(1) Głogowiec, 1905
(1) Aleksandrów, 1921
(1) Łódź, 1922
(2) Varsavia, 1924
(2) Skolimòw e Varsavia, 1925
(3) Cracovia, Łagiewniki, 1926
(3) Varsavia, ottobre 1928
(4) Vilnius, 21 febbraio 1929,
(4) Varsavia, 11 giugno 1929
(4) Kiekrz, 7 luglio 1929
(5) Płock, giugno 1930
(6) Varsavia (Via Žytnia) – Walendów, novembre 1932-aprile 1933
(7) Cracovia, Łagiewniki 18 aprile 1933
(7) Czestochowa, 24 maggio 1933
(8) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – L’incontro con il direttore spirituale, il beato don Michał Sopoćko
(9) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – Finalmente l’Immagine
(10) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – Verso l’esposizione dell’Immagine al mondo: grandi visioni la preparano, ma …
(11) Głogowiec e Varsavia, febbraio 1935
(12) Vilnius, Pasqua 1935 – Da Ostra Brama, l’esposizione al mondo dell’Immagine
(13) Vilnius, Pasqua 1935 – La visione apocalittica e la preghiera che «serve a placare» la Sua ira
(14) Vilnius, Pasqua 1935 – «Amata Wilno», addio.
(15) Varsavia 21-25 marzo1936
(15) Walendow 26 marzo 1936
(15) Derdy maggio 1936
(16) Cracovia, Łagiewniki 1936 – I messaggi di Gesù sugli effetti della Coroncina e della Festa dedicate alla Divina Misericordia
(17) Cracovia, Łagiewniki 1936 – Le “visite” prima dell’Inferno – descritto «per ordine di Dio» con le sette pene «che tutti i dannati soffrono insieme» – e poi del Paradiso
(18) Prądnik, nel sanatorio tra il 1936 e il 1937 – Le sofferenze e le preghiere offerte alla Russia, quella povera nazioneche aveva «espulso Dio dai propri confini»e «che, se non fosse per le preghiere delle anime care a Dio, … sarebbe stata già annientata»
(19) Prądnik, nel sanatorio tra il 1936 e il 1937 – La festa della Sua Misericordia, ultima tavola di salvezza
(20) Cracovia, Łagiewniki dal 27 marzo 1937 – «Scrivi: prima che io venga come Giudice giusto, spalanco la porta della Mia Misericordia. Chi non vuole passare attraverso la porta della Misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia»
(21) Rabka, 29 luglio -10 Agosto 1937 (compresa la parte prima di Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937)
(22) Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937 – Parte seconda
(23) Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937 – Parte terza
(24) Cracovia, Ospedale Pradnik 21 aprile 1938
(25) Cracovia, Łagiewniki 17 settembre 1938-5 ottobre 1938, giorno della morte
(tra parentesi il numero della puntata
25. Cracovia, Łagiewniki 10 agosto 1937 (seconda parte)
L’Ora della Misericordia: «in quell’ora fu fatta grazia al mondo intero, la Misericordia vinse la giustizia».
Faustina aveva intanto cominciato a svolgere la sua nuova mansione in portineria, dove, se si attenuava il lavoro fisico, aumentava però la sua tensione psicologica, per il male che avanzava e per il continuo flusso di persone. Tuttavia, il suo comportamento “pubblico” era esemplare: trattava i pover’uomini che bussavano alla porta del convento con tatto e delicatezza, e questi, spesso, le raccontavano «dei loro acciacchi e delle loro necessità» [D, 1282], anche se ciò creava qualche noia alle altre suore che, meno generose di lei, altrettanto spesso, le rendevano evidente il loro fastidio, mettendo addirittura in dubbio la veridicità della sua malattia. In alcuni casi, il Signore le faceva anche «conoscere interiormente» [D, 1283] le persone che chiedevano aiuto; quando, per esempio, non fu possibile accogliere, tra le educande, una ragazza che era venuta a chiederlo, suor Faustina — che aveva “sentito” come quest’anima avesse tanto bisogno del clima spirituale della loro casa — mentre parlava con lei, in conseguenza della impossibilità di accogliere la sua richiesta, patì i dolori della Passione e per tre giorni soffrì «molto a favore di quell’anima» [D, 1305]. L’ultimo giorno del mese ebbe però un’eccezionale gratificazione per il suo impegno e la sua dedizione nello svolgimento di questa sua nuova mansione. Il 30 settembre — «una giornata piovosa e piuttosto fredda» — venne, infatti, a bussare alla porta del convento, per chiedere un piatto caldo, «un giovane macilento, con un vestito a brandelli, scalzo ed a capo scoperto […] molto infreddolito» [D, 1312]. Suor Faustina corse in cucina e, come Dio volle, riuscì a trovare un po’ di minestra, la scaldò, la irrobustì con qualche pezzetto di pane e la portò al povero giovane che aspettava in portineria. E quel giovane, dopo averla mangiata, mentre le ridava la scodella, si fece riconoscere: era «il Signore del cielo e della terra»! Ma non finì qui, perché poi lo stesso Signore la gratificò con la spiegazione dei motivi che erano alla base di quella Sua inconsueta visita: «Figlia Mia, sono giunte ai Miei orecchi le benedizioni dei poveri, che allontanandosi dalla porta del convento Mi benedicono e Mi è piaciuta questa tua Misericordia nei limiti dell’obbedienza e per questo sono sceso dal Mio trono, per assaggiare il frutto della tua Misericordia» [D, 1312]. Poco più di un mese dopo, il 5 novembre, Faustina ebbe conferma di come Gesù fosse costantemente al suo fianco anche nel suo ruolo di portinaia. “Fuori” erano giorni tesi, pieni di tumulti e scioperi. Quella mattina vennero a bussare «alla porta del convento cinque disoccupati che volevano entrare a tutti i costi»; la suora portinaia cercò di convincerli ad andar via, ma senza successo. Continuando a rumoreggiare, la Madre Superiora mandò suor Faustina, che, di fronte ai «loro forti colpi» che arrivavano dalla portineria, fu «presa dall’incertezza e dal timore», finché non sentì nell’anima la voce di Gesù che le disse: «Vai e apri la porta e parla con loro con la stessa dolcezza con la quale parli con Me» [D,1377]. Fece così e si avvicinò al più minaccioso, parlandogli «con una tale dolcezza e serenità, che loro stessi non sapevano più che fare». Il loro atteggiamento cambiò, diventarono gentili, finché, preso atto che il convento non poteva dare loro un lavoro, se ne andarono «in pace». Faustina avvertì chiaramente di essere stata lo strumento utilizzato da Gesù per agire sui loro cuori. Dall’episodio, infine, ne trasse una “morale” generale: «[…] che gran bene è agire sotto l’ispirazione di Dio!» [D, 1377].
In quell’autunno, suor Faustina cominciò a sentire la sua fine, come confessò a suor Damiana che era andata a trovarla: «Mi sento così vicina e credo che Gesù non mi farà nessuna sorpresa, perché io debbo morire a trentatre anni» [AW, 98, Summarium, pp.126,340]: era nata nel 1905 e avrebbe compiuto trentatré anni l’anno successivo!
Ma l’Apostola della Divina Misericordia aveva ancora qualcosa da fare per completarne il culto. Il 10 ottobre Gesù le diede, a tale riguardo, un altro “ordine”: «Alle tre del pomeriggio implora la Mia Misericordia specialmente per i peccatori e sia pure per un breve momento immergiti nella Mia Passione, particolarmente nel Mio abbandono al momento della morte. È un’ora di grande Misericordia per il mondo intero. Ti permetterò di penetrare nella Mia tristezza mortale. In quell’ora non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione…» [D, 1320]. Alla Coroncina, alle Litanie e alla Novena, bisognava aggiungere l’Ora della Misericordia, anzi della «grande misericordia per il mondo intero» nella quale Gesù non avrebbe rifiutato niente all’anima di chi lo avesse pregato per la sua Passione! Era una promessa straordinaria che, tramite suor Faustina, Gesù faceva al mondo e a ciascuno di noi. La venerazione dell’ora della morte di Gesù era una pratica molto antica — presente individualmente anche nella congregazione di Suor Faustina —, pur se spesso limitata al venerdì e enfatizzata soprattutto nel Venerdì Santo. Ma, come rileva Witko, «soltanto le apparizioni di Suor Faustina diedero all’ora delle tre del pomeriggio una nuova dimensione, estendendo la sua portata e conferendole il significato di momento di particolare grazia» [AW, 252] (1). Quattro mesi dopo, come riportato nel Diario del 3 febbraio 1938, Gesù tornò ancora sull’argomento (2), ricordando alla Sua Figlia anzitutto il comportamento da Lui desiderato — «ogni volta che senti l’orologio battere le tre, ricordati di immergerti tutta nella Mia Misericordia, adorandola ed esaltandola; invoca la sua onnipotenza per il mondo intero e specialmente per i poveri peccatori, poiché fu in quell’ora che venne spalancata per ogni anima» [D,1572] —, i grandi risultati che si otterranno —«In quell’ora otterrai tutto per te stessa e per gli altri»— ed infine il perché: «in quell’ora fu fatta grazia al mondo intero, la Misericordia vinse la giustizia». Poi, scese anche in dettaglio, specificando i «modi» con cui pregare in quest’Ora, durante la quale: «[…] cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono; se non puoi […] [farla], entra almeno per un momento in cappella ed onora il Mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di Misericordia. E se non puoi [nemmeno] andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi».Infine, espresse il Suo volere su “chi” doveva venerare in quell’Ora la Sua Misericordia: «Voglio il culto della Mia Misericordia da ogni creatura (3), ma prima di tutto da te, poiché a te ho fatto conoscere questo mistero nella maniera più profonda» [D,1572]. E Faustina fu totalmente ubbidiente: da quel momento, alle tre avrebbe interrotto qualunque attività stesse svolgendo, foss’anche in cucina, ritirandosi in un luogo appartato per pregare — distesa per terra e con le braccia allargate — e meditare la Morte del Signore.
Il 20 ottobre aveva cominciato il suo V Quaderno con una nota poetica intrisa di pessimismo — «Naviga la barca della mia vita/ Fra il buio e le ombre della notte,/ E non vedo alcun approdo,/ Sono in balia del mare profondo» [D,1322] — seguita però subito da un’altra di ben diverso tenore— «Ti saluto, o Pane degli Angeli,/ Con profonda fede, speranza e carità,/ E dal profondo dell’anima Ti adoro,/ Benché io sia un nulla» [D, 1324]. Quel giorno, predicati dal gesuita p. Nitka, cominciavano gli Esercizi spirituali di otto giorni, gli ultimi che suor Faustina avrebbe fatto insieme alla comunità (4), e dai quali desiderava «[…] uscire santa, anche se gli occhi della gente non s’accorgeranno di questo, e nemmeno lo sguardo delle superiore» [D, 1326]. Gesù le fu sempre intensamente vicino, a partire dal primo giorno, quando le anticipò che «[…] questi esercizi spirituali saranno una continua contemplazione. Durante questi esercizi ti condurrò come ad un banchetto spirituale» [D, 1327], per aggiungere, più avanti, che, una volta uscita da quegli esercizi, si sarebbe comportato con lei «[…] come con un’anima perfetta», desiderando averla nelle Sue mani «[…] come uno strumento adatto ad eseguire le Mie opere»[D,1359]. In più le comunicò l’enorme gradimento che provava per il suo «[…] deciso proposito di diventare santa» [D, 1361], benedicendo i suoi sforzi e promettendo di fornirle le opportunità di santificazione. Verso la fine degli esercizi, il settimo giorno, suor Faustina ebbe la certezza interiore del felice esito del suo desiderio di santità: «Da questi esercizi spirituali esco completamente trasformata dall’amore di Dio. La mia anima inizia serenamente e coraggiosamente una nuova vita, benché all’esterno la vita non cambi in nulla e nessuno si accorgerà di questo cambiamento. L’amore puro è la guida della mia vita ed il frutto all’esterno è la Misericordia» [D, 1363], aggiungendo appena dopo: «Ora posso essere totalmente utile alla Chiesa con la mia personale santità, che darà palpiti di vita a tutta la Chiesa, poiché tutti formiamo in Gesù un organismo solo» [D, 1364]. La santità, d’altra parte, era stato il suo obbiettivo fin dall’inizio della sua vita religiosa, come — dopo la conclusione di quegli Esercizi dai quali era uscita sentendosi «[…] completamente trasformata dall’amore di Dio» [D, 1371] — annotò sul Diario rivolgendosi al Signore: «Gesù mio, Tu sai che fin dai miei primissimi anni ho desiderato diventare una grande santa, cioè ho desiderato amarTi con un amore tanto grande, quale finora nessun’anima ha avuto verso di Te. All’inizio era un mio desiderio segreto noto soltanto a Gesù. Oggi non riesco a contenerlo nel mio cuore e vorrei gridare al mondo intero: Amate Dio, poiché Egli è buono e grande è la Sua Misericordia» [D,1372]. Non una santa, dunque, bensì una «grande santa»! (5)
Il 1° novembre, Giorno dei Morti, suor Faustina, per gli impegni di portineria, non aveva potuto seguire la processione al cimitero, ma solo incontrarla al suo ritorno in cappella, dove avvertì la presenza di molte anime, attraverso le quali comprese qualcosa di fondamentale per non equivocare sulla Misericordia: comprese «la grande giustizia di Dio e come ognuno debba pagare fino all’ultimo centesimo» [D,1355].
Qualche giorno dopo, il 10 novembre, riuscì a vedere «l’opuscolo in cui ci sono la coroncina, le litanie e la novena» finalmente stampato che la Madre Superiora le aveva cortesemente portato e la cui entusiasmante funzione le fu subito sottolineata dallo stesso Gesù: «Già molte anime sono state attirate al Mio amore da questa immagine. La Mia Misericordia agisce nelle anime tramite quest’opera» [D, 1379].
Il pensiero di suor Faustina era sempre rivolto alla diffusione del culto della Divina Misericordia, sebbene in modo meno più tranquillo; e Gesù, in questa prospettiva, l’aiutava a tenere i contatti — ovviamente, alla Sua maniera — con l’”agente” che operava per lei nel mondo, don Sopoćko. Il 19 novembre Faustina lo vide «con la mente occupata a lavorare per la causa di Dio di fronte ai dignitari della Chiesa, per sottoporre loro i desideri divini» [D, 1390], potendo cogliere, nella visione, anche la bellezza dell’esito del suo operare irto di difficoltà: «Per il suo interessamento una nuova luce risplenderà nella Chiesa di Dio per la consolazione delle anime. Sebbene per il momento la sua anima sia strapiena d’amarezza, quasi in ricompensa per gli sforzi che fa per Iddio, in seguito non sarà così. […] [si riempirà di una] gioia che nulla potrà intaccare; [e] parte di questa gioia Dio gliela concederà qui su questa terra» [D, 1390]. Suor Faustina sapeva che «anche se molte persone saranno contrarie […] nulla può cambiare la volontà di Dio». E qualche giorno dopo, ricevette una lettera dallo stesso don Sopoćko, che, dopo averla invitata alla calma e alla prudenza — «dove c’è fretta non c’è azione di Dio» —, le comunicò qualche buona notizia sulle azioni che lui stesso stava compiendo per la diffusione del Culto: anzitutto, aveva ottenuto che durante l’Avvento fossero pronunciate alla radio quattro omelie sulla misericordia di Dio; e poi, era riuscito a parlare della festa della Divina Misericordia col Nunzio Apostolico, che gli aveva promesso di rifletterci sopra e di richiamarlo per discuterne i particolari [cfr. LSF,103-104] (6) .
Vedendo questi primi successi, gli attacchi del demonio portati a suor Faustina diventarono più insidiosi, come quello della sera del 30 novembre, quando, salendo le scale, prima avvertì «una strana svogliatezza per tutto ciò che è divino», poi sentì Satana che le diceva, col modo subdolo e falso che gli è proprio: «Non pensare affatto all’opera, Dio non è così misericordioso, come dici tu. Non pregare per i peccatori, tanto essi si danneranno lo stesso e con quest’opera della Misericordia tu stessa ti esponi alla dannazione. Non parlare mai della divina Misericordia col confessore e specialmente non ne parlare con Don Sopoćko e con Padre Andrasz» [D, 1405]. Infine, per accreditare al massimo l’inganno, satana assunse «l’aspetto dell’angelo custode». Ma invano: perché suor Faustina, ormai, era esperta non solo nel riconoscimento — «So chi sei: il padre della menzogna!» —, ma anche nella pratica delle armi da utilizzare per vincerlo: «Feci il segno della santa croce e quell’angelo scomparve con gran fracasso e rabbia» [Ibid.].
Si avvicinava, intanto, l’Avvento e suor Faustina desiderava preparare il suo cuore alla venuta di Gesù «con la mitezza ed il raccoglimento dello spirito» [D, 1397], in unione con la Madonna. Gesù l’aveva di nuovo sollecitata a parlare della sua Misericordia alle anime dei peccatori, assicurando che la preghiera per la loro conversione — quella a Lui più gradita — veniva sempre esaudita. Si preparò alla grande festa dell’Immacolata Concezione, aggiungendo, alla novena comune della comunità, anche una sua novena personale che aveva già fatto altre due volte: quella della «recita di mille Ave Maria al giorno, cioè novemila Ave Maria per tutta la novena» [D, 1413]. E l’8 dicembre, il giorno della festa, la Madonna venne a ringraziarla, apparendole «di una bellezza inconcepibile» e portandole un “messaggio” per lei esaltante — «Figlia Mia, per raccomandazione di Dio debbo esserti Madre in modo esclusivo e speciale, ma desidero che anche tu Mi sia figlia in modo particolare» [D, 1414] —, cui aggiunse il Suo desiderio che si esercitasse, fino a risplenderne, in tre virtù, le più care a Lei e le più gradite a Dio: l’umiltà, la purezza e l’amore per Dio.
Le condizioni di salute di suor Faustina peggioravano col passare dei giorni. I continui e violenti colpi di tosse la dilaniavano; in più, il mangiare le era diventato faticoso, per le nausee e i dolori agli intestini che le procuravano i cibi; questi ultimi problemi erano peraltro accresciuti psicologicamente dall’incredulità di qualche sua consorella, che alimentava verso di lei il «sospetto di essere difficile nel mangiare» [D, 1431].
L’antivigilia di Natale, quando in refettorio furono lette le parole «Domani è la nascita di Gesù Cristo secondo la carne», Faustina poté ancora una volta godere della grazia dell’unione mistica con Dio, perché in quel momento la sua anima «fu trapassata dalla luce e dall’amore di Dio» e comprese «più a fondo il mistero dell’Incarnazione» [D, 1433]. Il Signore le fece conoscere anche qualche altra cosa che è bene tenere a mente: «la sua ira contro l’umanità, che per i suoi peccati merita che vengano accorciati i suoi giorni», ma per sua fortuna viene «sostenuta dalle anime elette, cioè gli ordini religiosi. Guai al mondo, se venissero a mancare gli ordini religiosi!» [D, 1434].
La Vigilia di Natale, dopo il cenone e dopo aver scambiato l’oplatek (7)con le consorelle, riuscì a partecipare alla Messa di Mezzanotte, malgrado si sentisse molto debole.

Il sacrificio fu compensato dapprima dalla visione della Capanna di Betlemme «inondata da tanta luce», della Vergine che amorevolmente avvolgeva Gesù nelle fasce e di San Giuseppe, che, curiosamente, dormiva ancora, per svegliarsi e pregare con Lei solo quando la Madre ebbe deposto il Figlio nella mangiatoia. Ma la ricompensa maggiore la ebbe subito dopo, quando, rimasta sola col Bambino, lo vide allungare le braccine verso di lei per essere preso in braccio: poi — come annotò nel Diario —, «Gesù appoggiò la Sua testina sul mio cuore e con uno sguardo profondo mi fece comprendere che stava bene accanto al mio cuore. In quel momento […] scomparve e suonò il campanello per la santa Comunione. La mia anima non riusciva a reggersi dalla gioia» [D, 1442]. Questa gioia si protrasse per tutto il periodo delle feste e le riempì il cuore nei giorni in cui si consumava la fine dell’anno vecchio e il Signore l’accompagnava verso quello nuovo, con l’ennesima raccomandazione di scrivere e di parlare della Sua Misericordia — talmente smisurata da far risuscitare «in tutta la sua pienezza» anche un’anima «in decomposizione come un cadavere» —, seguita da un’amara considerazione finale: «Infelici coloro che non approfittano di questo miracolo della Divina Misericordia! Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi!» [D,1448].
(continua)
Guido Verna
luglio 2016
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[D, num] Tutte le citazioni indicate con D e un numero, si riferiscono a
Santa Maria Faustina Kowalska, Diario. La misericordia divina nella mia anima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004 e alla sua articolazione. Mi riferisco allo stesso libro quando scrivo semplicemente Diario. Le frasi in grassetto compaiono nell’originale.
[EC, num] Tutte le citazioni indicate con EC e un numero (di pagina), fanno riferimento a
Ewa K.[atarzyna] Czaczkowska, Suor Faustina Kowalska. Biografia di una santa, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014.
[AW, num] Tutte le citazioni indicate con AW e un numero (di pagina), fanno riferimento a
Andrzej Witko (don), Santa Faustina e la Divina Misericordia, Shalom, Camerata Picena (An) 2007.
[LSF, num] Tutte le citazioni indicate con LSF e un numero (di pagina), fanno riferimento a
Sr M. Beata Piekut ZMBM (a cura di), Lettere di Santa Faustina Kowalska, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2006,
[IR, num] Tutte le citazioni indicate con IR e un numero (di pagina), fanno riferimento a
Ignacy Różycki [padre, (1911-1983)], Il culto della Divina Misericordia. Studio teologico del “Diario” di Santa Faustina Kowalska sul tema del Culto, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2008.
(1) Malgrado la sua importanza, don Sopoćko non inserì l’Ora della Misericordia tra le diverse forme del nuovo culto, limitandosi alle Litanie e alla Novena. Passarono molti anni e «soltanto il Iudicium alterius Theologi pubblicato nel 1980 e, dopo di esso, la relazione di don I. Różycki, Miłosierdzie Boże – zasadnicze rysy, hanno restituito all’Ora della Misericordia il giusto posto tra gli atti più importanti del culto» [AW, 252]. Per ufficializzare la sua introduzione, bisognerà aspettare ancora altri tre anni, fino al 1° nel novembre 1983, quando, con una circolare, la «Superiora Generale della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia, suor Immakulata Bażant […] ordinò che le suore vivessero ogni giorno il raccoglimento l’ora della morte del Salvatore, recitando la coroncina alla Divina Misericordia» [Ibid.].
(2) Se nella rivelazione del 10 ottobre 1937, il Signore «si rivolge a suor Elena Faustina e a tutti gli altri», in questa del 3 febbraio 1938 «si rivolge soltanto a lei anche se i suggerimenti hanno valore per tutti […]. Gesù ha posto tre condizioni perché la preghiera sia esaudita: [1] deve essere rivolta a Gesù, [2] deve aver luogo alle tre del pomeriggio e [3] deve basarsi sul valore e sui meriti della passione del Signore. Bisogna aggiungere ancora altre condizioni: dalla natura di ogni preghiera scaturisce la condizione indicata chiaramente da Gesù nella 76a rivelazione [cfr. D, 1731], che l’oggetto della preghiera deve essere conforme alla volontà di Dio. La struttura del Culto esige: primo, che la preghiera sia fiduciosa e costante; secondo, che quello che prega deve praticare la misericordia» [IR, 123].
(3) L’Ora della Misericordia è molto diffusa nel mondo: «Per esempio nelle Filippine da molti anni vengono prodotti degli orologi che alle tre segnano l’ora della Misericordia». [EC, 349].
(4) Cfr. [D,1326, nota 1]
(5) A proposito di “grandezza” nella santità, il secondo giorno degli Esercizi, mentre meditava «sul peccato degli angeli e sulla loro immediata punizione», alla sua domanda del «perché gli angeli erano stati condannati subito dopo il peccato», il Signore le dette una risposta illuminante sulla Giustizia proporzionale al numero di talenti di cui siamo stati dotati: «Per la loro profonda conoscenza di Dio. Nessun uomo sulla terra, fosse pure un gran santo, ha una tale conoscenza di Dio, quale la possiede un angelo» [D, 1332].
(6) Il Nunzio Apostolico in Polonia era allora l’arcivescovo mons. Filippo Cortesi (1876-1947). Don Sopoćko aveva chiesto a suor Faustina di pregare sia per sé stesso che per il Nunzio perché tutto andasse a buon fine. Ma suor Faustina, nella lettera di risposta del 24 dicembre, gli fece sapere che non si doveva «preparare eccessivamente al colloquio riguardante questa cosa con gli alti funzionari», perché «Dio non risparmierà la luce al momento giusto. Faccia quello che è in grado di fare, senza preoccuparsi eccessivamente, perché il Signore mi ha fatto conoscere di essere soddisfatto dei suoi sforzi» [LSF, 110].
(7) «Un opłatek è una piccola cialda bianca con raffigurazioni della Natività, preparata in Polonia in occasione delle celebrazioni natalizie e che — dopo essere stata benedetta — viene distribuita durante la cena della Vigilia di Natale dal padre di famiglia» (Voce Opłatek in Wikipedia, nel sito web
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