(1) Głogowiec, 1905     

(1) Aleksandrów, 1921  

(1) Łódź, 1922  

(2) Varsavia, 1924        

(2) Skolimòw e Varsavia, 1925  

(3) Cracovia, Łagiewniki, 1926  

(3) Varsavia, ottobre 1928        

(4) Vilnius, 21 febbraio 1929,    

(4) Varsavia, 11 giugno 1929    

(4) Kiekrz, 7 luglio 1929

(5) Płock, giugno 1930 

(6) Varsavia (Via Žytnia) – Walendów, novembre 1932-aprile 1933         

(7) Cracovia, Łagiewniki 18 aprile 1933 

(7) Czestochowa, 24 maggio 1933        

(8) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – L’incontro con il direttore spirituale, il beato don Michał Sopoćko

(9) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – Finalmente l’Immagine

(10) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – Verso l’esposizione dell’Immagine al mondo: grandi visioni la preparano, ma …

(11) Głogowiec e Varsavia, febbraio 1935         

(12) Vilnius, Pasqua 1935 – Da Ostra Brama, l’esposizione al mondo dell’Immagine

(13) Vilnius, Pasqua 1935 – La visione apocalittica e la preghiera che «serve a placare» la Sua ira

(14) Vilnius, Pasqua 1935 – «Amata Wilno», addio.

(15) Varsavia 21-25 marzo1936

(15) Walendow 26 marzo 1936 

(15) Derdy maggio 1936           

(16) Cracovia, Łagiewniki 1936 – I messaggi di Gesù sugli effetti della Coroncina e della Festa dedicate alla Divina Misericordia

(17) Cracovia, Łagiewniki 1936 – Le “visite” prima dell’Inferno – descritto «per ordine di Dio» con le sette pene «che tutti i dannati soffrono insieme» – e poi del Paradiso

(18) Prądnik, nel sanatorio tra il 1936 e il 1937 – Le sofferenze e le preghiere offerte alla Russia, quella povera nazioneche aveva «espulso Dio dai propri confini»e  «che, se non fosse per le preghiere delle anime care a Dio, … sarebbe stata già annientata»

(19) Prądnik, nel sanatorio tra il 1936 e il 1937 – La festa della Sua Misericordia, ultima tavola di salvezza

(20) Cracovia, Łagiewniki dal 27 marzo 1937 – «Scrivi: prima che io venga come Giudice giusto, spalanco la porta della Mia Misericordia. Chi non vuole passare attraverso la porta della Misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia»

(21) Rabka, 29 luglio -10 Agosto 1937 (compresa la parte prima di Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937)      

(22) Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937 – Parte seconda

(23) Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937 – Parte terza

(24) Cracovia, Ospedale Pradnik 21 aprile 1938

(25) Cracovia, Łagiewniki 17 settembre 1938-5 ottobre 1938, giorno della morte

 (tra parentesi il numero della puntata)

la vita di santa Faustina Kowalska – 23

di Guido Verna, luglio 2016

24. Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937 (parte terza)

L’arrivo dell’anno nuovo — che suor Faustina salutò con parole “profetiche”: «Salve anno nuovo, in cui la mia perfezione verrà rifinita» [D, 1449] — la trovò sofferente più che mai, tanto da essere costretta a letto e a saltare la Messa di Capodanno. Ad acuire le sue sofferenze, contribuirono i rimproveri dell’incredula suora infermiera per aver saltato una Messa così importante. Ma l’Epifania portò qualche dono anche a lei: dopo che una luce uscita dall’Ostia la infuocò d’amore colpendola al cuore, il Signore volle farle conoscere come per l’istituzione della Festa ci si stesse muovendo verso la direzione giusta: «molti vescovi stavano riflettendo su questa festa […] Alcuni erano entusiasti dell’opera divina, altri si mantenevano increduli, ma nonostante tutto l’opera di Dio ne uscì gloriosamente» [D, 1463].

Qualche giorno dopo, in una data che può situarsi tra l’8 e il 15 gennaio 1938, durante la Messa, vicino al suo inginocchiatoio, le apparve Gesù Bambino di circa un anno e le chiese «di prenderlo in braccio», perché si trovava bene vicino al suo cuore. Il dialogo che si svolge tra loro mi pare da sottolineare, per gli echi che si possono cogliere della spiritualità di santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux, 1873-1897) (1) e della venerabile carmelitana suor Margherita del Santissimo Sacramento (conosciuta anche semplicemente come Margherita de Beaune) [Margherita Parigot, (1619-1648)] (2). Alla domanda apparentemente ingenua di suor Faustina — «Benché Tu sia così piccolo, lo so bene che sei Dio. Perché prendi l’aspetto di un bambino così piccolino per trattare con me?» — il Signore risponde in modo dolce e profondo: «Perché voglio insegnarti l’infanzia spirituale. Voglio che tu Sia molto piccola, poiché quando sei piccolina, ti porto accanto al Mio Cuore, così come tu in questo momento tieni Me accanto al tuo cuore» [D, 1481].

In questo periodo, le sofferenze non davano tregua a suor Faustina, costringendola a letto, senza diminuire però la sua capacità di meditazione spirituale e la sua attività di scrittura, come dimostrano i dialoghi tra Dio misericordioso e le anime nelle diverse condizioni «peccatrice» [D, 1485], «disperata» [D, 1486], «che soffre» [D, 1487], «che tende alla perfezione» [D, 1488], «perfetta» [D, 1489] — , scritti per convincere il peccatore ad aver fiducia nella misericordia di Dio. Sono come preziosi quadretti appesi ad un unico chiodo: la Bontà di Dio, la cui voce proveniente dal Suo trono della Misericordia — il «SS.mo Sacramento» — non si stanca di ripetere: «Venite a Me tutti» [D, 1485].

Questa attività non poteva che dare molto fastidio al maligno, che, quindi, il 17 gennaio tornò ad angustiarla. Già una decina di giorni prima, precisamente il giorno della Befana, travestito da fantasma, aveva tentato di ingannarla con lo stesso argomento utilizzato alla fine del novembre passato, con questo invito: «Non pregare per i peccatori ma per te stessa, poiché sarai dannata» [D, 1465]. Questa volta, approfittando delle condizioni di abbattimento in cui quel giorno si trovava suor Faustina — «la mia anima si trova nelle tenebre», come riportò sul Diario [D, 1496] — tornò a tentarla, prima con argomenti diversi, ma altrettanto subdoli e menzogneri: «Guarda come è tutto contraddittorio ciò che ti dà Gesù: ti ordina di fondare un convento e ti manda la malattia; ti ordina di interessarti della festa della Misericordia ed una festa del genere il mondo non la vuole. Perché preghi per questa festa? Questa festa è così inopportuna» oppure «Domani, dopo la santa Comunione, chiedi di morire. Dio ti ascolterà. Infatti ti ha ascoltato tante volte e ti ha dato quello che Gli avevi chiesto» [D,1497]. Infine, a notte, prima di andar via ancora sconfitto, flagellò ancora, il suo cuore ricorrendo al consiglio “classico”, incrementato da altri diabolici suggerimenti: «Perché t’interessano le altre anime? Tu devi pregare solo per te stessa. I peccatori si convertiranno senza le tue preghiere. […] ti do un consiglio dal quale dipenderà la tua felicità: non parlare mai della divina Misericordia, e specialmente non incitare i peccatori alla fiducia nella divina Misericordia, poiché a loro spetta una giusta punizione. […] non parlare di quello che avviene nella tua anima coi confessori e specialmente a quel Padre straordinario e a quel prete di Wilno. Io li conosco, so chi sono, perciò voglio metterti in guardia da loro. […] per essere una buona suora è sufficiente vivere come tutte le altre. Perché esporti a tante difficoltà?» [Ibid.]. Il giorno dopo il Signore apparve a suor Faustina per dirle di stare tranquilla e di essere molto contento del suo comportamento, aggiungendo una considerazione che ciascuno di noi potrebbe assumere come “lezione”: «Satana, dalla tentazione che ti ha teso, non ha avuto alcun profitto, poiché non ti sei messa a conversare con lui» [D, 1499], cioè col demonio non si scambia nemmeno una parola, ma in silenzio si prega soltanto…  e con fervore raddoppiato!

Come già sottolineato, tra le maggiori preoccupazioni di suor Faustina c’era quella dalla sorte della sua Patria, che tornò in evidenza, ancora una volta, il 23 gennaio. Appena dopo che Gesù si era «lamentato per il gran dolore che gli procura l’infedeltà delle anime elette» [D, 1532], Faustina vide «la collera di Dio sospesa sulla Polonia». Ma, dopo, vide anche dell’altro: «se Iddio colpisse il nostro paese coi più grandi castighi, ciò sarebbe ancora una grande Misericordia da parte Sua, poiché per delitti così gravi potrebbe punirci con la rovina eterna. Rimasi terrorizzata quando il Signore scostò appena un poco il velo»; e vide, infine, «chiaramente che le anime elette sostengono l’esistenza del mondo, fino a quando la misura sarà colma…» [D, 1533]. Se si fa mente locale su queste ultime “visioni” e su quanto la suora una volta spiegò a don Sopoćko — già riportato nel capitolo Varsavia, ottobre 1928 (3), e cioè che il peccato della Polonia punito massimamente da Dio era «il peccato dell’uccisione dei bambini non nati, poiché quello era il peccato più grave» — , ci si rende conto di come le sue preoccupazioni di allora per la Polonia, oggi, per l’intero Occidente, dovrebbero risultare molto, molto più grandi.  

La ricchezza spirituale di suor Faustina aumentava continuamente e man mano che penetrava nelle profondità divine, si accresceva il suo desiderio di poterne godere per sempre. «Quando mi prenderai con Te? Io mi sono già sentita così male che ho atteso la Tua venuta con tanta nostalgia», chiese il 27 gennaio a Gesù, ricevendone una risposta interlocutoria —  «Sii sempre pronta, ma ormai non ti lascerò più a lungo in questo esilio. Deve compiersi in te la Mia santa volontà» [D, 1539] —, ma comunque tale da lasciarle intendere che per la sua vita celeste non c’era da aspettare tanto  tempo… C’era ancora da sistemare qualcosa per la devozione alla Divina Misericordia, che impegnava la sua funzione da segretaria, a cominciare dal giorno dopo, quando Gesù le chiese di scrivere parole di grande importanza per le straordinarie promesse legate alla devozione stessa: anzitutto, che «Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e ne diffonderanno il culto, esortando altre anime alla fiducia nella Mia Misericordia, […] nell’ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia le proteggerà in quell’ultima lotta» [D, 1540]; e poi per descrivere gli effetti straordinari della recita della Coroncina: «se la reciteranno peccatori incalliti, colmerò di pace la loro anima, e l’ora della loro morte sarà serena»e«quando verrà recitata […] vicino agli agonizzanti, Mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso» [D, 1541]; infine, per invitare le anime afflitte a non disperarsi: chi «vede e riconosce la gravità dei suoi peccati» ricorra con fiducia alla Sua Misericordia, perché avrà la precedenza.

Le condizioni di salute della suora peggiorarono all’inizio del mese di febbraio, durante il quale Gesù, dopo averla di nuovo caldamente sollecitata alla pratica dell’Ora della Misericordia, le chiese ancora di dire alle anime «di non porre ostacoli nel proprio cuore» [D, 1577] alla sua Misericordia e di praticare per essa «un culto speciale», nutrendo nei suoi confronti «una fiducia senza limiti» [D, 1578], perché è il «recipiente» con cui si attingono le sue grazie. Poi, un giorno suor Faustina sentì di dover esprimere i suoi desideri, come se fossero le sue ultime volontà. Dopo averne chiarito l’indirizzo e lo spirito — «O mio Gesù, o Maestro, unisco i miei desideri ai desideri che Tu hai avuto sulla croce» [D, 1581] —, ne espresse undici (4), abbracciando infine il mondo intero e promettendo che, anche dopo aver reso la sua «anima nelle mani del Padre Celeste», sebbene tutta immersa in Dio, non avrebbe dimenticato la «povera terra», dove sarebbe tornata «a dare coraggio alle anime ed esortarle alla fiducia nella divina Misericordia» [D, 1582]. In questo periodo le apparve anche la Madonna, «in un grande splendore» (5), che teneva Gesù Bambino sul braccio sinistro, in una foggia che non aveva mai visto. Ma «quella» Madonna si presentò subito: «Sono la Madonna dei sacerdoti»; e, dopo aver deposto a terra il Bambino, «alzò la mano destra verso il cielo e disse: “O Dio, benedici la Polonia, benedici i sacerdoti”» [D, 1585], forse rasserenando suor Faustina che tra i suoi desideri non aveva incluso niente che riguardasse direttamente la sua Patria. In compenso, la Madonna le chiese di raccontare ai sacerdoti quello che aveva visto.

Qualche giorno dopo, intorno al 9 febbraio, Gesù confermò per l’ennesima volta la Sua disponibilità verso i peccatori, ricordandole che faceva «uso dei castighi solo quando essi stessi Mi costringono a questo» e che la spada della giustizia non è mai la prima che Lui afferra, perché, «prima del giorno della giustiziaci assicura mando il giorno della Misericordia»[D, 1588]. C’è sempre, però, come al solito, una conditio sine qua non, che rammenterà Lui stesso il 13 febbraio: accostarsi “prima” allasanta confessione, la sorgente della Sua Misericordia, perché come assicura a chi si confessa e chiede perdono —, da essa «[…] scendono sempre sulla tua anima il Mio Sangue ed Acqua, che uscirono dal Mio Cuore e nobilitano la tua anima» [D, 1602], con la garanzia ulteriore che è proprio Lui ad aspettarti in confessionale:«Mi copro soltanto dietro il sacerdote, ma sono Io che opero nell’anima. Lì la miseria dell’anima s’incontra col Dio della Misericordia» [Ibid.].

Suor Faustina — che si era lamentata con Gesù perché in convento da sempre la chiamavano santa per burla — ebbe da Lui una risposta rasserenante — «Ti rattristi per questo? Dopotutto lo sei» — e al tempo stesso entusiasmante giacché si sentì anticipare dal Signore che tra non molto si sarebbe manifestato in lei; e allora, le persone che la burlavano  «[…] pronunceranno la stessa parola “santa”, ma ormai soltanto con amore …» [D, 1571]. La risposta del Signore si completò qualche giorno dopo, il 14 febbraio, quando, «durante l’adorazione, dopo aver ripetuto più volte l’invocazione “Santo Dio”» (6), suor Faustina fu «[…] trasportata in ispirito davanti alla Maestà Divina», dove le fu fatto vedere«[…] come rendono gloria a Dio gli angeli ed i santi del Signore» [D, 1604]: un rendimento di gloria di grandezza indescrivibile, che anche lei avrebbe tra poco raggiunto.

La sua santità cominciò ad essere finalmente riconosciuta anche in convento. Meno di una settimana dopo, il 20 febbraio, andò infatti a farle visita una consorella, che — spinta stranamente da «qualcosa» — era venuta a chiederle di intercedere e di risolvere con Gesù una sua faccenda, perché, diceva, «Continuo a sentire qualcosa che mi dice che lei può risolvermi questo» [D, 1614]. Quel giorno Faustina — che si era messa a disposizione del Signore per adempiere la Sua pesante richiesta: «Ho bisogno delle tue sofferenze per la salvezza delle anime» [D, 1612]  — soffrì moltissimo, fino a sentirsi prossima a morire (7), ma ebbe una seconda prova di come la sua santità cominciasse ad essere riconosciuta anche intorno a lei. In quel periodo invernale, c’erano molte consorelle ammalate, che andava spesso a trovare; quando, quel giorno, entrò nella loro camerata, una di esse le fece una richiesta inaudita: che tornasse a trovarla da morta, perché aveva un segreto nell’anima che desiderava risolvere lei stessa direttamente con Gesù (8). Una richiesta a prima vista impossibile da realizzare, ma che la suora non ebbe remore a rivolgerle, perché fondata su un “sapere” di cui aveva certezza: «Io so che lei può ottenermi questo  al Signore Gesù» [D, 1615]. Se da un lato la santità di Faustina veniva pian piano riconosciuta, dall’altro permaneva in non poche consorelle la diffidenza verso la sua malattia, che si traduceva spesso in atteggiamenti poco caritatevoli nei suoi riguardi, come lei stessa annotò il 10 marzo sul Diario, non per lamentarsi, ma solo perché così le era stato ordinato da Gesù, «[…] a conforto di altre anime che potrebbero trovarsi esposte a simili situazioni di sofferenza» [D, 1635]. Più avanti, la sua “fama” di santità si sarebbe allargata, superando le mura del convento: due mesi dopo, infatti, il 19 aprile, Faustina annoterà di ricevere «lettere curiose dalle consorelle che si trovano in altre case», citandone anche qualcuna che l’aveva divertita e fatta «ridere molto» [D, 1673].(9)

Si avvicinava, intanto, la Quaresima. Negli ultimi gironi di Carnevale, le sue sofferenze erano aumentate, ma le aveva offerte generosamente al Signore, «[…] invocando da Lui Misericordia per il mondo intero che impazzisce nella sua cattiveria» [D, 1619]. Il “tempo forte” che stava arrivando, Faustina decise di viverlo disposta a ogni sacrificio per le anime dei peccatori — come un’ostia nelle mani di Gesù —, col proposito, per tutta la durata di esso, di esercitarsi nelle tre virtù raccomandatele dalla Madonna «[…] umiltà, purezza e amor di Dio, accettando, con profonda sottomissione alla volontà del Signore, tutto quello che Egli mi [le] manderà» [D, 1624]. Il Signore le mandò subito un segnale di gradimento per questa sua predisposizione — «Per tutta la Quaresima ti prendo alla Mia scuola. Voglio insegnarti a soffrire» — gratificandola con l’«onore esclusivo» [D, 1626] di bere dal Suo calice e con la possibilità di partecipare col suo corpo alla Sua Passione e, insieme, di «conoscere la conversione di certe anime» [D, 1627].

La Domenica delle Palme — era il 10 aprile 1938 —, Gesù, durante la Messa, le fece di nuovo (10) conoscere la sofferenza della Sua anima e condividere la Sua stessa sensazione: come per il Signore, ogni “Osanna” ricevuto le «trapassava il cuore da parte a parte» [cfr. D, 1657]. Ma quella domenica accadde anche qualcosa di più, per lei e la «sua» opera. Gesù — dopo averle confessato di scendere «malvolentieri» nell’anima di una certa novizia perché non gradiva «[…] essere ospite in un’anima così» [D, 1658] — l’attirò vicino a Sé e, in quell’istante, in uno dei profondi stati mistici che diventavano sempre più frequenti, le concesse la grazia di «[…] una profonda luce interiore», permettendole, in un «lampo», di comprendere «intimamente tutta l’opera della Misericordia» [Ibid.], in una misura inesprimibile. La sua anima si rallegrò vedendo la gloria della Misericordia Divina che «[…] già risuona, nonostante gli sforzi dei nemici e dello stesso satana che [la] odia accanitamente» [D, 1659]. Se l’odio di satana è comprensibile perché «[…] quest’opera gli strapperà il maggior numero di anime» [Ibid.], altrettanto lo è quello che Gesù aggiunge: nei momenti in cui «sembra completamente annientata», proprio allora essa si rafforza, perché è Dio stesso che la dirige. Infine, l’anima di suor Faustina, dopo tutte queste grazie, «[…] fu colmata da una pace così profonda quale non avev[a] mai provato [D, 1660].

Gli ultimi giorni della Settimana Santa, Faustina li visse, come al solito, partecipando ai dolori di Gesù. Il quale, a sua volta, ritenne di dover insistere con lei sull’importanza del Diario e della diffusione della Misericordia. Il Giovedì Santo —dopo averla quasi umiliata invitandola a confrontare la grandezza e la potenza della Sua Misericordia per i peccatori  con la piccolezza del suo scritto che «[…] è appena una goccia» — concluse «ordinandole» di fare «[…] quanto è in tuo [suo] potere affinché i peccatori conoscano la Mia [Sua]  bontà»[D, 1665]. Il giorno successivo, prima ribadì il ruolo che le aveva assegnato — «Tu sei il Mio cuore, parla ai peccatori della Mia Misericordia» — e poi ritornò sul confronto tra le dimensioni della Sua Misericordia e quelle dello “scritto” di Faustina, facendole «conoscere interiormente tutto l’abisso della Sua Misericordia per le anime» e capire «che quello che avev[a] scritto è [era] veramente una goccia» [D, 1666]. Il Sabato Santo, però, durante l’adorazione, il Signore tornò a tranquillizzarla, anche sullo “scritto”, magari di dimensioni inadeguate, ma perfetto per i contenuti, dicendole queste parole: «Sta tranquilla, figlia Mia, quest’opera della Misericordia è Mia, non c’è nulla in essa di tuo. Sono contento che esegui fedelmente quello che ti ho raccomandato, non hai aggiunto né tolto nemmeno una parola» [D, 1667] e aggiungendo la grazia di una «luce interiore», da cui conobbe «[…] che non c’era nemmeno una parola di mio [suo] e che sempre, sempre avevo[a] eseguito la Sua volontà, come l’avevo[a] conosciuta, nonostante le difficoltà e le contrarietà». [Ibid.].

A Pasqua, che cadde il 17 aprile, fu attratta «[…] nel seno della Santissima Trinità» e «immersa nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Ma ormai la malattia avanzava inesorabilmente e il giovedì seguente suor Faustina fu di nuovo ricoverata nel sanatorio di Prądnik.

(continua)

Guido Verna

luglio 2016

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[D, num] Tutte le citazioni indicate con D e un numero, si riferiscono a

Santa Maria Faustina Kowalska, Diario. La misericordia divina nella mia anima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004 e alla sua articolazione. Mi riferisco allo stesso libro quando scrivo semplicemente Diario. Le frasi in grassetto compaiono nell’originale.

[SM, num] Tutte le citazioni indicate con SM e un numero (di pagina), fanno riferimento  a

Suor Sophia Michalenko, c.m.g.t., Vita di Santa Faustina KowalskaBiografia autorizzata, Gribaudi,      Milano 2015.

(1) Sulla spiritualità di santa Teresa di Lisieux.

«La novità della sua spiritualità, chiamata anche teologia della “piccola via”, dell’infanzia spirituale, ha ispirato numerosi credenti. Teresa propone di ricercare la santità, non nelle grandi azioni, ma negli atti quotidiani anche i più insignificanti, a condizione di compierli per amore di Dio». (voce Teresa di Lisieux in Wikipedia nel sito web https://it.wikipedia.org/wiki/Teresa_di_Lisieux )

«Ad una cultura razionalistica e troppo spesso permeata di materialismo pratico, ella contrappone con semplicità disarmante la “piccola via” che, rifacendosi all’essenziale delle cose, conduce al segreto di ogni esistenza: la divina Carità che avvolge e permea ogni umana vicenda. In un’epoca, come la nostra, segnata in tanti suoi aspetti dalla cultura dell’effimero e dell’edonismo, questo nuovo Dottore della Chiesa appare dotato di singolare efficacia nell’illuminare la mente ed il cuore di chi è assetato di verità e di amore. […]

La strada da lei percorsa per raggiungere questo ideale di vita non è quella delle grandi imprese riservate a pochi, ma è invece una via alla portata di tutti, la “piccola via”, strada della confidenza e del totale affidamento alla grazia del Signore. Non è via da banalizzare, come se fosse meno impegnativa. Essa è in realtà esigente, come lo è sempre il Vangelo. Ma è via permeata di quel senso di fiducioso abbandono alla divina misericordia, che rende leggero anche il più arduo impegno dello spirito».

Giovanni Paolo II, Omelia pronunciata in occasione della proclamazione a “Dottore della Chiesa” di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto, Piazza San Pietro – 19 ottobre 1997, nel sito web http s://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1997/documents/hf_jp-ii_hom_19101997.html )

Mi sembra opportuno ricordare un episodio che dimostra ancora meglio il legame tra santa Faustina e santa Teresa del Bambin Gesù. Durante il noviziato a Wilno, nel 1934, Faustina, per risolvere alcune sue «difficoltà interne collegate con difficoltà esterne […], [dopo aver] fatto parecchie novene a vari santi» [D, 150] senza riuscire a superare tali difficoltà, «improvvisamente […] [ebbe] l’idea di pregare Santa Teresa del Bambino Gesù» [Ibid.] e cominciò una novena a Lei dedicata. Al quinto giorno, la Santa le apparve in sogno, per rassicurarla e per anticiparle che tre giorni dopo avrebbe risolto i suoi problemi nel modo migliore. Faustina approfittò per farle molte domande sulla sorte eterna dei suoi familiari. Ma prima volle sapere di sé, ricavandone una anticipazione ben più “grande”: per ognuna delle sue domande – «andrò in paradiso?», «sarò santa?», «ma […] sarò santa come te, sugli altari?» [Ibid.] ricevette da santa Teresina una risposta affermativa, tanto laconica quanto entusiasmante: «Sorella, lei andrà in Paradiso», «sarai santa», «sarai santa come me [sugli altari]»!

(2) Sulla spiritualità della Venerabile carmelitana suor Margherita de Baune.

Ricordiamo anzitutto quello che Gesù le disse: «”Ricorri al mio Cuore, e ogni volta che vorrai ottenere una grazia, chiedila per i meriti della mia Santa Infanzia, perché così non te la rifiuterò certamente”.

“Ti ho scelta per onorare tramite la mia Infanzia e la mia innocenza di quando giacevo nel presepio… Tu dovrai essere la voce che annunzia ai quattro venti, nel tuo stato e nella tua vita, la grandezza della mia Infanzia”. Ella andava continuamente rendendosi conto del misterioso compito affidatole dal Bimbo Divino. Ma nel suo intimo lo udiva anche sussur­rarle delle parole indicibilmente affettuose: Quali grazie non dovrei accordare alla sposa della mia Infanzia. Io la amerò sempre, senza mai rifiutarle nulla di quanto mi chiederà… Chiedi e ti sarà dato, affinché la tua gioia sia piena”».

(da Ottenere grazie tramite “Gesu’ Bambino di Beaune”, nel sito web

http://yeshua.ilbello.com/natale/ottenere.grazie.tramite.Gesu.Bambino.html)

Dalla stessa fonte, attingo quanto segue:

«Per la storia della devozione a Gesù Bambino al Carmelo, ella [suor Margherita] riveste un’importanza non minore di quella rivestita da Teresa di Lisieux attraverso la Piccola Via dell’infanzia spirituale. La vita e la dottrina di que­sta carmelitana si iscrive organicamente nel vastis­simo rinnovamento operatosi nel XVII secolo fran­cese e rivela nuovamente al disincantato uomo di oggi, che stenta a familiarizzarsi con la psicologia di un Bambino che al contempo è Dio, che cosa significa l’infinito amore di Dio e il suo grande mistero. Con la sua guida all’Infanzia cristiana, essa ha fatto scaturire per l’umanità una fonte di santifi­cazione e di grazia. La devozione a Gesù Bambino di Beaune, che rimonta sino a lei, ha rivestito per il Carmelo francese un’importanza almeno equivalente a quella della devozione a Gesù Bambino di Praga, anche se è rimasta quasi sconosciuta. […]

Sin dal tempo del suo noviziato, ella comprese con sorprendente chiarezza che Dio le aveva affidato una particolare missione. Avrebbe dovuto fare conoscere al mondo i tesori della divina Infanzia e le dolorose sofferenze del Salvatore. […]

Nei primi anni della sua vita religiosa, ella ebbe indicibilmente a soffrire sotto gli assalti spesso durissimi ed accaniti del perverso nemico. Talvolta sembrava che la povera bambina dovesse lottare con “i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell’aria”. Tutto però serviva solo a purifi­care il suo amore, facendo sì che ella si rifugiasse unicamente ai piedi del Piccolo Gesù. “Voglio rende­re visibile in te il miracolo della mia Infanzia”, le aveva detto Gesù un giorno, mentre i suoi occhi si posavano sulla sua amabile immagine. Da allora, ella fu spesso favorita di apparizioni da parte di Gesù Bambino: visioni che la liberavano da ogni cruccio interiore, ricolmandola d’inesprimibile felicità».

(3) Pubblicato nella puntata n. 3 del 16 maggio 2021, nel sito web

(4) Gli undici desideri di suor Faustina furono questi:

«desidero la conversione delle anime;

  desidero che la Tua Misericordia venga adorata;

  desidero che sia affrettato il trionfo della Chiesa;

  desidero che la festa della Misericordia venga celebrata in tutto il mondo;

  desidero la santità per i sacerdoti;

  desidero che ci sia una santa nella nostra Congregazione;

  desidero che ci sia uno spirito di grande fervore in tutta la nostra Congregazione per la gloria di Dio e la salvezza delle anime;

  desidero che le anime che vivono nelle nostre case non offendano mai Dio, ma perseverino nel bene;

  desidero la benedizione di Dio per i genitori e per tutta la mia famiglia;

  desidero che Iddio conceda una luce particolare ai miei direttori spirituali, e specialmente a Padre Andrasz e a Don Sopoćko;

  desidero una benedizione particolare per le mie superiore, sotto le quali sono stata e soprattutto per la Madre Generale, per M. Irene e la Maestra M. Giuseppina» [D, 1581].

(5) La descrizione che suor Faustina fa della Madonna è dettagliata e affascinante: «Vidi la Madonna in un grande splendore, con una veste bianca, una cintura d’oro e piccole stelle anch’esse d’oro su tutta la veste e le maniche a triangolo guarnite d’oro. Aveva un manto azzurro gettato leggermente sulle spalle, in capo aveva un velo leggero trasparente, i capelli sciolti, sistemati splendidamente ed una corona d’oro che terminava con piccole croci» [D, 1585].

(6) «Si tratta dell’inno chiamato “Trisagion” (tre volte santo) [Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale], che entra in quasi tutti gli uffici e le funzioni liturgiche nelle chiese d’Oriente e che si recita nella chiesa latina il venerdì santo. È proprio con questo inno che, secondo l’insegnamento di Dio Padre a Santa Faustina […] si conclude la Coroncina della Divina Misericordia» [D, 1604, nota 1].

(7) La stessa sensazione la ebbero anche le suore addette all’infermeria e i visitatori [cfr. SM, 277]. Suor Faustina, però, sapeva bene che «Gesù chiedeva la sofferenza, non la morte» [D, 1613].

(8) Nella prospettiva delle finalmente riconosciute «qualità» spirituali di suor Faustina e, quindi, delle sue conseguenti “possibilità”, suor Sophia Michalenko nella sua Biografia autorizzata riporta un altro episodio degno di menzione: «Suor Amelia Socha, una cara amica che era venuta ad aiutarla in quella circostanza, soffriva di tubercolosi ossea. Temendo di essere un fardello per la comunità, chiese a Suor Faustina di intercedere presso Gesù perché le ottenesse la grazia di una morte precoce. Suor Faustina le disse che sarebbe morta un anno dopo di lei (come poi in effetti accade)» [SM, 277-278].

(9) Suor Faustina cita altri esempi di lettere ricevute, come quella in cui alcune consorelle si premurarono di comunicarle, insieme al loro grande dispiacere per la sua grave malattia, di essere «[…] molto liete al pensiero che quando il Signore Gesù la prenderà, lei, sorella, pregherà per noi, poiché lei può molto presso il Signore» [D, 1673, ]. O quell’altra in cui una suora si raccomandava: «Quando morirà, sorella, mi prenda sotto la sua speciale protezione, poiché lei me lo potrà fare sicuramente» [ibid.]. O, ancora, quell’altra in cui una suora si esprimeva così: «Io aspetto con impazienza che il Signore Gesù la prenda, sorella, poiché so quello che avverrà e desidero molto che lei muoia, sorella» [ibid.] ed alla quale avrebbe voluto rispondere cosa pensasse della sua morte, ma, facendo «una mortificazione», si limitò a rispondere con queste parole: «Di me peccatrice avverrà ciò che avviene di tutti i peccatori, se la Misericordia di Dio non mi protegge» [ibid.]. Nello stesso giorno, però, Faustina ritenne di dover mettere ancora in evidenza come nel suo convento persistessero malevolenze nei suoi confronti, annotando l’episodio in cui — per l’osservazione di una suora sulla sua salute e sulle sue “qualità” spirituali  «Suor Faustina è così malridotta di salute che cammina appena, ma sarebbe bene che morisse al più presto, perché sarà santa» [D, 1672] — si sentì rivolgere battute “pungenti”, compresa quella acida di una delle suore direttrici: «Che morirà lo sappiamo, ma se sarà santa, è un punto interrogativo» [ibid.].

(10) Era già accaduto, nella stessa ricorrenza, l’anno precedente mentre Faustina era ricoverata nell’ospedale di Prądnik [cfr. D, 1038].

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