di Grazia e Guido Verna, giugno 2007

9. Lo stendardo

La più antica “chiesa di legno” della Polonia, dedicata a san Michele Arcangelo, non finisce di sorprenderci. Mai avremmo pensato che in essa, per di più in un povero villaggio di campagna, potessero essere racchiusi tanti tesori…

Esterno della Chiesa col Rosario di sassi

Bassorilievo di San Michele Arcangelo

Dopo aver “ascoltato” con il cuore la Sacra Conversazione [1], spostiamo il nostro sguardo sugli altari laterali; ci colpisce quello di sinistra, dove c’è il Corteo delle Damigelle, con la Madonna accompagnata da quattro sante: Caterina d’Alessandria, Barbara, Cecilia, Dorotea, ognuna con il simbolo che la distingue. Si tratta di sculture policrome del XV secolo, semplici, ingenue, ma bellissime. La Madonna, al centro, accenna un sorriso per questa dolce compagnia e tiene teneramente stretto il suo Bambino con i riccioli biondi.

Il corteo della Madre di Dio con le Damigelle

Molto bello è anche il tabernacolo (non più utilizzato da tre secoli) in legno del ‘300 impreziosito, nella sua semplicità, da piccole guglie gotiche. Accanto ci sono le foto della Polonia cattolica, il “papa polacco”, la Madonna di Czestochowa e, un po’ più distante, Gesù Misericordioso. A tutti sembra fare la guardia la statua gotica di San Nicola, anch’essa risalente all’inizio del XV secolo.

L’interno col Tabernacolo, a sinistra
Il Tabenacolo ligneo

Il pezzo più famoso (anche se è solo la copia dell’originale, che si trova a Cracovia) è la tavola di S. Caterina e S. Agnese, la più antica della Polonia, dipinta nel XIII secolo su un’asse di tiglio.

Mentre il prete ci mostra e suona un rudimentale xilofono, dice qualcosa a Zbigniew, che subito ci indica con entusiasmo un tessuto un po’ consunto, incorniciato e protetto da un vetro. Che cosa sarà mai, considerata la sua eccitazione? Quando sappiamo di cosa si tratta riusciamo a capire anche il suo entusiasmo. È uno stendardo del XVI secolo con l’immagine di san Stanisław di Szczepanów. Ma questo non basterebbe a giustificare l’entusiasmo. C’è ben di più:  si tratta dello stendardo che il re Giovanni III Sobieski, il valoroso comandante della cavalleria polacca che permise all’imperatore Leopoldo I di sconfiggere i Turchi nella battaglia di Vienna nel 1683, portò nella “nostra” piccola chiesa dedicata a san Michele — presumiamo come ex-voto, con grande devozione e gratitudine — proprio di ritorno da questa battaglia.

Ci viene da pensare alle ultime pagine del libro di Jan Dobraczyński (1910-1994) dedicato a Giovanni Sobieski [JD]: dalla collina del Kahlenberg, dopo la Messa celebrata da Marco d’Aviano di fronte al quadro della Vergine di Czestochowa, che Giovanni servì come chierichetto, parte l’attacco decisivo e vittorioso contro il numerosissimo esercito turco [2]. Al grido di “Gott mit uns”, i cavalieri cristiani, preceduti dagli ussari e dai corazzieri, irruppero nell’accampamento nemico, riducendo in polvere una potenza che era venuta a portar guerra all’impero e al Cristianesimo.  «Dalla città veniva un interrotto rintoccar di campane, che annunciavano la vittoria. […] Sobieski smontò da cavallo e si sedette sotto un alberello. Lì lo trovarono i comandanti degli eserciti alleati che erano venuti a congratularsi con lui per quel trionfo inusitato. […] Mentre gli altri si lasciavano prendere dall’entusiasmo, lui si mordeva le labbra e ripeteva dentro di sé con umiltà. Veni, vidi, Deus vicit» (JD, pp. 379-380).

La pianeta utilizzata dal Beato Padre Marco d’Aviano nelle due Messe propiziatorie prima della battaglia di Vienna.

Jean Sobieski invia al Papa il messaggio della vittoria

In questo momento vorremo che il passato si facesse presente.

Rincuorati da tante presenze che ci trasmettono forza e speranza, lasciamo la “nostra” chiesa, non prima di aver chiesto al parroco notizie di don Wladyslaw; lui ci risponde in modo un po’ vago, dicendoci che non è più lì.

Addio, S. Michele, nostro angelo protettore, sempre “defende nos in proelio!”

Dopo una breve visita alle altre due chiesette di legno dei dintorni, che troviamo chiuse, riprendiamo la strada verso Cracovia. “You ‘re lucky” ci dice Zbigniew, con una certa meraviglia; ha saputo infatti che Kościół św. Michała Archanioła, la chiesa che abbiamo visitato, è aperta solo la domenica; oggi, sabato, è stata un’eccezione, dovuta al matrimonio. Ma noi sappiamo che S. Michele ci aspettava e perciò ha reso possibile il nostro incontro (dopo tanti chilometri…….)

C’ è tempo ancora per una piccola sosta; il nostro amico, dopo aver fatto gasolio, ci propone un caffè nell’area del rifornimento. Il bar è un po’ isolato, la struttura piccola, molto armoniosa, l’interno è apparecchiato elegantemente, come in attesa di un evento. Ci sediamo nella stanzetta del camino: U Gazdy (si chiama così il locale) offre piatti regionali ed anche la musica che sentiamo è tipica del luogo. Canti di montagna di Zakopane, ci informa Zbigniew. La loro melodia, allegra e spensierata, ci ricorda le musiche tirolesi.

U Gazdi

Ripreso il cammino, ci troviamo improvvisamente in un ingorgo spaventoso, da cui sembra impossibile uscire. Ma il nostro autista è abile e sa come fare, imboccando stradine di campagna, per aggirare l’ostacolo.

In tempi ragionevoli giungiamo in albergo, dove ceniamo (bene!) per poi gustarci la partita dei mondiali “Italia-Usa”. Siamo soli nel piccolo salotto con le poltrone di pelle, per assistere ad uno spettacolo inaspettatamente deludente. Stasera non ci sentiamo calcisticamente fieri di essere italiani. Ma domani è un altro giorno.

(continua)

Grazia e Guido Verna

giugno 2007

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[JD] Jan Dobraczyński, Sotto le mura di Vienna. Il romanzo di Giovanni Sobieski, 3° ediz., Morcelliana, Brescia 2006.

[1] Per comodità, riporto la nota della puntata precedente (la n.8), in cui la Sacra Conversazione veniva così descritta sul sito Internet della parrocchia: «L’altare maggiore. Si tratta di un trittico del primo quarto del XVI secolo, uno dei monumenti più preziosi della pittura gotica su tavola. Il dipinto principale mostra la Madre di Dio con il bambino Gesù circondato da S. Michele Arcangelo con spada e bilancia e S. Caterina d’Alessandria. È una composizione comune nel Medioevo chiamata Sacra Conversazione. Nei quattro pannelli laterali, sono rappresentati a sinistra S. Giovanni Evangelista e S. Stanisław e a destra S. Giovanni Battista e S. Nicola.»

[2] «Le truppe cristiane sono presenti e, alla fine della Messa, Marco d’Aviano grida: “Ioannes vinces”, che in latino significa “Giovanni vincerai”. Ed accade proprio così. Nonostante la sproporzione numerica tutta a vantaggio dei Turchi, mentre Marco d’Aviano corre da una parte all’altra gridando “Gesù e Maria”, le campane suonano a distesa e donne e bambini invocano nelle chiese la Madre di Dio, le truppe cristiane mettono in fuga quello che era considerato il più potente esercito del tempo. Alla sera del 12 settembre del 1683 i Turchi fuggono disordinatamente». (don Roberto Spataro sdb, 11 e 12 settembre 1683, la battaglia di Vienna – Deus vicit!, nel linkhttps://www.allaquerciadimamre.it/storia/466-11-e-12-settembre-1683-la-battaglia-di-vienna-deus-vicit

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