di Grazia e Guido Verna, giugno 2007

6. Santa Faustina: il nuovo Santuario e il vecchio Convento

Dopo la miniera di sale, la seconda tappa di oggi è il santuario dell’Amore Misericordioso di santa Faustina Kowalska. È una meta da noi molto attesa e desiderata, da quando abbiamo conosciuto la santa polacca, tanti anni fa, in un incontro con padre Jozef Bart e le sue suorine, all’Istituto “Beata [ora santa, ndr] Maria De Matthias” di Frosinone, la scuola dei nostri figli. Qualche anno dopo, proprio nella “loro” chiesa di Santo Spirito in Saxia, siamo andati per assistere, vicino al grande dipinto di Gesù misericordioso e alla statua di suor Faustina, ad una messa vetus ordo organizzata da amici. Da allora, la santa polacca, con la sua coroncina e il suo Diario, è diventata una compagna quotidiana nel viaggio della vita.

Oggi non c’è molto traffico e raggiungiamo perciò abbastanza velocemente il luogo in cui l’umile e anonima Faustina, cagionevole di salute, spesso derisa e criticata dalle consorelle, ha trascorso molti anni in un servizio continuo e talvolta logorante [1], ma anche in intima unione con il Signore, che a Płock le aveva chiesto, il 22 febbraio 1931, di far dipingere la Sua immagine Misericordiosa [2], ora presente in tutte le chiese polacche e in innumerevoli chiese nel mondo [3].

Andiamo a pregare davanti alle reliquie di suor Faustina sollecitati anche da queste parole che il “Papa polacco”, in occasione del viaggio apostolico nella sua patria del 1997, rivolse alle suore proprio nel Santuario della Divina Misericordia: «Il messaggio della Divina Misericordia mi è stato sempre vicino e caro. È come se la storia lo avesse inscritto nella tragica esperienza della Seconda guerra mondiale. In quegli anni difficili esso fu un particolare sostegno e una inesauribile fonte di speranza, non soltanto per gli abitanti di Cracovia, ma per la nazione intera. Questa è stata anche la mia esperienza personale, che ho portato con me sulla Sede di Pietro e che, in un certo senso, forma l’immagine di questo pontificato. Rendo grazie alla Divina Provvidenza perché mi è stato dato di contribuire personalmente al compimento della volontà di Cristo, mediante l’istituzione della festa della Divina Misericordia. Qui, presso le reliquie della beata Faustina Kowalska, ringrazio anche per il dono della sua beatificazione. Prego incessantemente Dio perché abbia “misericordia di noi e del mondo intero”» [4]

Il nuovo santuario, come del resto tutti i “nuovi”, ci sconcerta un po’. La sua struttura moderna, dispersiva, impersonale, fredda ed essenziale, non aiuta il raccoglimento. Il campanile, collocato di fronte all’entrata, sembra una torre di controllo per aerei e forse ha una finalità ulteriore rispetto a quella consueta: permettere una visione aerea del panorama, come lasciano intendere le tante persone che si notano sulla sua sommità.

Entriamo in chiesa, e la sensazione avuta all’esterno non diminuisce, anzi si rafforza; all’interno ti senti sperduto, in uno spazio troppo vasto e aperto, che induce alla dispersione e alla distrazione. Cerchiamo di raccoglierci in un angolino, ma è davvero difficile e, un po’ spaesati, cominciamo ad ascoltare la Messa. Alla fine, con una certa piacevole sorpresa, ritroviamo Zbigniew in fondo alla chiesa; evidentemente ha seguito anche lui il rito.

Un po’ delusi dal santuario e con la sensazione che in un luogo così anche suor Faustina avrebbe incontrato qualche difficoltà per concentrarsi nei suoi incontri col Signore, ci avviamo verso il vecchio convento, dove ella visse per molti anni e dove morì [vedi nota 1].

Il Convento


Dettaglio del Convento


Mentre andiamo verso la cappella in cui santa Faustina è sepolta, abbiamo l’impressione di intravedere l’orto che, umile ed operosa, coltivò. Finalmente siamo davanti alla piccola chiesa, che fa corpo unico con il convento. Sulla destra, in alto, il nostro amico ci indica un’ampia finestra con un’esplosione di fiori bianchi: è la camera dove, il 5 ottobre 1938, come è riportato nella lapide sotto i fiori, è morta suor Faustina, fra tante sofferenze, ma anche fra tante divine consolazioni.

La fila per entrare è lunga e noi ci mettiamo ordinatamente per ultimi. Il tempo di attesa è particolarmente efficace per la riflessione: l’aria che si respira è densa di presenze, di pensieri, di immagini. “Gesù confido in Te”: poche parole che racchiudono un universo, che ti propongono il vero significato della vita, che non deludono mai, e ti sorreggono con incredibile vigore. Le ripeto [Gr, ndr], continuamente, mentre sono in fila, rivedendole nella parte inferiore dell’immagine di Gesù misericordioso che abbiamo in cucina, quell’immagine che potrò ammirare fra poco anche qui, nel grande quadro del pittore Hyla [vedi nota 3].

Entriamo in chiesa e immediatamente siamo attratti dai preziosi ex-voto alle pareti. Non li avevamo mai visti così: composizioni d’oro cesellate, disposte a formare ventagli e corone, monili di forme rare, scintillanti, stupende, custodite in teche in legno e vetro, che seguono la forma dei gioielli. Dopo tanto splendore e ricchezza, eccoci davanti ai resti mortali di santa Faustina, sotto il vetro di un inginocchiatoio.

La preghiamo a lungo, affidando alla sua protezione la nostra famiglia e, prima di andar via, ci chiniamo a baciare le sue reliquie e, come noi, Zbigniew, che, sempre di più, sentiamo dei “nostri”. Non c’è tempo, purtroppo, per fermarsi ancora, perché ci aspetta un’altra tappa: Kalvaria Zebrzydowska, l’altro grande santuario polacco insieme a Jasna Gora. Un’ultima preghiera rivolta alla santa e usciamo, portando con noi un senso di grande gioia e di gratitudine per Chi, in fondo, ci ha “obbligato” a farLe visita.

(continua)

Grazia e Guido Verna

giugno 2007

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[1] Suo Faustina, allora ancora Helena, arrivò il 23 gennaio 1926 per la prima volta a Cracovia, nel convento di Łagiewniki, dove il 30 aprile concluse il suo postulandato, con la solenne cerimonia della vestizione nella cappella. Mentre, però, indossava l’abito monastico, aiutata da una suora, svenne perché le accadde qualcosa di straordinario, come racconta nel suo Diario: «Al momento della vestizione, Dio mi fece conoscere quanto avrei dovuto soffrire. Vidi chiaramente a che cosa mi stavo impegnando. Fu questione di un attimo di tale sofferenza; poi il Signore inondò nuovamente l’anima mia con grandi consolazioni». Col nuovo abito e col nuovo nome di Maria Faustina del Santissimo Sacramento, Helena poteva finalmente cominciare i due anni di noviziato, che svolse nello stesso convento, dove fu destinata ai lavori di cucina (fu assegnata alla «cucina delle bambine», quella cioè a servizio dell’annesso istituto delle ragazze, distinta da quella a servizio delle suore) e dove, il 30 aprile 1928, diventò una professa, pronunciando i suoi primi voti temporanei di povertà, castità e obbedienza, che, con cadenza annuale, avrebbe poi ripetuto altre quattro volte, sempre nel convento di Łagiewniki, prima di prendere, dopo cinque anni, i voti perpetui.

Il 31 ottobre 1928, suor Faustina lasciò Cracovia, per tornarci nel 1936 e rimanerci fino al giorno della sua morte (5 ottobre del 1938). Questa volta a Łagiewniki le fu affidata la mansione non più di cuoca, ma di «contadina» addetta ai lavori dell’orto, un ruolo che — malgrado richiedesse una certa fatica fisica che mal si adattava alle sue condizioni di salute sempre più cagionevoli — svolse senza mai lamentarsi e con risultati sorprendenti. Questo periodo di permanenza, dal ‘36 al ’38, fu tuttavia necessario interromperlo tre volte per via della tisi che, debilitandola sempre di più, la costrinse a “riposarsi” prima nel sanatorio di Prądnik, poi a Rabka, sui Carpazi, in una casa della Congregazione, poi di nuovo nel sanatorio di Prądnik.

[2] Gesù in quella apparizione [proprio in questi giorni, ricorrono novant’anni da quella richiesta!] le disse: «Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò come Mia propria gloria» [Diario, 47-48].

[3] Al tempo del viaggio non conoscevamo ancora la storia dell’Immagine, di quella originale di Vilnius (dipinta a Vilnius da Eugeniusz Kazimirowski nel 1933) e di quella più conosciuta e diffusa di Cracovia (dipinta a Cracovia dieci anni dopo, nel 1943, da Adolf Hyla).

La storia dell’immagine originale dipinta da Kazimirowski, così sorprendente e piena di peripezie, si può trovare al seguente link:

[4] Giovanni Paolo II, Discorso alle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, tenuto nel Santuario della Divina Misericordia (Kraków) il 7 giugno 1997, in occasione del viaggio apostolico in Polonia (31 maggio – 10 giugno 1997), riportato nel link seguente:

http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/travels/1997/documents/hf_jp-ii_spe_07061997_sr-faustina.html

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