4. LA PREFAZIONE DEL LIBRO
La costituzione ungherese del 2011
Il libro [CM] si avvale di un’ottima prefazione di padre Serafino Tognetti, in cui si parla anzitutto della funzione quasi messianica dell’Ungheria.
Padre Serafino ricorda anzitutto questo: «Fu il primo re Cristiano, il grande santo Stefano d’Ungheria (…) ad eleggere la madre di Gesù come vera padrona del regno. Con un atto pubblico egli consacrò l’Ungheria alla vergine Maria in occasione della morte del figlio Emeric erede al trono e lo rinnovò in punto di morte il 15 agosto 1038. […] A tutt’oggi il governo magiaro ne segue le orme e ne vive l’eredità. A fronte di un mondo odierno in cui la laicità è diventata una sorta di divinità, la nuova Costituzione ungherese, promulgata nel 2012, inizia con le parole del Preambolo: “Dio, benedici l’ungherese!”». (pp.8-9)

Appena più avanti, scrive che «nei messaggi del Signore a suor Maria Natalia […] si parla di una funzione quasi messianica del popolo ungherese, chiamato a ridare un volto cristiano al mondo intero attraverso la pratica dell’espiazione e della penitenza per i peccati, per preparare quel trionfo del Cuore Immacolato di Maria predetto a Fatima». (p.9)
Leggendo poi per esteso la premessa alla Costituzione Ungherese (25 aprile 2011) cominciava, per me, a chiarirsi ancor di più il vero perché dell’“odio” del maistream verso i politici ungheresi.
«Dio benedica gli ungheresi.
– Noi, membri della Nazione ungherese, all’inizio del nuovo millennio, con senso di responsabilità per ogni ungherese, proclamiamo quanto segue:
– Noi siamo orgogliosi che il nostro re Santo Stefano abbia costruito lo Stato ungherese su solide basi e lo abbia reso parte dell’Europa cristiana mille anni fa.
– Noi siamo orgogliosi dei nostri antenati che hanno combattuto per la sopravvivenza, la libertà e l’indipendenza del nostro paese.
– Noi non riconosciamo la sospensione della nostra costituzione storica a causa delle occupazioni straniere. Neghiamo qualsiasi prescrizione per i crimini disumani commessi contro la Nazione ungherese e i suoi cittadini, sotto le dittature del nazismo e del comunismo.
– Noi non riconosciamo la costituzione comunista del 1949, dato che fece da base alla tirannide, pertanto la proclamiamo non valida.
– Noi concordiamo con i membri del primo Parlamento libero, che proclamarono come prima loro decisione che la nostra libertà attuale è nata con la nostra rivoluzione del 1956.
– Noi riconosciamo come data del ripristino dell’autodeterminazione del nostro paese, perduta il diciannovesimo giorno di marzo del 1944, al 2 maggio del 1990, quando si è formato il primo corpo di rappresentanza popolare liberamente eletto. Noi consideriamo questa data come l’inizio della nuova democrazia e del nuovo ordine costituzionale del nostro paese.
– Noi riteniamo che, dopo i decenni del ventesimo secolo che portarono ad uno stato di decadenza morale, abbiamo un perdurante bisogno di rinnovamento spirituale e intellettuale…».
Tutto era ora terribilmente più chiaro.
La nazione e il cosiddetto sovranismo
Padre Serafino, però, fa un’altra osservazione, tanto ricca di significato quanto completamente dimenticata con i tempi che corrono, avvelenati dal politicamente corretto dominante.
Dice – a qualcuno potrebbe sembrare la scoperta dell’acqua calda, ma in un periodo di siccità e di gelo come il nostro è una scoperta che appare formidabile –: «Il singolo battezzato ha sempre una missione nella Chiesa, ma anche la nazione la può avere. […] Non meravigli tutto questo: il Signore Gesù è il Dio del Cielo e della terra e anche della storia umana. Egli lascia liberi, ma dimostra di avere molto a cuore la vita e la storia dell’uomo nella sua concretezza, nelle sue vicende terrene. Il cosiddetto sovranismo Nazionale è tutt’altro che un disvalore, tanto che persino la parola “patria” è sempre stata giustamente considerata sacra» (p.9).
Per molti di noi non c’è niente di nuovo: sappiamo da tempo, senza mettere in gioco Israele, di come il Cielo affidi ruoli e destini alle nazioni.
Per esempio, ci siamo ricordati spesso di come a Fatima la Madonna avesse ispirato suor Lucia ad aggiungere alla seconda parte del segreto – quello che finiva con «Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace.» – ad aggiungere, dicevo, dopo queste parole, una postilla: «In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc.».
E a santa Faustina Kowalska tante volte il Signore parlò della sua Polonia. Dal suo Diario stralcio solo questo passaggio (D, 1732): «Una volta che pregavo per la Polonia, udii queste parole: “Amo la Polonia in modo particolare e, se ubbidirà al Mio volere, l’innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà il mondo alla Mia ultima venuta”».
5. IL RUOLO DESTINATO ALL’UNGHERIA
Espiazione e penitenza
Ma quello che dirà Gesù a suor Maria Natalia sul ruolo destinato all’Ungheria è ben più sorprendente.
«Già prima che scoppiasse la Seconda Guerra Mondiale Gesù aveva avvisato: “Desidero risparmiare dalla guerra la terra di mia Madre se trovo un numero sufficiente di anime che espiino. Espiate e questo Paese non sarà annientato: io desidero dargli il mio perdono”» (p.91).
E poi prosegue così: «Desidero che il dolce profumo della riparazione nasca da questo paese per salire al mio Cuore. Deve sgorgare dall’Ungheria per estendersi al mondo intero. Io voglio purificare la terra di mia Madre, voglio benedirla e attirarla al mio Cuore» (ibid.).
Ci sono delle condizioni, ma alla fine il premio sarà entusiasmante: «Se il popolo ungherese cessa di offendermi; se cessa i peccati principalmente contro la purezza; se smette di bestemmiare; se gli ungheresi pronunceranno il nome di mia Madre con riverenza; se si pentiranno e faranno penitenza io riverserò le mie grazie con abbondanza su di loro e sul mondo intero» (ibid.).
Gesù conclude con parole emozionanti non solo per gli ungheresi: «Proprio come l’opera della redenzione iniziò nella mangiatoia di Betlemme, allo stesso modo una mia grande opera avrà inizio in Ungheria: la mia vittoria, lo sterminio del peccato, la santificazione delle anime e la sconfitta di satana cominceranno sul suolo ungherese. L’Ungheria ha trovato compiacimento ai miei occhi perché ama e onora mia Madre Immacolata». (pp.91-92)
«La terra di mia Madre»
Perché per Gesù l’Ungheria è «la terra di mia Madre»?
A suor Maria Natalia lo spiegò (nel 1940) la stessa Madre con queste parole: «Il re Santo Stefano ricevette il Paese dal Padre celeste. Poco tempo dopo suo figlio morì ed egli allora donò il Paese a me e io ho accettato questa eredità. Altri paesi mi sono stati consacrati ma solo questo è mia eredità. Nel corso della sua storia l’Ungheria è stata molte volte sottomessa, ma non sarà mai annientata» (p. 91).
Come già ricordato, nel 1031, quando re Stefano perse il figlio Emeric, il suo unico erede al trono, «offrì in eredità alla Vergine l’intero suo regno» (p. 41) e, sette anni dopo, poco prima di morire, il 15 agosto 1038, il giorno dell’Assunzione, re Stefano rinnovò alla Madonna «la consacrazione e l’offerta della Corona, affinché ella vegliasse sulla neonata Chiesa ungherese nei secoli a venire» (p. 41).
Da sempre, peraltro, nel giorno dell’Assunzione la Vergine era onorata comePatrona degli Ungheresi. In Ungheria «il culto mariano, [era profondamente] radicato nel [suo] popolo […] [fino a diventare] da esso inscindibile nel corso di tutta la sua storia: [e fino a diventare] con re Santo Stefano […] regno e dominio di Maria» (ibid.). Il re santo arrivò a «una tale devozione filiale per lei da volere la sua icona ricamata sul proprio manto regale» (ibid.).
Se si vogliono altre prove del particolare e antico “affetto” che nutriva l’Ungheria per la Madre di Gesù basta leggere quanto ha ricordato Claudia Matera, l’autrice del libro di cui stiamo parlando.
«Durante il periodo delle invasioni ottomane nel XVI e XVII secolo, la devozione a Maria Patrona dell’Ungheria era tanto viva da far sì che la bandiera e le monete ne recassero l’effigie. Non solo: nel 1800 il primate di Esztergom, cardinale Schitosvsky, fece coniare medaglie con l’immagine della Vergine; tra le due guerre mondiali (1929-1939) furono coniate le monete dei due pengö recanti l’immagine della Vergine con il Bambino sulle ginocchia; l’inno nazionale ungherese, nato come poesia nel 1823 e musicato poi nel 1844, era un’invocazione a Dio per ottenere la sua benedizione e recava evidente riferimento al cantico mariano del Magnificat.» (p.43).
Aggiungo, continuando la lettura, un’informazione per i nostri amici musicofili, sperando che possa diventare per qualcuno una futura pista di indagine.
«Fu cosa molto particolare che la dittatura atea comunista non riuscisse in nessun modo nell’intento di sostituire questo inno, rassegnandosi a doverlo eseguire musicalmente, pur privato delle parole, e accontentandosi di potervi solamente affiancare l’inno dell’internazionale comunista.
La pietà popolare introdusse la consuetudine di cantarlo anche in chiesa e lo inserì, con devozione speciale, alla fine della celebrazione eucaristica nelle feste e solennità religiose. Questo canto fu ufficialmente definito inno nazionale nel 1990. Le prime parole: “Dio, benedica l’ungherese” sono riprese […] [come abbiamo visto] nel preambolo della costituzione odierna.» (ibid.)
Spero che ora si capisca un po’ meglio perché oggi, l’Ungheria è continuamente offesa e minacciata dall’Unione Europea, cioè da quel tipo di Europa che piace tanto ai nostri governanti.Il perchéè ora evidente: ha osato reintrodurre il Re santo Stefano e la Sacra Corona nella sua Costituzione e ha fatto scelte –diciamo così – “organizzative” chesi scontrano frontalmente con «[…] il progetto eurocratico [che in fondo, come ha scritto Oscar Sanguinetti] è un progetto tecnocratico ma […] [come si sa] non esistono tecnocrati neutri. L’ideologia della tecnocrazia è il democratismo universale […] quella democrazia che livella e appiattisce invece che rispettare le gerarchie sociali e di valore e [invece che] elevare il popolo, rispettandone la volontà, la cultura e l’identità storica [OS]”».
Il Cielo non dimentica
Quella consacrazione alla Madonna della Nazione ungherese fatta dal suo Re santo più di mille anni fa è stata dunque la sua straordinaria assicurazione stipulata con il Cielo.
Il Cielo non dimentica: e se per chi vive nell’eterno mille anni solo poco più che un attimo, cento anni sono meno che un attimo.
Torna in mente, al riguardo, l’apparizione del Sacro Cuore a santa Margherita Maria Alacoque del 17 giugno 1689, quando le fece cinque richieste da indirizzare al Re di Francia Luigi XIV (1638-1715). Ne leggo solo due, non perché sono le più importanti, ma solo per la loro maggiore congruità col nostro discorso: «1. Il Re deve consacrarsi con la sua famiglia al Sacro Cuore e offrirgli pubblici omaggi. 2. Egli deve chiedere ufficialmente alla Santa Sede di autorizzare la Messa del Sacro Cuore e di concedere privilegi per l’universale diffusione di questa devozione. 3. Egli deve far costruire una basilica dedicata al culto del Sacro Cuore. 4. Egli deve porre la Francia sotto la protezione del Sacro Cuore, raffigurandolo sugli stendardi e sulle armi del Regno. 5. Egli deve promuovere nell’intera Europa i diritti di Gesù Cristo come Re dei re e Sovrano dei sovrani».
Il Re non fece nulla,le richieste del Sacro Cuore non furono ascoltate né, tantomeno, ottemperate. Poco più di cento anni dopo, il 21 gennaio 1793, un suo successore sul trono di Francia, Luigi XVI fu ghigliottinato e la Francia e forse anche noi ne subimmo e continuiamo a subirne le conseguenze.
Ci sono due coincidenze che, en passant, vale la pena di far notare, se non altro per rispetto di Chi tesse i fili della storia e le fa capitare proprio perché qualcuno ci faccia caso e ne tragga qualche conseguenza nelle interpretazioni.
La prima. Quando il Sacro Cuore fece, tramite santa Margherita, le cinque richieste al Re di Francia era il 17 giugno 1689. Ebbene, esattamente cento anni dopo, il 17 giugno 1789, il Re di Francia (ora Luigi XVI) “fu spogliato della sua autorità legislativa dall’emergente Terzo Stato, e quattro anni dopo i soldati della Rivoluzione Francese [lo] uccisero […] come fosse un criminale”.
La seconda la ricaviamo da suor Lucia di Fatima ed è, da un certo punto di vista, ancora più interessante. Perché dimostra come il Cielo si ricordi tutto, nel bene e nel male e come gli esiti di certe “disubbidienze” coinvolgano tutti. Suor Lucia raccontò di una comunicazione interiore ricevuta da Nostro Signore per lamentarsi perché la consacrazione della Russia non era stata fatta: «Non hanno voluto ascoltare la mia richiesta! … Come il re di Francia, se ne pentiranno, e la faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori nel mondo, provocando guerre, persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre dovrà soffrire molto» [IL].
6. COSA SI ASPETTA IL CIELO DALL’UNGHERIA (… ma in fondo da tutti noi)
La nascita di un Movimento di Espiazione mondiale; riparazione e penitenza
Cosa si aspettava il Cielo dall’Ungheria – sintesi e immagine del mondo, quindi cosa si aspettava “da tutti noi”? E come bisognava prepararsi?
Suor Natalia racconta: «Ricevetti da Gesù numerosi messaggi per l’Ungheria […] L’essenza dei messaggi è l’esortazione all’espiazione dei peccarti, in particolare quello di incredulità e, secondo il desiderio di Gesù e Maria, all’espiazione è chiamata l’intera umanità»(p.91).
E continua così: «Fate riparazione, fate penitenza. Gesù e Maria desiderano che non solo l’Ungheria faccia penitenza, ma il mondo intero. Gesù richiede un Movimento di Espiazione mondiale che [però] parta dall’Ungheria [ecco lo specifico!], perché la Vergine considera questo Paese come propria particolare eredità» (ibid.).
È sempre più chiaro il perché dell’odio verso l’Ungheria. Se il Movimento richiesto non parte dall’Ungheria sarà difficile per tutti …
Più avanti suor Natalia, come già ricordato, spiega il perché di questa “preferenza”: «L’Ungheria ha trovato compiacimento ai miei occhi, perché ama e onora la mia Madre Immacolata”» (p.92).
Gesù, una volta, le fece addirittura «[…] conoscere il destino dell’Ungheria e del mondo […] [dicendole] che, se l’Ungheria avesse iniziato il Movimento di Espiazione, il mondo intero avrebbe conosciuto la misericordia di Dio» (ibid.).
Ancora più chiaro il perché dell’odio verso l’Ungheria. Se il Movimento richiesto non fosse partito dall’Ungheria, il mondo interno non avrebbe consciuto la misericordia di Dio …
Nella stessa occasione in cui Gesù le fece conoscere «il destino dell’Ungheria e del mondo», suor Maria ebbe da Lui anche un bellissimo “regalo”: durante la preghiera le concesse «di contemplare in visione il magnifico avvenire dell’Ungheria e di tutta la terra, che sarà ottenuto dall’umanità attraverso la Beata Vergine Maria» (ibid.).
In un desiderio del Signore, c’era in felicissima sintesi la definizione del ruolo dell’Ungheria e della sua responsabilità: «Desidero che dall’Ungheria parta la venerazione di Maria come Regina Vittoriosa del Mondo» (ibid.).
L’Opera di Espiazione richiesta dal Signore doveva partire dall’Ungheria.

Le condizioni dell’Ungheria allora … e il nostro oggi
L’Ungheria allora non si trovava, però, in una condizione di “salute morale” particolarmente buona.
Leggiamo questo breve passo. Pensando ad oggi, ci viene qualche brivido: perché, se l’Ungheria poteva godere di un trattamento di favore per essere stata consacrata alla Madonna dal Re Santo, noi qualche timore in più potremmo e dovremmo averlo…
Sentite: «Durante la guerra Gesù mi chiese, di nuovo e con urgenza, l’inizio dell’OperadiRiparazione nei conventi, nei monasteri e nel mondo intero. Vidi la moltitudine di peccati che Gesù non poteva più tollerare. Erano i peccati della lingua, la vanità e l’immoralità. Molti religiosi erano tali solo nell’abito e non nello spirito. Capii che Gesù aveva ragione di chiedere conversione e riparazione. Vidi il mare del peccato nelle città come nei villaggi. Vidi il numero crescente di bordelli nel Paese. Il Salvatore disse che, se queste case di peccato non fossero state chiuse, sarebbe stato ostacolato grandemente nel riversare la sua misericordia sulla nazione. Il Signore chiedeva che le autorità civili ed ecclesiastiche si pronunciassero ufficialmente contro questa immoralità. I postriboli avrebbero dovuto essere chiusi in forza della legge, per la salvezza dei credenti» (p.93).
Gesù aggiunse qualcosa che ancor di più ci dovrebbe far riflettere – ma il consiglio non vale solo per noi –: «Mi fa male che i miei eletti non combattano con tutte le loro forze contro il peccato pubblico. Eppure ho lasciato il tempo di farlo, perciò si impegnino a lavorare contro questi peccati cooperando con le autorità civili, perché i peccati pubblici cessino. Il sangue della guerra che sta scorrendo non è imputabile solo all’odio fra le nazioni, ma è la conseguenza dei peccati del mondo. Ho detto molte volte che desidero compiere grandi cose per la mia Chiesa, ma se le persone non cooperano con me con i loro sacrifici, allora, sebbene io sia onnipotente, non potrò fare molto per loro» (p.93-94).
La frusta di fuoco
C’è un altro passaggio che vale la pena di leggere: «Nello stesso periodo [cioè durante la guerra] vidi in visione il Padre celeste che reggeva nella mano una frusta di fuoco con cui era pronto a punire il mondo impenitente. Capii che era in suo potere annientarlo. Vidi milioni di persone morire, peccatori e innocenti insieme: avrebbe potuto, potrebbe … ma vidi che Dio si sarebbe limitato solo a punirlo. Vidi anche la Santa Vergine che, con i santi e gli angeli del Cielo, era in pianto per il mondo. Gesù stava tra il Padre e la moltitudine celeste implorante. Gesù lanciò uno sguardo sul mondo, poi si voltò verso di me: “Riferisci ai miei preti che proclamino ovunque che, se l’umanità non si converte e non si pente, l’ira di mio Padre non si potrà più evitare: egli punirà questo Paese. La mia parola deve essere accolta in particolare dei preti, perché il loro peccato pesa molto di più di quello dei laici”». (p.94)
«Nel 1944 Gesù tornò a dire: “Voglio dire alla Chiesa che una terribile punizione sarà inflitta ai tre quarti dell’umanità, a causa del peccato delle anime a me consacrate”. Gesù si riferiva non al numero dei peccati ma alla loro gravità. Allo stesso tempo Gesù si lamentava del fatto che l’Opera di Espiazione a livello mondiale tardasse iniziare. Tutte le volte che parlava dell’Ungheria il Signore mostrava il desiderio di salvare il mondo intero con l’Operadi Espiazione che lì doveva avere origine, per donare al mondo un’era di pace e felicità.» (ibid.).
7. IL DECIMO CAPITOLO, DEDICATO AL CLERO.
Le sofferenze di Gesù: «Questa è l’ora vostra; la mia sta arrivando»
C’è un capitolo del libro, il 10, in cui si fa riferimento al clero. È durissimo…
Comincio con una specie di “curiosità” del tutto inattesa, ma sulla quale forse faremmo bene a riflettere tutti: «Nel 1944 Gesù mi disse: “Molti preti mi offendono, perché indeboliti nella loro volontà anche a causa delle attenuazioni della pratica dell’astinenza dalle carni il venerdì. Tutti e non solo le anime consacrate devono avere questa abnegazione. La mia Chiesa deve sapere che, quando diminuisce lo spirito di abnegazione, aumentano i peccati e la perdita delle anime.”»(pp.132-133).
Così come dovrebbe riflettere il clero su questo invito di Gesù diretto esplicitamente a loro: «Il Salvatore invitò i preti a predicare le verità divine anche ai capi politici, perché la lotta contro il peccato dipende molto dalla loro influenza, altrimenti il mondo sarà annientato a causa del peccato.» (p.139).
Più avanti, c’è un’altra visione che dovrebbe indurre tutti a qualche meditazione: «Vidi il volto di Gesù molto sofferente e pieno di ferite. Mi disse: “Guarda come soffro per i peccati della lingua. Dì al tuo confessore di affiggere questo testo alle pareti del monastero: ‘O anime consacrate, la vostra lingua é più affilata di una spada. Ogni colpo che ricevo è più doloroso di quello di un pugnale. In un solo giorno in un convento ricevuto sessantaquattro colpi per peccati della lingua. Che cosa ho fatto per meritarlo? Procuratemi consolazione e riparazione. Datemi i vostri cuori affinché non abbiate a subire anche voi le stesse ferite di spada’» (ibid.).
I peccati della lingua… Parlar male di qualcuno o anche parlar bene dei “cattivi”?
Ma c’è qualcos’altro che fa soffrire Gesù. «In un’altra occasione Gesù disse: “Mi fa soffrire maggiormente sapere che un’anima sacerdotale ostacola la mia azione benefica con i suoi dubbi e il suo scetticismo che vedermi assalito a colpi di spranghe di ferro da migliaia di altri anime non sacerdotali. […] È ora che comprendano le conseguenze della loro durezza di cuore.”» (p.147)
Poi ai «preti che lo tradivano»lancia un avvertimento: «Vidi alcuni religiosi in Roma e anche alcuni vescovi che agivano contro Gesù. Gesù sapeva e per questo soffriva. Ma vidi che sopportava con pazienza e aspettava. Parlando dei preti che lo tradivano diceva: “Questa è l’ora vostra; la mia sta arrivando.”» (p.148).
Infine, sempre rivolto ai sacerdoti, da loro un consiglio e una lezione: «In verità vi dico: “Troverete ciò che cercate. Il pane quotidiano è tutto ciò che vi serve per la vita corporale e non ne dovete ringraziare la natura, che è al vostro servizio per la vostra vita, ma dovete ringraziare il Signore della natura. Se adorerete la natura sparire te con lei. Non siate vittime della natura. Dovete riconoscere me in ogni cosa. Imparate a vedere la mia bellezza nella bellezza della natura. Quando la natura rinasce nella sua gioiosa bellezza, gioite in me, perché io sono l’inizio e la fine di tutte le cose. Si agirete così comprenderete che io sono l’origine di tutte le cose e che nulla è stato creato senza di me”». (p.154)
I due grandi Papi
E dire che il Cielo ce l’aveva messa tutta per aiutarci. Sentite cosa dice Gesù a suor Maria Natalia su due papi, Pio XII e san Giovanni Paolo II.
A proposito di Pio XII, suor Maria Natalia ci racconta anche un episodio degno di menzione: «Un giorno, durante la seconda guerra mondiale, Gesù espresse la sua preoccupazione su Roma: “È mia volontà che tu faccia pervenire al mio figlio benedetto, il papa, il messaggio di non lasciare il Vaticano. Se lo lascia, il demonio lo distruggerà immediatamente, ma se resta al suo posto proteggerò il Vaticano”. Il messaggio fu fatto pervenire e il papa rimase in Vaticano. Una bomba cadde, difatti, su Castel Gandolfo, dove il Santo Padre aveva avuto l’intenzione di recarsi».(p.150)
L’”affetto” e la stima di Gesù verso Pio XII viene descritto subito dopo, insieme al racconto di una visione straordinaria e commovente da cui si evince il perché di tale “affetto” e di tale stima. «Mi disse Gesù: “Figlia mia, in passato ho detto al mondo che in questo tempo avrebbe regnato un papa che sarebbe stato angelico, che avrebbe vissuto una vita santa. La sua umiltà, la sua santità e la sua vita di penitenza in favore dell’umanità mi ha indotto a spargere la mia grazia sul mondo intero”. [Ed ecco la visione:] Una volta vidi il Salvatore che asciugava le lacrime sul volto del santo padre, lacrime che il papa versava per i peccati del mondo. Fu per me una esperienza commovente. Avevo sempre amato e rispettato il santo padre, ma il mio affetto e il mio amore per lui aumentarono grandemente da quando Gesù mi rivelò parecchie cose su di lui» (ibid.).
Subito dopo suor Maria Natalia racconta di un messaggio di Gesù da recapitare a Pio XII, con una descrizione della situazione romana impressionante ma anche con la soluzione: «Gesù mi dette questo messaggio per il papa: “Figlio mio, figlio mio benedetto, sono vicini alla tua città coloro che combattono contro la verità e distruggono la vera vita. Posiziona guardie alle porte di questa città, per impedire un ulteriore ingresso di animali malefici. In mezzo al tuo arduo lavoro [Ecco la soluzione] solleva il tuo sguardo a mia Madre Immacolata, afferra la sua mano materna e ne otterrai nuovo vigore. Lei ti condurrà verso la montagna del trionfo, il luogo dove i miei discepoli assistettero alla mia trasfigurazione. Fidati di lei: ho posto il mio potere e il mio regno nelle sue mani”.» (pp.150-151).
Se a suor Maria Natalia Pio XII era stato “raccomandato” dal Gesù, per san Giovanni Paolo II si mosse la Madre: «Nel 1985, mentre sul soglio pontificio sedeva papa Giovanni Paolo II, la Vergine mi donò questo messaggio: “[…] Aiutatelo nella sua opera sovrumana [di riunire i cristiani, ndr]. Egli è veramente un degno vicario del mio Santo Figlio: vive totalmente per Cristo. Egli è totalmente mio e io sono totalmente sua con il mio materno amore”» (p.181).

(continua)
Guido Verna
2020
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[CM] Claudia Matera, Rivelazioni profetiche di suor Maria Natalia Magdolna. Mistica del XX secolo, Sugarco Edizioni, Milano 2019. Tutti i riferimenti con la sola indicazione di pagina rimandano a questo libro.
[IL] Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 464, Filhos, Ltda., Oporto 1973, cit. in Antonio A. Borelli Machado, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, traduzione di Giovanni Cantoni, nel sito web
Una nota esplicativa (la n.26), apposta alla citazione dall’autore dello scritto appena menzionato, si può leggere: «Allusione alla promessa di Nostro Signore a Luigi XIV, attraverso santa Margherita Maria Alacoque, di dargli la vita della grazia e la gloria eterna, come pure la vittoria su tutti i nemici, se il re si fosse consacrato al Sacro Cuore e lo avesse fatto regnare nella sua reggia, dipingere sui suoi stendardi e incidere sul suo stemma. La richiesta così formulata dal Signore non era stata ancora accolta quando, nel 1792, prigioniero nella Torre del Tempio, Luigi XVI fece voto di consacrare solennemente al cuore di Gesù la sua persona, la sua famiglia e il suo regno, se avesse recuperato la libertà, la corona e il potere regale. Ormai era tardi: il re usci dalla prigione soltanto per andare al patibolo.»
[OS] Oscar Sanguinetti, Un’altra nazione europea [Ungheria] “normalizzata”?, Blog Il Sestante,4 gennaio 2012, sul sito web https://il-sestante.blogspot.com/2012/01/agazzi-ci-siamo-e-ora-il-turno.html?fbclid=IwAR2U-q6T-hSsp9LjSq5-7lCoAthgt7fOQRbsZp9GmQggN4Gioyf-f5OJ2aQ
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