di Guido e Grazia Verna

1. Dopo il segnale di pietra che ci ha fatto trovare in fondo alle scale del “santuario verticale” di Mariastein [1], il nostro tour operator celeste ce ne manda un altro – ben più cogente del primo e, a suo modo, puntuale – per sollecitare la nostra visita alla Madonna dei Bisognosi.

Le lapidi presso il Santuario di Mariastein

Mentre andiamo in auto verso Roma in preda a una certa preoccupazione per qualche problema relativo alla futura nascita del nostro quinto nipote, quando ci troviamo a tre o quattro chilometri dal bivio per L’Aquila, arriva la telefonata della consuocera, che ci comunica che si è tutto felicemente risolto.

La freccia a destra è un gesto quasi automatico: ora è diventato  – o almeno sentiamo così – obbligatorio seguire quel promemoria di Mariastein scolpito sulla pietra e andare a ringraziare la nostra Madonna per affidarLe il bimbo che tra alcuni giorni nascerà …

2. Dal mio paese d’Abruzzo, Civitella Roveto in provincia de L’Aquila, partivano ogni anno le “compagnie” di pellegrini per Pereto, dov’è il Santuario della Madonna dei Bisognosi – che in dialetto si chiamava la Madonna degli Abbisognosi –, e per Vallepietra, dov’è invece quello della Santissima Trinità. Per noi bambini i componenti delle “compagnie” erano una specie di “eroi”… tante ore di cammino, di notte, con qualsiasi tempo, tutte le montagne da superare … Li andavamo ad aspettare, al loro ritorno, all’ingresso del paese, ammirando le girelle colorate, i cappellini, i fazzoletti variopinti al collo … quando saremo grandi ci saremo anche noi, pensavamo, verremo anche noi a fare il pallegrinaggio a piedi …  torneremo in paese anche noi dietro lo stendardo e canteremo festosi e soddisfatti gli stessi inni… 

La Madonna dei Bisognosi

Lungo la stradina che da Rocca di Botte (in questo Comune, oltre che in quello di Pereto, ricade la proprietà su cui è edificato il complesso del Santuario) sale su, fino ai mille e più metri della chiesa, i ricordi lentamente vanno sfumando, per lasciare il posto a un retropensiero (data la distanza dal mio paese, non è che per arrivare fin qui fosse previsto un tratto in autobus? ma non lo ricordo più…) e a una domanda decisamente più impellente e prosaica: ci sarà un bar con qualcosa da mangiare al santuario? Perché sono quasi le tre e l’unico, piccolo ristorante di Rocca di Botte era pieno … e poi era già tardi per la cucina, come poco prima ci aveva detto sconsolatamente la gentile proprietaria.

Davanti al Santuario non c’è nessuno, ma le macchine parcheggiate e un bambino che gioca in solitudine lasciano ben sperare. Proviamo a bussare alla porta da cui, nel lungo fabbricato del convento attaccato alla facciata della Chiesa, provengono molte voci allegre. Viene ad aprirci un frate che ci invita ad entrare, affidandoci ad un signore giovane e cordiale, al quale chiediamo subito se nelle vicinanze c’è possibilità di mangiare qualcosa. Ci risponde con un largo sorriso: «Dovete pranzare? Allora venite con me, oggi c’è festa per il compleanno di un amico». Scopriamo così che nel Santuario vive una comunità di laici, che s’è formata intorno a un santo frate francescano: proprio quello che ci aveva aperto! Sempre sorridente, il nostro ospite ci porta nel refettorio, dove tutta la comunità, allegra e ciarliera, ci accoglie fraternamemente nel clima festoso. Conosciamo la moglie del nostro squisito “padrone di casa” – il loro figlio l’abbiamo conosciuto prima: era il bimbo che fuori giocava da solo. Tutti hanno già mangiato. Sono al dolce, ma ci aspettano. Ci fanno mettere rapidamente in pari: bucatini all’amatriciana, carne panata e patatine fritte… e finalmente anche noi siamo pronti per il dolce; e ci tocca pure lo spumante e il caffè.

3. É tempo di andare a far visita alla Madonna col Bambino per ringraziarLa di tutto. La chiesa, del XVIII secolo e ad una sola navata, è piccola ma non piccolissima. La “nostra” statua – di legno chiaro e di dimensioni modeste – sta sull’altare, in una nicchia ricavata sopra il ciborio; ma non è quella originaria bensì una copia realizzata tra i secoli XII e XIII, come si può leggere nell’elegante pubblicazione di Angelo Calvani che ci viene proposta e che sarà la nostra “guida“del Santuario. [2]

Ha una lunga storia che un antico libro – edito nel 1687 e scritto dal cappellano di allora, don Giuseppe Vetoli – fa cominciare così: «Nel Territorio della Città di Siviglia in Spagna al lito del Mare assai vicino alla Città, era nel quinto secolo una magnifica Chiesa dedicata alla gloriosa Vergine MARIA, ed in essa una Imagine di rilievo in legno di olivo col Figlio in braccio, detta S. MARIA de’ Bisognosi: Gran concorso vi era di gente di lontani Paesi, e di tutti i contorni, ed aveva molti Divoti per grazie ricevute, tra quali era un Gentiluomo Sivigliano, detto Fausto, con sua Moglie Elfustia, ed un figliuolo unico loro detto Procopio, sopra tutti di quel Paese divotissimi, che in tutti i bisogni temporali e spirituali, sempre ricorrevano a Lei per aiuto» [3]  .

La copertia dell’Istoria

Il racconto delle origini dell’«Imagine di rilievo in legno di olivo col Figlio in braccio», benchè riferito «quasi ininterrottamente dal Mille a oggi» [4], è però da assumersi come leggendario e non storicamente ben fondato, se non altro perché nella citata Istoria si descrive un esercito saraceno che nell’anno 606 – quindi, più di cent’anni prima della conquista musulmana di al-Andalus ai danni dei Visigoti che sarebbe avvenuta solo nel 711 – dall’Africa «mosse […] contro il Cristianesimo, alla volta di Spagna», per cui si dovettero armare molte navi da Siviglia per affrontare il nemico in mare e impedirne lo sbarco.

Aggiungo, en passant, un altro elemento che da turista non sono riuscito a risolvere: la coincidenza nell’anno 610, sia della «di Lei traslazione» (così come riportato nel titolo dell’Istoria) sia del regalo del Crocifisso al Santuario da parte del papa Bonifacio IV, a seguito di una grazia ricevuta. In quell’anno, peraltro, accaddero anche altri fatti di qualche significato: morì l’imperatore bizantino Foca, che aveva donato il Pantheon allo stesso Pontefice e che questo aveva convertito in basilica cristiana, dedicandola alla Madonna col titolo di Santa Maria ad Martyres; e il profeta Maometto, sulla collina di Hira, vicino La Mecca, ricevette, durante una notte, “La Rivelazione” da parte dell’arcangelo Gabriele.

Il sogno di Papa Bonifacio IV

(continua)

Guido e Grazia Verna

Agosto 2018

[1] Cfr. il mio Mariastein, il santuario verticale in

[2] Cfr. Angelo Calvani, Santuario della Madonna dei Bisognosi, p.5:

«[Al XII e XIII secolo] appartiene anche l’esecuzione delle due principali immagini oggi conservate e venerate nel Santuario. (…) due sculture in legno, una statua della Vergine e un Crocifisso»

[3] Giuseppe Vetoli (don), «Istoria della miracolosa imagine di S.Maria de’ bisognosi, portata dalla Spagna in Italia, detta poi la Madonna di Monte Carsoli, nella quale si descrive la di Lei traslazione seguita nell’anno 610», Giovanni Maria Salvioni, Roma 1720, in https://books.google.it/books?id=KEr8EIIGC28C&hl=it

Tutte le citazioni che non presentano indicazioni fanno riferimento a questa Istoria.

[4] Paola Nardecchia, Il Santuario della Madonna dei Bisognosi, inhttps://web.archive.org/web/20160916191028/http://www.roccadibotte.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=46&phpMyAdmin=qBASWAl68bwIy82Asn-UUmS0EFf

Il disegno e la relativa spiegazione sono tratti da Santa Maria dei Bisognosi: la tradizione, a cura di Massimo Basilici, Roma 2010, in

http://www.pereto.info/documenti/bisognosi/Madonna-dei-bisognosi-legenda-bozza.pdf

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