Il rapporto fede e ragione o meglio la questione del valore della ragione umana posta dinanzi alla Rivelazione divina interessa particolarmente, quella disciplina che si chiama Teologia fondamentale e che ha come sua parte specifica l’apologetica nel senso forte di <<render ragione della speranza che è in voi>> (1Pt3,15). L’Apologetica è una scienza relativamente recente. Risalgono al XV e XVI secolo i primi trattati sistematici che con continuità affrontano l’oggetto di studio che è la  credibilitas et credentitas revelationis christianae. Tuttavia sin dagli inizi gli apologeti hanno considerato modello e principio della difesa scientifica della fede cattolica la Summa contra Gentiles seu liber de veritate catholicae fidei di San Tommaso d’Aquino e all’Angelico Dottore particolarmente si sono ispirati per sviluppare i loro argomenti dialettici. Come ricorda A. Lang:

«La giustificazione e motivazione sistematica della fede è stata intrapresa soltanto nell’epoca moderna, dopo l’Illuminismo»

Per chiarire meglio la questione dell’origine della vera e propria trattazione apologetica bisogna tuttavia distinguere questa dalla Apologia, e gli apologisti (specie i padri dei primi secoli del Cristianesimo) dagli autori dei veri e propri trattati di apologetica o Teologia fondamentale. E’ risaputo infatti che apologie delle singole verità della fede cattolica o difese critiche contro le obiezioni dei non cattolici vi si trovano già nella immensa gamma della letteratura patristica e antico-cristiana. Tuttavia l’Apologia si distingue dalla Apologetica propriamente detta perché se essa argomenta a favore di una o più verità di fede o dei costumi cattolici, l’Apologetica sistematicamente verte sulla difesa critica della stessa razionalità della fede cattolica, in sé stessa considerata, prendendo in esame i cosiddetti preambula fidei e i cosiddetti motiva credibilitatis e insistendo pertanto non solo sulla non contraddizione tra i principi della metafisica e della ragione naturale e dati della Rivelazione Divina ma addirittura sulla presupposizione implicita di tali verità di ordine naturale da parte della Vera Religio, mettendo in evidenza quei segni che di per sé ed in maniera del tutto oggettiva fanno risalire dalle caratteristiche intrinseche della Chiesa e della fede cattolica al suo Autore divino, a Dio fonte e garante assoluto della dottrina cattolica, e pertanto della sua credibilità. Come dice Giuseppe Falcon (Manuale di apologetica, p. 17):

«L’apologetica … trae la sua ragion d’essere dalla necessità di dare una base razionale alla fede dei credenti. Essa dovrebbe esistere anche se, per ipotesi, tutti gli uomini del mondo fossero cattolici»

In tal senso, come sottolinea padre A. Gardeil O.P. (si veda La credibilité et l’Apologetique), tutto ciò che non si riferisce alla credibilità, ai suoi presupposti logico-metafisici e ai suoi segni (motiva) non rientra nell’Apologetica. In sostanza tale disciplina si configura quale scienza il cui oggetto materiale è l’insieme del dogma cattolico in sé stesso considerato ( ossia in virtù dell’ olismo dogmatico,  veritativo), mentre l’ oggetto formale è la credibilità di questo dogma, e il cui motivo o principio di conoscenza è la ragione diretta non intrinsecamente ma estrinsecamente dalla fede. In altri termini l’Apologetica studia la razionalità della fede cattolica presa nel suo insieme e nella sua radice di atto di fede in una Divina Rivelazione per dimostrarne la veridicità fondamentale. Essa non vuole dimostrare la verità intrinseca dei dogmi ossia dei contenuti della fede (cosa impossibile in quanto i Divini Misteri trascendono la finita intelligenza umana), ma la loro evidente assoluta credibilità e “credentità” (dal lat. Credenda est ossia l’evidente necessità logica e morale di dovervi credere). E’ a questo proposito che in Verità della fede  Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ad esempio, spiega che:

«Bisogna dunque distinguere, per non errare, la verità della fede dalle cose della fede. La verità della fede è manifesta alla nostra ragion naturale, ma non già le cose della fede. Perciò ella si chiama luce tra le tenebre; mentr’ella è insieme oscura e chiara.»

(continua)

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