7 ottobre, nel giorno della Madonna del Rosario (15).

Nessuno della famiglia partecipò, per volere di Faustina (16).

Nel Libro dei Morti del convento di Łagiewniki fu scritto così: «La defunta suor Faustina nel rapporto con Dio è giunta alla completa unione con Lui attraverso un amore profondo, nel cogliere la volontà di Dio in ogni avvenimento o in ogni ordine dei superiori» [EC, 393].
(fine)
Guido Verna
luglio 2016
[D, num] Tutte le citazioni indicate con D e un numero, si riferiscono a
Santa Maria Faustina Kowalska, Diario. La misericordia divina nella mia anima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004 e alla sua articolazione. Mi riferisco allo stesso libro quando scrivo semplicemente Diario. Le frasi in grassetto compaiono nell’originale.
[EC, num] Tutte le citazioni indicate con EC e un numero (di pagina), fanno riferimento a
Ewa K.[atarzyna] Czaczkowska, Suor Faustina Kowalska. Biografia di una santa, San Paolo,
[LSF, num] Tutte le citazioni indicate con LSF e un numero (di pagina), fanno riferimento a
Sr M. Beata Piekut ZMBM (a cura di), Lettere di Santa Faustina Kowalska, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2006,
(1) Ora che siamo verso la fine, forse è opportuno sottolineare come l’uso incessante dell’aggettivo “straordinario” sia dovuto soprattutto ai continui rapporti di santa Faustina con il Cielo davvero “fuori dall’ordinario”.
(2) In quegli esercizi straordinari, ogni giorno, Gesù indicò a suor Faustina gli argomenti di meditazione e tenne per lei una conferenza, la prima «sulla lotta spirituale», la seconda «sul sacrificio e sulla ‘preghiera», l’ultima — appresso citata — «sulla misericordia». In più, ogni giorno le assegnò letture specifiche, tutte, come le aveva anticipato, tratte dal Vangelo di san Giovanni, indicandole non solo i capitoli da leggere, ma anche il “modo” con cui affrontarne la lettura. Il primo giorno le dette da leggere il quindicesimo capitolo, ma «molto adagio»; il secondo giorno il diciannovesimo, «non solo con le labbra, ma col cuore»; infine, il terzo giorno il ventunesimo, lettura spirituale da vivere «più col cuore che con la mente» [cfr. D, 1752-1779].
(3) In questa solennità, nel 1937, la Madonna le aveva infatti detto: «Desidero, Figlia mia carissima, che ti eserciti in tre virtù, che per Me sono le più care e a Dio le più gradite. La prima è l’umiltà, l’umiltà, e ancora una volta l’umiltà. La seconda virtù è la purezza. La terza virtù è l’amore per Iddio. In qualità di figlia Mia devi risplendere in modo particolare per queste virtù»[D, 1415].
(4) Faustina racconta così l’episodio: «Oggi, quando sono andata in giardino, il Signore mi ha detto: “Torna nella tua cameretta dove starò ad aspettarti”. Quando sono tornata ho visto subito Gesù che sedeva accanto al tavolino e mi aspettava. Guardandomi amorevolmente mi ha detto: “Figlia Mia, desidero che tu scriva adesso, poiché quella passeggiata non sarebbe stata conforme alla Mia volontà”. Rimasi sola e mi misi subito a scrivere» [D, 1782].
(5) Scrive, al riguardo, la Czaczkowska: «Come facciamo a supporlo? In primo luogo le annotazioni dopo il 17 giugno sono molto scarse, appena due pagine e mezzo a stampa. In secondo luogo Faustina non riporta più, come aveva fatto il 17 giugno, il successivo peggioramento del suo stato di salute, che si verificò appunto il 24 giugno» [EC, 383].
(6) Come riporta ancora la Czaczkowska: «I libretti di appunti e le annotazioni, che sono qui, non devono essere letti da nessuno; anzitutto deve guardarli padre Andrasz o don Sopoćko, dato che in essi sono scritti dei segreti della coscienza. La volontà di Dio è tutto ciò che venga dato alle anime per la loro consolazione. Alle suore non bisogna dare da leggere i libretti stessi, ma dopo che saranno stati stampati, eccetto che alle Superiore» [EC, 382-383].
(7) Cfr. [D, 1796, nota n.55], dove è si fa notare anche che quel 24 giugno 1938, era «il primo venerdì dopo la l’ottava del Corpus Domini, festa del Sacro Cuore di Gesù».
(8) Un altro episodio di bilocazione è raccontato sempre dalla Czaczkowska: «A Walendow e a Suor Faustina è legato un altro avvenimento eccezionale. Esso fu il risultato di un suo dono soprannaturale, del quale si parla raramente: la bilocazione. Lo ebbero dei santi come Padre Pio, Antonio da Padova, o Caterina da Siena. Quell’avvenimento fu una conversazione di un’ora di Faustina con suor Placyda Putyra a Walendow, in un periodo in cui Faustina non poteva essere lì. Suor Placyda nel 1966 dichiarò sotto giuramento che l’incontro era avvenuto “poco prima della morte” di suor Faustina. » [EC, 221]. La storica polacca sottolinea come la vita spirituale della santa fosse stata «[…] accompagnata da molti fenomeni mistici (chiamati in vario modo nella letteratura sull’argomento): visioni esteriori e interiori, ascolto di parole esteriormente e interiormente. Ebbe anche molti carismi: il dono di penetrare nei cuori, il dono della profezia e il dono di “stringersi” al Cuore di Gesù e di Maria. Sperimentò anche dei fenomeni straordinari nella sfera psicofisica: ricevette le stigmate interiori e il dono della bilocazione» [EC, 105].
(9) A proposito di questo primo incontro, la Czaczkowska racconta un episodio molto significativo: «Don Sopoćko riteneva che tutto ciò che ella [Faustina] aveva detto del nuovo ordine religioso fosse probabilmente un’illusione. Faustina gli promise di parlare di ciò con Gesù e di dargli una risposta al prossimo incontro. Invece l’indomani il sacerdote celebrò una messa per Faustina, durante la quale gli venne un pensiero improvviso: “Così come ella non era stata in grado di dipingere il quadro, ma aveva dato solo indicazioni, non sarebbe riuscita a fondare la nuova congregazione, ma avrebbe dato solo delle indicazioni generali”. Quando, durante la visita successiva, il 2 settembre, chiese a Faustina che cosa avesse da dirgli riguardo alla congregazione, gli rispose che non doveva dirgli nulla, perché durante la messa Gesù lo aveva già illuminato. Don Michał Sopoćko [disse]: “Quella risposta sconvolse il mio spirito, perché suor Faustina non conosceva quel miei pensieri durante la celebrazione della Messa” » [EC, 385].
(10) «Come aveva predetto, così accade. Qualche anno dopo a Vilnius si costituì un gruppo di sei donne, che l’11 aprile del 1942 nella cappella delle Carmelitane scalze pronunciarono i voti privati alla presenza di don Sopoćko. Furono loro a dare inizio alla congregazione delle Suore di Gesù Misericordioso, la cui data ufficiale di nascita è il 25 agosto 1947. “Mi disse anche — ricordava don Sopoćko — che vedeva la casa della prima congregazione, una casa spaziosa e povera, ma nella quale regnava un grande spirito; accanto si trovava una chiesa… Quando nel 1947 visitai la casa della nuova congregazione (…) a Myśliborz vicino a Gorzów, constatai che tutto corrispondeva perfettamente”» [EC, 386].
(11) Suor Alfreda Pokora raccontò invece così l’episodio: «Qualche giorno dopo la morte di suor Faustina, trovandomi nell’appartamento del direttore, notai che quel quadretto era appeso sopra al letto del figlioletto di sei anni. Preoccupata gli domandai, se avesse disinfettato il quadretto, e ricevetti questa risposta: “Non ho paura del contagio, perché (…) suor Faustina è una santa e i santi non trasmettono le malattie”» [EC, 388].
(12) Alla sola suor Klemensa anticipò anche «[…] che sarebbero rimaste nel convento di Łagiewniki, ma che dovevano pregare molto». Tutt’e due, e cioè Klemensa e Anna, «[…] non presero [però] sul serio ciò che diceva e non se ne ricordarono, fino al momento in cui, un anno dopo, cominciò la guerra e fino a quando, nel 1940 i tedeschi vollero per la prima volta farle andare via da Józefów (ci provarono tre volte)» [EC, 390].
(13) Una settimana prima di morire, Faustina fece anche un’altra “anticipazione”. Questa volta la sua capacità di visione del futuro fu verificata da suor Amelia Socha, che — malata di tubercolosi ossea — aveva espresso il desiderio di morire un anno dopo di lei, ma di tubercolosi polmonare, perché «temeva […] l’invalidità e di diventare un peso per la congregazione». Faustina le fece allora una promessa: «Se avrò delle grazie presso il Signore Gesù, chiederò che, un anno dopo di me, porti via lei, sorella» [EC, 392]. E Faustina di tali grazie doveva averne oltre misura, perché, il 4 novembre del 1939, cioè poco più di un anno dopo la sua morte, anche suor Amelia morì; e proprio di tubercolosi polmonare.
(14) «Faustina era cosciente. Soffriva molto. Qualche ora prima di morire aveva chiesto un’iniezione di anestetico, ma poco dopo ci aveva rinunciato. Aveva offerto anche quel dolore in sacrificio a Dio». [EC, 393].
(15) «Il giorno dopo, il 6 ottobre, le monache trasferirono il corpo della defunta nella cripta. Fino al funerale, la bara rimase aperta. […] Nella cripta passarono molte persone: le suore, le allieve e i lavoratori dell’azienda agricola. Due giorni dopo, il 7 ottobre, nel giorno della Madonna del Rosario, si svolse il funerale. A Józefów arrivarono i padri gesuiti: Teodor Czputa, Władisłav Wojtoń e Tadeusz Chabrowski. Dopo il mattutino, alle 8.30 ebbe inizio la messa funebre. I sacerdoti non indossavano la veste liturgica nera, ma quella bianca. Padre Wojtoń celebrò la Messa presso l’altar maggiore, con l’immagine della Madonna della Misericordia, mentre padre Chabrowski la celebrò presso l’altare del Cuore del Signore Gesù, dove oggi c’è il quadro di Gesù Misericordioso e le reliquie di Santa Faustina. Dopo la messa, il corteo funebre guidato da padre Czaputa si mosse verso il cimitero del convento, nella parte posteriore del giardino. Le monache portavano sulle spalle la bara con il corpo di Faustina. La deposero nella tomba comune delle suore». [EC, 394-395] (16) «Faustina non aveva voluto che i suoi parenti venissero informati del funerale, dati i costi del viaggio». Ma la notizia della sua morte si diffuse comunque, anche se per vie “misteriose”: «[…] sua sorella Natalia Grelak, che viveva a Łodz, prima ancora che da Łagiewniki giungesse la notizia della morte, seppe che Helena-Faustina era morta. Era notte, quando Natalia nella sua stanza vide la sorella.“Bianca bianca come un’ostia così magra e con le mani giunte. E mi disse così: ‘Sono venuta a dirti addio, perché me ne vado. Rimani con Dio. Non piangere, non è permesso piangere’. Mi baciò sulla guancia e io non riuscii a dire una parola, solo premetti la testa sul cuscino. Quando uscì, cominciai a piangere. (…) Allora la porta si aprì un’altra volta e apparve davanti a essa mia sorella, così bianca, e disse: ‘Ti ho chiesto di non piangere, e tu piangi. Non bisogna piangere e ti prego: non piangere!’ “. Al mattino Natalia andò con suo marito a Głogowiec. “Arrivo in paese e lì piangono, era già arrivata la notizia che Faustina era morta”»
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