(1) Głogowiec, 1905

(1) Aleksandrów, 1921

(1) Łódź, 1922

(2) Varsavia, 1924

(2) Skolimòw e Varsavia, 1925

(3) Cracovia, Łagiewniki, 1926

(3) Varsavia, ottobre 1928

(4) Vilnius, 21 febbraio 1929,

(4) Varsavia, 11 giugno 1929

(4) Kiekrz, 7 luglio 1929

(5) Płock, giugno 1930

(6) Varsavia (Via Žytnia) – Walendów, novembre 1932-aprile 1933

(7) Cracovia, Łagiewniki 18 aprile 1933

(7) Czestochowa, 24 maggio 1933

(8) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – L’incontro con il direttore spirituale, il beato don Michał Sopoćko

(9) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – Finalmente l’Immagine

(10) Vilnius maggio 1933 – febbraio 1935 – Verso l’esposizione dell’Immagine al mondo: grandi visioni la preparano, ma …

(11) Głogowiec e Varsavia, febbraio 1935

(12) Vilnius, Pasqua 1935 – Da Ostra Brama, l’esposizione al mondo dell’Immagine

(13) Vilnius, Pasqua 1935 – La visione apocalittica e la preghiera che «serve a placare» la Sua ira

(14) Vilnius, Pasqua 1935 – «Amata Wilno», addio.

(15) Varsavia 21-25 marzo1936

(15) Walendow 26 marzo 1936

(15) Derdy maggio 1936

(16) Cracovia, Łagiewniki 1936 – I messaggi di Gesù sugli effetti della Coroncina e della Festa dedicate alla Divina Misericordia

(17) Cracovia, Łagiewniki 1936 – Le “visite” prima dell’Inferno – descritto «per ordine di Dio» con le sette pene «che tutti i dannati soffrono insieme»- e poi del Paradiso

(18) Prądnik, nel sanatorio tra il 1936 e il 1937 – Le sofferenze e le preghiere offerte alla Russia, quella povera nazione che aveva «espulso Dio dai propri confini» e «che, se non fosse per le preghiere delle anime care a Dio, … sarebbe stata già annientata»

(19) Prądnik, nel sanatorio tra il 1936 e il 1937 – La festa della Sua Misericordia, ultima tavola di salvezza

(20) Cracovia, Łagiewniki dal 27 marzo 1937 – «Scrivi: prima che io venga come Giudice giusto, spalanco la porta della Mia Misericordia. Chi non vuole passare attraverso la porta della Misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia»

(21) Rabka, 29 luglio -10 Agosto 1937 (compresa la parte prima di Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937)

(22) Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937 – Parte seconda

(23) Cracovia, Łagiewniki 10 agosto1937 – Parte terza

(24) Cracovia, Ospedale Pradnik 21 aprile 1938

(25) Cracovia, Łagiewniki 17 settembre 1938-5 ottobre 1938, giorno della morte

(tra parentesi il numero della puntata)

24. Rabka, 29 luglio-10 Agosto 1937

Il 29 luglio partì per la casa di Rabka. Il trasferimento — come riportato da suor Faustina il 25 luglio — avvenne prima del previsto 5 agosto, su sua specifica richiesta e senza spiegarne i motivi alla Madre Superiora: il “perché”, scrisse, «[…] resterà un segreto per l’eternità» [D,1198].

La Casa di Rabka

Rabka, allora, era una rinomata stazione termale nei Carpazi, dove la Congregazione aveva una casa, che dipendeva da Cracovia Łagiewniki ma accoglieva suore e ragazze di ogni convento, mandate lì, in genere per pochi giorni o due settimane, per riposarsi e godersi l’aria salubre della montagna (1). Ma per suor Faustina la scelta delle superiore — certamente involontaria, perché all’oscuro delle controindicazioni — si rivelò infelice, perché quest’aria era, al contrario, assolutamente inadatta per chi come lei era malato di tubercolosi (2).

Partì con qualche agitazione nel cuore, malgrado Gesù le avesse fatto sentire di esserle vicino. Nel viaggio in treno i suoi «tormenti» interiori crebbero e non servirono a mitigarli nemmeno «i dintorni stupendi e le montagne» che poté ammirare dal finestrino. La sua sofferenza addirittura aumentò quando, all’arrivo, le suore la salutarono dimostrandole «la loro cordialità» [D, 1199]. Fu un soggiorno durante il quale la sua salute peggiorò talmente tanto, da ridurla a letto.

Per lei, peraltro, Rabka avrebbe dovuto essere non solo un luogo di riposo, bensì anche di lavoro, perché avrebbe dovuto cucinare. “Ma come faccio a farla cucinare se è tubercolotica?”, si domandò giustamente la superiora.

Dovette sopportare dolori molto acuti. Come sempre, però, il Cielo non la lasciò sola: «Improvvisamente ho udito il canto di un angelo, che narrava cantando tutta la mia vita, tutto ciò che aveva contenuto in sé. Rimasi stupita, ma acquistai anche forza». In più, intervenne in suo aiuto anche un “grande” santo come san Giuseppe: dopo averla guardata «con molta cordialità», le chiese «[…] di avere per Lui una devozione continua […] [e] di recitare ogni giorno tre preghiere [il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria] assieme al “Memorare”», facendole conoscere quanto appoggiava la sua «opera» e promettendole «[…] il Suo aiuto particolarissimo e la sua protezione» [D, 1203].

Nel ritiro spirituale di un giorno del 1° agosto, la sua «[…] oppressione del corpo e dell’anima è [era] aumentata grandemente» tanto da indurla, nel Diario, a definire quel ritiro come gli «esercizi spirituali della sofferenza» [D, 1204]. Ma i mali fisici non le impedirono di cominciare, quello stesso giorno, la «novena alla Madonna Assunta in cielo, per tre intenzioni: la prima, per poter vedere il rev. dr. Sopoćko; la seconda, perché Iddio affretti quest’opera; la terza, per la mia Patria» [D, 1206].

Il 10 agosto, dopo solo undici giorni di permanenza, partì da Rabka, con l’«anima avvolta dalla sofferenza» [Ibid.], per fare ritorno a Łagiewniki.

25. 1 CRACOVIA, ŁAGIEWNIKI 10 AGOSTO 1937 (prima parte)

A suor Faustina fu dato di “vedere” come e in quale misura il peccato dell’aborto interessi il mondo: «ho preso parte alla Sua agonia nell’Orto degli Ulivi … Egli stesso aveva permesso queste sofferenze in riparazione a Dio per i bambini uccisi nel grembo di cattive madri».

Con la notizia della partenza da Rabka si chiude il terzo dei sette Quaderni di cui si compone il Diario, mentre il quarto si apre con la stessa data del 10 agosto e con la descrizione delle sue dolorose condizioni fisiche. A cavallo dei due quaderni, inserita però nel terzo, suor Faustina riportò la Novena alla Divina Misericordia che Gesù le aveva «[…] ordinato di scrivere e di fare prima della festa della Misericordia» [D, 1209] — cominciando, evidentemente, dal Venerdì Santo — e che finalmente aveva scritto.

Gesù le aveva dato già due volte l’”ordine” di fare una Novena — cioè genericamente nove giorni di preghiere —: la prima, il 9 dicembre 1936, il giorno in cui partì per il sanatorio di Prądnik; la seconda, il 26 marzo 1937, Venerdì Santo, il giorno precedente quello in cui lo lasciò per tornare a Cracovia. Se nella prima le chiese di «[…] recitare questa coroncina per nove giorni prima della festa della Misericordia», specificando in modo tassativo che «La novena deve cominciare il Venerdì Santo», con la Sua garanzia che «Durante questa novena elargirò alle anime grazie di ogni genere». [D, 796], nella seconda, invece, l’”ordine” dato ha un peso specifico, se possibile, ancora maggiore. Infatti, quel Venerdì Santo, alle tre del pomeriggio, suor Faustina, pregando «stesa in croce, per il mondo intero», sentì Gesù — che aveva «ormai […] concluso la sua vita mortale» — indirizzarle queste parole: «Diletta figlia del Mio Cuore, tu sei un refrigerio per Me fra questi orribili tormenti». Ebbene, appena dopo, il Diario continua così: «Gesù mi ordina di fare una novena prima della festa della Misericordia e debbo cominciarla oggi per la conversione del mondo intero e perché venga conosciuta la Misericordia di Dio» [D, 1059]. La sacralità del momento diventa la sacralità dell’”ordine”.

Se in queste prime due volte la descrizione della Novena si era limitata genericamente all’invito a nove giorni di preghiere, in questa terza volta, invece, questa descrizione fu ampiamente articolata (3), in più corredata di una premessa in cui il Signore, a beneficio di suor Faustina, ne illustrò anche gli obbiettivi immediati — «Desidero che durante questi nove giorni tu conduca le anime alla fonte della Mia Misericordia, affinché attingano forza, refrigerio ed ogni grazia, di cui hanno bisogno per le difficoltà della vita e specialmente nell’ora della morte» —, le modalità con cui farla — «Ogni giorno condurrai al Mio Cuore un diverso gruppo di anime (4) e le immergerai nel mare della Mia Misericordia[…] Lo farai in questa vita e nella vita futura […] Ogni giorno chiederai al Padre Mio le grazie per queste anime per la Mia dolorosa Passione» — e il risultato finale che avrebbe garantito — «EIo tutte queste anime le introdurrò nella casa del Padre Mio […] E non rifiuterò nulla a nessun’anima che condurrai alla fonte della Mia Misericordia» [D, 1209].

Intanto, il 12 agosto, la novena ancora in corso che Faustina stava facendo per la Madonna Assunta esaudì la sua prima intenzione: quella di poter vedere don Sopoćko. Fu un incontro breve, ma la gioia di suor Faustina fu grande e ringraziò «Dio per questa grande grazia». Desiderava incontrare «questo sacerdote [che era] […] una grande anima, tutta piena di Dio» proprio per la Sua maggior gloria, soprattutto dopo aver colto il mistero del sacerdozio, avendo «[…] conosciuto la grande familiarità che esiste fra Gesù ed il sacerdote. Quello che dice il sacerdote, Gesù lo sostiene e spesso si uniforma ai suoi desideri e talvolta fa dipendere dalla sua opinione il proprio rapporto con un’anima» [D, 1238].

Il Beato Sopoćko

Nel giorno dell’Assunta, durante la meditazione, Faustina ebbe un altro “regalo mistico”: Dio le fece conoscere «la gioia della SS.ma Vergine al momento della Sua Assunzione in cielo» [D, 1244]. Ma quel 15 agosto avvenne anche un episodio, a suo modo, memorabile: verso la fine della cerimonia in Suo onore (5), la Vergine le apparve e le disse di gradire il suo amore e, nello stesso momento, coprì «col Suo manto tutte le suore della [sua] […] congregazione». «Con la mano destra ha stretto a Sé la Madre Generale Michaela e con la sinistra me, e tutte le suore erano ai Suoi piedi coperte dal Suo manto», fu l’immagine descritta da suor Faustina, del tutto conforme all’iconografia della Madonna della Misericordia che è andata affermandosi nell’Europa del XIV-XV secolo, soprattutto in Italia (6). Prima di scomparire, la Madonna enumerò le virtù in cui desiderava che le suore della “Sua” congregazione si distinguessero: «umiltà e mitezza, purezza e amor di Dio e del prossimo, compassione e Misericordia»; infine, rimasta sola con suor Faustina, le raccomandò di compiere fedelmente la volontà di Dio, anteponendola «a tutti i sacrifici ed olocausti» [D, 1244].

Una settimana dopo, il 22 agosto, ricevette un’altra visita dal Cielo: venne trovarla «la vergine S. Barbara», con una veste bianca e i capelli sciolti, e con una corona di stelle e la spada in mano. Si trattò di una visita seria, molto seria, perché venne a raccomandarle «[…] di offrire per nove giorni la santa Comunione» [D, 1251] per la sua Polonia, spiegandole il drammatico motivo: «”E con questo placherai l’ira di Dio”». Suor Faustina rimase ammirata della bellezza di santa Barbara — tanto da annotare: «se non avessi già conosciuto la SS.ma Vergine, avrei pensato che fosse Lei» [Ibid.] — , una bellezza che mosse in lei una profonda riflessione di carattere generale: «Ora comprendo, tutte le vergini si distinguono per una bellezza particolare; da loro irradia una bellezza speciale» [Ibid.].

Gli ultimi giorni d’agosto furono per suor Faustina giorni intensi. Il 25 agosto nella casa di Łagiewniki tornò di nuovo don Sopoćko, ma questa volta per rimanerci qualche giorno. Lo aspettava con impazienza e fu «enormemente felice» di rivederlo, «poiché — come scrisse — Dio solo sa quanto desiderassi incontrarmi con lui per quell’opera che Iddio sta mandando avanti per suo mezzo» [D, 1252]. Durante la sua permanenza, don Sopoćko «leggendo il Diario fu colpito dal testo della Novena alla Divina Misericordia, che Gesù aveva dettato a Faustina per la sua recita personale» [EC, 345]. Gli piacque talmente tanto che decise di farla stampare a Cracovia, «insieme alla Coroncina, a un immaginetta di Gesù Misericordioso, e alla Litania sulla Misericordia, che lui stesso aveva composto sulla base di testi di preghiere di Faustina»; la tipografia (7), dopo il permesso dalla curia di Cracovia, avrebbe poi pubblicato il libro di queste preghiere in onore della Divina Misericordia, sotto la supervisione di Madre Superiora Irena Krzyżanowska. Il giorno prima che don Sopoćko partisse, il 29 Agosto, Faustina ebbe il permesso per un lungo colloquio con lui, durante il quale anzitutto venne «a sapere che, nonostante ci siano difficoltà, l’opera va avanti e la festa della grande Misericordia è già un bel pezzo avanti e non manca molto alla sua realizzazione», per poi ricevere dal suo vecchio direttore spirituale qualche raccomandazione: di affidarsi tranquillamente per tale direzione a da padre Andrasz, con il quale lui era in accordo totale; di mantenere «in tutto l’equilibrio e la massima serenità» [D, 1254]; infine, di pregare affinché le autorità ecclesiastiche autorizzassero la stampa del “materiale” sulla Divina Misericordia portato in tipografia. Il giorno dopo, 30 agosto, don Sopoćko partì e suor Faustina ringraziò Dio per la grande grazia di averlo potuto incontrare. E Dio, a Suo modo, rispose subito e dette ancora più sostanza a questa grazia dipingendo così don Michał: «È un sacerdote secondo il Mio Cuore […] Per suo mezzo spargo consolazioni per le anime sofferenti e tormentate,per suo mezzo Mi è piaciuto diffondere il culto alla Mia Misericordia e per mezzo di quest’opera della Misericordia si accosteranno a Me più anime di quante ne verrebbero se egli continuasse ad assolvere giorno e notte fino alla fine della vita. Infatti così egli lavorerebbe fino alla morte, mentre con quest’opera lavorerà fino alla fine del mondo» [D, 1256].

Il nuovo mese cominciò con una visione da un lato rassicurante, dall’altro molto preoccupante. Il 1° settembre, infatti, suor Faustina vide «Gesù come Re in grande maestà, che guardava verso la nostra terra con occhio severo» [D, 1261], aggiungendo però che il tempo della Giustizia si è allontanato, perché «per la supplica della Madre Sua ha prolungato il tempo della Misericordia». Ma si era allontanato solo per poco, perché, come scrive la Michalenko, «[…] esattamente lo stesso giorno, ma due anni dopo, e un anno dopo la morte di Santa Faustina, ebbe inizio il castigo con l’invasione nazionalsocialista della Polonia e incominciò la Seconda guerra mondiale» [SM, 214].

Due giorni dopo, il 3 settembre, era il primo venerdì del mese. Durante la Messa, Gesù fece conoscere a suor Faustina «che nemmeno la più piccola cosa avviene nel mondo senza il Suo volere» [D, 1262], ciò che le dette una grande serenità e la fece sentire «completamente tranquillizzata per quanto riguarda l’opera» in tutta la sua estensione, aiutandola ad uscire da quell’alternanza di sensazioni di coraggio e di paura, d’entusiasmo e di solitudine, che la faceva tanto soffrire quando pensava alla realizzazione dell’”opera”. Ora era pronta: proprio quel giorno, a suggello di questa serenità ritrovata, scrisse «l’atto di totale abbandono alla volontà di Dio», in cui, dopo essersi offerta, in unione con Gesù, «al Padre Celeste come vittima sacrificale», prese con Lui degli “impegni” che l’avrebbero segnata per sempre, promettendoGli, ad esempio: «Da oggi la Tua volontà, o Signore, è il mio nutrimento» oppure che «Non temo nulla, in qualunque modo vorrai guidarmi, e, con l’aiuto della Tua grazia, eseguirò tutto quello che vorrai da me» [D, 1264].

Suor Faustina aveva raggiunto l’apice della sua unione con Dio; ma al raggiungimento di questo straordinario benessere spirituale non corrispondeva, purtroppo, un miglioramento delle sue condizioni di salute, che al contrario peggioravano col passare del tempo. Diventando sempre più debole, anche il lavoro nell’orto si era fatto per lei ormai impraticabile. Il 6 settembre, perciò, le fu cambiata occupazione, trasferendola «dall’orto al deserto della portineria», dove prese servizio, rafforzata dal Signore che volle darle «una nuova grazia per questo impegno» [D, 1267]. L’assistenza continua del Signore, suor Faustina poté apprezzarla presto. Erano tempi difficili per la Polonia, le condizioni economiche si aggravavano, le piazze si agitavano e gli echi e le emozioni superavano fatalmente anche i portoni del convento, per cui Faustina si era «resa conto di quanto sia pericoloso stare in portineria ai giorni nostri, e ciò a causa dei tumulti rivoluzionari» ma, soprattutto, si era resa conto«di quanto odio la gente malvagia nutra [nutrisse, ndr] per i conventi» [D, 1271]. Fece, perciò, ricorso ancora a Gesù. E quando Gli chiese «di disporre le cose in modo che nessun malintenzionato osi avvicinarsi alla nostra porta», si sentì dare una risposta meravigliosamente tranquillizzante: «Figlia Mia, dal momento in cui sei andata in portineria, ho messo un Cherubino sulla porta, perché la sorvegli, sta tranquilla». Ma non bastò la sola risposta: il Signore le fece anche vedere «una nuvoletta bianca e in essa un Cherubino con le braccia conserte […] [e con lo] sguardo […] lampeggiante», in cui ardeva «il fuoco dell’amore di Dio» [Ibid.].

Il 16 settembre, un giovedì, suor Faustina avrebbe tanto desiderato inginocchiarsi davanti al SS.mo Sacramento per l’ora d’adorazione, ma Dio aveva deciso diversamente, come raccontò lei stessa: «Alle otto sono stata presa da dolori così violenti, che ho dovuto mettermi immediatamente a letto. Ho continuato a torcermi fra gli spasimi per tre ore, cioè fino alle undici di sera». Questi dolori le erano «capitati già tre volte», alle stesse ore; arrivavano e andavano via da soli, senza che nessun medico fosse riuscito a capirne le cause. Ma ora, finalmente, per suor Faustina era arrivato il momento di fare luce su di essi: «Gesù mi ha fatto conoscere che, in questo modo, ho preso parte alla Sua agonia nell’Orto degli Ulivi e che Egli stesso aveva permesso queste sofferenze in riparazione a Dio per i bambini uccisi nel grembo di cattive madri. […] Ora so di che dolori si tratta, poiché il Signore me l’ha fatto sapere… […] Voglia il cielo che con quelle sofferenze io abbia potuto salvare dall’omicidio almeno un’anima» [D, 1276].«Per i bambini uccisi nel grembo di cattive madri», per essi soffriva suor Faustina! Era per la riparazione dei peccati dell’aborto (8) che doveva torcersi fra gli spasmi! E la “connessione” dell’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi con l’aborto dà nel modo più drammatico possibile la profondità del peccato che esso comporta. Ma suor Faustina “incontrò” dell’aborto anche una dimensione ulteriore: quella di un peccato la cui valutazione non riguardava solo i singoli, bensì, più abissalmente, anche il mondo, per il quale, come per i singoli, si doveva perciò chiedere la Misericordia, come stabilì lo stesso Gesù, “dettando” le modalità della recita della Coroncina: qualunque “richiesta” — fosse l’espiazione dei peccati o la misericordia o la pietà — andava rivolta al Cielo sempre «per noi e per il mondo intero».

Il giorno successivo, Faustina visse un’altra giornata di grande intensità mistica. Pregò a lungo, «distesa con la faccia a terra» e versando «lacrime di gratitudine» per il Signore che le aveva fatto conoscere le grazie che le elargiva. Poi, lo stesso Signore le anticipò che avrebbe ricevuto una visita da un suo fratello [D, 1281]: puntualmente, due giorni dopo, il 19 settembre, bussò alla porta del convento suo fratello Stasio. Suor Faustina ne fu molto felice, soprattutto perché seppe da lui che intendeva «dedicarsi al servizio di Dio» [D, 1290]. Parlarono «a lungo di Dio e della Sua bontà», e quando Stasio le chiese «di consigliarlo dove entrare», gli indicò «l’ordine dei Gesuiti». L’indicazione, — benché attutita dalle parole seguenti: «Ma entra dove preferisci» — è di un certo rilievo perché santa Faustina ammirava molto la spiritualità di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore della Compagnia di Gesù e uno dei protettori Congregazione B.V.Maria della Misericordia. Aveva cominciato ad apprezzare questa spiritualità ignaziana attraverso il suo direttore spirituale padre Andrasz, a cui era affezionata e riconoscente e che era proprio un gesuita (9).

Nello stesso giorno, Faustina ricevette dal Signore un altro “ordine” di scrittura, con cui intendeva far conoscere a tutti l’amarezza e il dolore che provocavano in Lui le «[…] anime consacrate[che]si accostano al Sacramento dell’amore soltanto per abitudine, come se non distinguessero la differenza di questo cibo», anime che descrive in termini tanto crudi che dovrebbero indurre a qualche riflessione: «Nei loro cuori non trovo né fede né amore. In tali anime vado con grande riluttanza; sarebbe meglio che non Mi ricevessero» [D, 1288].

Negli ultimi giorni di settembre, suor Faustina cominciò a vedere i primi passi pubblici compiuti dalla devozione alla Divina Misericordia. Si era preoccupata per le difficoltà dell’opera, ma il Signore l’aveva subito rasserenata, dicendole che l’opera era Sua — ne erano prova proprio queste difficoltà — e, quindi, che facesse solo quello che era in suo potere; e la serenità certamente aumentò, quando, lo stesso giorno, seppe che la Madre Superiora «andava in città per la causa della Divina Misericordia»… [D, 1295]. Due giorni dopo, il 27 settembre, anche lei andò in città con la Madre Superiora (10): andavano a trovare il tipografo (11) al quale don Sopoćko aveva affidato l’incarico di stampare le immaginette di Gesù Misericordioso e il libro di preghiere da lui preparato e intitolato Cristo, Re di misericordia: «[…] suor Faustina nell’osservare il testo e le immaginette pronti per la stampa, — scrive la Czaczkowska — dovette essere molto emozionata. Sotto i suoi occhi si adempiva ciò di cui le aveva parlato Gesù: anche se con difficoltà, lentamente il messaggio della Divina Misericordia si diffondeva. Andava nel mondo» [EC, 346]. Ma forse fu più di un’emozione: «Mentre osservavo quell’immagine, — racconta lei stessa — sono stata investita da un amore di Dio così vivo, che per un certo momento non sapevo dove fossi» [D, 1300]. Quel giorno le emozioni si moltiplicarono: la via Szewska in cui era ubicata la tipografia confluiva nella splendida Rynek Główny, la Piazza del Mercato di Cracovia, che è stata per secoli il cuore pulsante del popolo polacco (12).

Rynek Główny, la Piazza del Mercato di Cracovia

Siccome per tornare in convento bisognava attraversarla, le suore ne approfittarono per entrare nell’altrettanto splendida Basilica di Santa Maria (13), che in un angolo la protegge e la impreziosisce.

Si fermarono per ascoltare la Messa, durante la quale suor Faustina — dopo che le aveva fatto «conoscere quale grande numero di anime si salverà per mezzo di quest’opera» — entrò «in un colloquio intimo con il Signore, per ringraziarLo d’essersi degnato di conceder[le] la grazia di poter vedere diffondersi il culto della Sua insondabile Misericordia» [Ibid.].

(continua)

Guido Verna

luglio 2016

—————

[D, num]Tutte le citazioni indicate con D e un numero, si riferiscono a

Santa Maria Faustina Kowalska, Diario. La misericordia divina nella mia anima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004 e alla sua articolazione. Mi riferisco allo stesso libro quando scrivo semplicemente Diario. Le frasi in grassetto compaiono nell’originale.

[EC, num] Tutte le citazioni indicate con EC e un numero (di pagina), fanno riferimento a

Ewa K.[atarzyna] Czaczkowska, Suor Faustina Kowalska. Biografia di una santa, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014.

[AW, num] Tutte le citazioni indicate con AW e un numero (di pagina), fanno riferimento a

Andrzej Witko (don), Santa Faustina e la Divina Misericordia, Shalom, Camerata Picena (An) 2007.

[SM, num] Tutte le citazioni indicate con SM e un numero (di pagina), fanno riferimento a

Suor Sophia Michalenko, c.m.g.t., Vita di Santa Faustina KowalskaBiografia autorizzata, Gribaudi, Milano 2015.

[LG, num] Tutte le citazioni indicate con LG e un numero (di pagina), fanno riferimento a

Ludimiła Grygiel, Misericordia Divina per il mondo intero. La mistica di Santa Faustina Kowalska, Cantagalli, Siena 2003.

(1) Per suor Faustina, peraltro, Rabka avrebbe dovuto essere non solo un luogo di riposo, bensì anche di lavoro, perché avrebbe dovuto cucinare. «La superiora di Cracovia ha mandato qui Suor Faustina per cucinare. Ma come faccio a farla cucinare se è tubercolotica?», disse la «[…] superiora della casa di Biała, madre Helena». [EC, 358].

(2) «Il clima “di montagna, mite e secco” [di Rabka, che in realtà era una cittadina termale a circa 550mt slm], con rari venti e una forte esposizione al sole come veniva esaltato nei dépliant di prima della guerra — era troppo aspro per i suoi polmoni corrosi dalla malattia. […]. Sei mesi prima [dell’arrivo di suor Faustina, ndr], nella guida della “località termale di montagna”, come veniva definita Rabka, era stata pubblicata una lista delle malattie che venivano curate lì e di quelle per le quali la permanenza lì era controindicata. In questo secondo gruppo, al primo posto veniva menzionata la tubercolosi polmonare. E quindi a Rabka i malati di tubercolosi non solo non venivano curati, ma la permanenza lì veniva loro sconsigliata. È difficile supporre che le superiore di suor Faustina lo sapessero quando lo mandarono lì per rimettersi in salute» [EC, 357].

Alla stessa Faustina, a Rabka una certa «Suor N» disse che lì non si sarebbe sentita meglio, «[…] poiché Rabka non è adatta per tutti i malati» [D,1201].

(3) Secondo don Witko, questa «bella Novena» fu «[…] in parte dettata a Faustina dallo stesso Gesù e messa per iscritto verso la fine del primo soggiorno nell’ospedale di Prądnik» [AW, 212].

(4) In particolare, le chiese di condurGli e di immergere nel mare della Sua Misericordia: nel primo giorno, «tutta l’umanità e specialmente tutti i peccatori» [D, 1210]; nel secondo, «le anime dei sacerdoti e le anime dei religiosi» [D, 1212]; nel terzo, «tuttele anime devote e fedeli» [D, 1214]; nel quarto, «i paganie coloro che non Mi conoscono ancora» [D, 1216]; nel quinto, «le anime degli eretici e degli scismatici»[D, 1218]; nel sesto, «le anime miti e umili e le anime dei bambini» [D, 1220]; nel settimo, «le anime che venerano in modo particolare ed esaltano la Mia Misericordia» [D, 1224]; nell’ottavo, «le anime che sono nel carcere del purgatorio» [D, 1226]; infine, nel nono «le anime tiepide» [D, 1228].

(5) Si tratta «[…] di una speciale cerimonia durante la quale le sorelle eleggono Nostra Signora della Misericordia a Superiora Generale della congregazione» [SM, 212]

(6) Grandi pittori si sono cimentati nella raffigurazione della Madonna della Misericordia che protegge col suo Manto i fedeli più svariati. Ad esempio, per citarne solo alcuni, Piero della Francesca (?-1492), Francisco de Zurbaran (1598-1664), El Greco [pseudonimo di Dominikos Theotokopoulos, (1541-1614)], Tiziano Vecellio (1489/90-1576).

(7) Si trattava della «casa editrice di Libri di Preghiere e Magazzino di Devozionali, di proprietà di Józef Cebulski», ubicata in via Szewska 22, in un edificio «chiamato ancora oggi “della collegiata”, perché apparteneva alla collegiata di Sant’Anna» [EC, 345-346].

(8) A suor Faustina fu dato di “vedere” come e in quale misura il peccato dell’aborto interessi il mondo, a cominciare dal “suo” mondo, la patria polacca.

Come scrive la connazionale Ludmila Grygiel, infatti, suor Faustina ha «la visione — più volte ripetutasi — della distruzione della ‘più bella città in Polonia’ (probabilmente si tratta di Varsavia), a causa dei peccati lì commessi, [una visione che] le infligge un profondo dolore e le detta l’intenzione per una fervente preghiera.[…] La mistica spesso ‘vede’ e ‘pre-sente’ il pericolo che incombe sopra la sua patria, la giusta ira di Dio per i peccati dei polacchi» [LG, 117].

«Ma di “quali peccati dei polacchi” si trattava? Suor Faustina non ha mai elencato e specificato la loro natura. Come però riporta Ewa Czaczkowska nella biografia dellasanta, il suo direttore spirituale, il beato Michele Sopoćko, “ricordava che quando le aveva chiesto quali peccati Dio avrebbe punito, […] [aveva risposto:]soprattutto il peccato dell’uccisione dei bambini non nati, poiché quello era il peccato più grave» [EC, 107]. Soprattutto! Il peccato più grave! E non solo dei singoli, ma delle nazioni e del mondo! E nel 2014 nel mondo sono stati praticati 44 milioni di aborti…» (dal mioSanta Faustina Kowalska e l’aborto, in Cristianità, n.381, Piacenza, lugl.-sett. 2016, nel sito web https://alleanzacattolica.org/lanno-della-misericordia-santa-fautina-e-laborto/)

E, allora, forse«faremmo bene a tenere a mente quello che su di loro [polacchi] si abbatté subito dopo: la Seconda guerra mondiale (1939-1945); la Polonia invasa dalle truppe del Terzo Reich e da quelle dell’Unione Sovietica e spartita fra i due aggressori; l’eliminazione di diecimila suoi ufficiali massacrati dai sovietici a Katyń; più di cinque milioni di polacchi morti nel conflitto e nei Lager e infine il lungo periodo sotto la cappa del regime socialcomunista, dal 1948 al 1989 [più di quarant’anni!]». (Ibid.)

(9) Suor Faustina, racconta così, nel suo Diario, una visione di sant’Ignazio, avvenuta il 31 luglio 1935 in concomitanza del giorno della sua memoria:  «Ho pregato fervorosamente questo santo, facendogli dei rimproveri: Come può osservarmi e non venirmi in aiuto in questioni tanto importanti, cioè nell’adempimento della volontà di Dio? Ho detto a questo santo: “O nostro Patrono, che sei stato infiammato dal fuoco dell’amore e dello zelo per la maggior gloria di Dio, Ti prego umilmente, aiutami a realizzare i disegni di Dio.” Questo avveniva durante la santa Messa. All’improvviso sul lato sinistro dell’altare ho visto Sant’Ignazio con un gran libro in mano, il quale mi ha detto queste parole: “Figlia Mia, non sono indifferente alla tua causa. Questa regola si può adattare anche a questa congregazione”. E indicando il libro con la mano, scomparve. Mi rallegrai enormemente vedendo quanto i santi si interessino di noi e quanta sia stretta l’unione con loro. O bontà di Dio! Come è bello il mondo interiore dato che già qui sulla terra trattiamo direttamente coi santi. Per tutta la giornata sentii vicinanza di questo Patrono, a me così caro»[D, 448].

Un altro episodio che dimostra il suo legame con sant’Ignazio è quello relativo agli esercizi spirituali che fece a Cracovia nella primavera del 1933: «[ ] fino al 27 maggio rimasi a Cracovia. Dato che non avevo un lavoro fisso, ma andavo ad aiutare nell’orto e per varie circostanze lavoravo da sola, ebbi la possibilità per tutto il mese di fare gli esercizi spirituali secondo il sistema dei gesuiti. Benché partecipassi alle ricreazioni comuni, continuai gli esercizi spirituali dì S.Ignazio, durante i quali ottenni molta luce da Dio». [D, 251]. In una nota il curatore del Diario rileva, a tale proposito, che «Durante gli esercizi spirituali che si svolsero dal 20 al 30 Aprile 1933, Santa Faustina fu tranquillizzata dal P .G. [Giuseppe] Andrasz S.J. (1891-1963), che la capì e le diede gli opportuni consigli sul modo di procedere sulla strada delle illuminazioni divine». [D, 141, nota 63]

(10) La Superiora era madre Irena Krzyżanowska. Suor Faustina nel Diario descrive ampiamente il ruolo provvidenziale di questa Superiora, tanto «cara a Dio», che «riceve in modo sorprendente molta luce del Signore per tutto ciò che riguarda questa causa»: «Essa per prima ha autorizzato l’esecuzione dei desideri del Signore, sebbene sia divenuta mia superiora solo due anni dopo l’apparizione. Essa per prima è venuta con me quando si è cominciato a dipingere l’immagine ed ora che si stampano alcune cose sulla Divina Misericordia e si riproducono le immaginette, è stata lei di nuovo che è venuta con me per questa causa. Dio ha disposto singolarmente tutto questo, poiché per la verità l’inizio avvenne a Wilno ed ora la volontà di Dio ha diretto le circostanze in modo tale che la causa si continua a risolverla a Cracovia» [D, 1301]. Ha imparato, suor Faustina, come il Signore stesso ha voluto e vuole che lei, nei momenti importanti, «sia sotto la […] protezione» di madre Irene.

(11) Lo stesso Józef Cebulski, di cui alla nota 7.

(12) «Dalla casa editrice di via Szewska, — scrive la Czaczkowska — le suore giunsero nella Piazza Principale. Faustina, se prima non ne aveva avuto l’occasione, allora vide quel luogo di particolare importanza per tutti i polacchi. Quella piazza enorme, una delle più grandi piazze cittadine d’Europa, circondata da antichi edifici e con al centro l’edificio del Fondaco (Sukiennice), per secoli era stata il cuore della Polonia. Lì i re ricevevano gli omaggi, lì l’esercito della I Repubblica aveva prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione del 3 maggio del 1791, e lì tre anni dopo Tadeusz Kościuszko (1746-1819) aveva dato inizio a un’insurrezione nazionale. La Piazza del mercato di Cracovia ricorda le epoche di splendore e di sconfitte, i cortei funebri dei re e quelli nuziali. Da settecento anni la vita di quel luogo è accompagnata dagli squilli di tromba che vengono dal campanile della chiesa di Santa Maria» [EC, 346-347].

(13) Scrive ancora la Czaczkowska: «In quel tempio entrano le suore per pregare. Non sappiamo se Faustina rimase incantata davanti all’opera geniale del maestro Wit Stwosz (1447-1533)— un altare gotico dorato, scolpito in legno di tiglio, al cui centro l’artista collocò la scena della Dormizione della Santissima Vergine Maria. Sulle ali laterali dell’altare con decine di figure, Wit Stwosz raccontò gli episodi più importanti della vita della Madre di Gesù. A fare da sfondo al lavoro del maestro ci sono le policromie realizzate dei più grandi artisti di Cracovia, Jan Matejko (1838-1893), Józef Mehoffer (1869-1946)e Stanisław Wyspianski (1869-1907). In quell’ambiente di straordinaria bellezza, costruito a gloria di Dio, suor Faustina pensò alla diffusione del messaggio della Misericordia» [EC, 347].

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi