di Guido e Grazia Verna
1. Percorrendo l’autostrada che collega Innsbruck a Salisburgo, la perentoria imponenza della fortezza di Kufstein aveva più volte generato in noi il desiderio di visitarla, ma, per un motivo o per un altro, non era mai stato possibile. Quest’anno, invece, interrompendo per un giorno il nostro soggiorno estivo nella Stubaital e accompagnati da due coppie di amici, abbiamo deciso di realizzarlo, spinti anche dalla scoperta di uno straordinario santuario mariano ubicato nelle vicinanze: quello di Mariastein.

Sapevamo che Kufstein non era solo la fortezza con i maestosi monti del Kaiser, i Kaisergebirge, a fare da sfondo, posta strategicamente laddove la valle dell’Inn si restringe e il Tirolo diventa Baviera, ma era anche una deliziosa cittadina, morbidamente adagiata sulle rive di un’ampia curva del fiume che sembra abbracciarla.

In più, avevamo scoperto che la canzone che da tanti anni sentivamo suonare e cantare in ogni festa tirolese e che avevamo sempre immaginato come un inno del Tirolo, in realtà era intitolata Kufsteiner Lied, era cioè dedicata proprio a Kufstein, che, nel refrain, veniva definita “la perla del Tirolo”.
2. Ma l’obiettivo musicale non era sentire il Lied nella terra d’origine,bensì uno molto più coinvolgente: mentre eravamo nella fortezza, volevamo ascoltare il quotidiano concerto di mezzogiorno dell’Heldenorgel, l’”Organo degli Eroi”. Si trattava di uno strumento grandioso, costituito da 4.307 canne e da 46 registri – diventati rispettivamente 4.948 e 65 nella revisione del 2009 – , che lo classificavano come l’organo a cielo aperto più grande del mondo. La sua peculiarità era tuttavia un’altra: la tastiera era situata ai piedi della fortezza, a più di cento metri dalle canne! Con tutte le conseguenti difficoltà per il povero suonatore, che poteva sentire solo con notevole ritardo le note emesse, che intanto si diffondevano non solo nella fortezza, ma anche nelle vie della città.

Riusciamo ad arrivare in tempo per sentire questo concerto sui generis. Quando saliamo sulla Festungsbahn, la Kaiser Maximilian Funicular, la ripidissima funicolare che collega la città alla Fortezza, l’orologio sul campanile della chiesa di san Vito segna le 11.30.

All’arrivo, l’evidente scritta Heldenorgel sopra la porta gialla e nera ci indica con chiarezza dove andare. Entriamo nella Bürgerturm, la Torre dei cittadini, in un auditorium altrettanto sui generis, costituito da una stanza circolare a due livelli collegati da una scala metallica. Prendiamo posto sulle panche predisposte tutt’intorno: il concerto può cominciare. Lo ascoltiamo in stupito silenzio, mentre ammiriamo la perfezione dei legni del tetto conico, delle travi e del pavimento del livello superiore; ma, soprattutto, mentre osserviamo affascinati il misterioso movimento di una sorta di lunghi pedali orizzontali, sempre in legno, che modulano quelle note musicali che non rasserenano soltanto noi, ma vanno a rasserenare anche “fuori”, fino a sei chilometri (almeno così è scritto nelle guide). Immaginiamo, perciò, che dalla Bürgerturm planino dolcemente anzitutto sull’Inn, che proprio là sotto fluisce lentamente. Ma immaginiamo che planino con delicatezza anche sulla città, rendendo ancora più incantevole il vicolo Römerhofgasse, mentre si insinua sotto l’affascinante camminamento che unisce l’antica trattoria Auracher Löchl col palazzo prospiciente e che contiene l’unico tavolo del ristorante più piccolo del mondo.

Il concerto di soli quattro brani dura circa un quarto d’ora, un tempo comunque sufficiente per fissarne il ricordo in modo indelebile. Prima di uscire dall’“auditorium”, visitiamo il suo livello superiore, anzitutto per ammirare un lucidissimo organo di legno chiaro, protetto da una vetrata, e una serie di antichi bersagli circolari deliziosamente dipinti, che ricordano i vari raduni degli Schutzen; e poi per “leggere” – si fa per dire, perché “leggiamo” solo con l’aiuto di Google translate – due pannelli, uno con la storia delle compagnie dei Kaiserjäger tirolesi, l’altro con quella del Dipl.Ing. Max Depolo, Initiator der Heldenorgel. Era il 1926, quando, in una riunione dei Kaiserjäger tirolesi alla Gasthof Zum Goldener Hirsch di Kufstein, il maestro di Innsbruck Max Depolo – che aveva composto la loro canzone –, ammirando la torre della fortezza da una vetrata della sala da pranzo della Gasthof, se n’era uscito a voce alta con queste parole: «Sarebbe bello allestire un grande organo proprio lì!». Fu, si potrebbe dire, la “frase di nascita” dell’Heldenorgel, l’”Organo degli Eroi”. L’anno successivo i Kaiserjäger lanciarono una sottoscrizione. E cinque anni dopo, nel 1931, l’organo, realizzato dal mastro organaro Oscar Walcker, fu finalmente inaugurato con una grande celebrazione in onore dei caduti della Prima guerra mondiale.
3. Lasciamo l’auditorium sereni e soddisfatti: ora c’è da visitare la fortezza. Un piccolo corteo matrimoniale, con la sposa vestita in abito lungo bianco, ci sorprende all’uscita. E poi … la spianata dei cannoni, la scontata zona delle torture, una buona birra nel cortile all’ombra di grandi platani, il museo tirolese con tanti Crocifissi in legno e i consueti ritratti di Andreas Hofer… e poi … ci aspetta una nuova sorpresa musicale: entriamo in una stanza dove, appeso alla parete, troviamo un pannello con la scritta “Stille Nacht” – Stätten in Salzburg und Tirol sotto la quale è raffigurata un’essenziale cartina, appunto, del salisburgese e del Tirolo, su cui sono indicati con un numero nove paesi; più in là, su un armadietto di legno chiaro, troneggia un monitor su cui passano le immagini e i suoni dedicati alla canzone natalizia più famosa al mondo.

I nove paesi segnalati, a prima vista, ci dicono poco, tranne Oberndorf, che è possibile incrociare ogni anno a Natale per via della sua deliziosa chiesa dedicata a San Nicola, dove per la prima volta, il 24 dicembre 1818, si suonò e si cantò “Stille Nacht! Heilige Nacht!”. Ricorre quest’anno il duecentenario di quella prima volta! Ecco, allora, il perché di quella cartina!

Gli altri otto paesi – lo scopriamo dopo una rapida ricerca su Internet – sono legati anzitutto agli autori della melodia, cioè al sacerdote Joseph Mohr (1792-1848), il “paroliere”, e all’insegnante di composizione Franz Xaver Gruber (1787-1863), il “compositore”. Don Joseph era nato a Salisburgo, a Mariapfarr im Lungau, il paese del padre, aveva svolto per la prima volta il suo servizio sacerdortale e a Wagrain era morto. Gruber, dal canto suo, ad Arnsdorf aveva composto la melodia, mentre ad Hallein, prima di morirci, era stato a lungo direttore del coro, corista e organista della parrocchia.
4. Ma che nessi avevano con “Stille Nacht” Kufstein nell’Inntal e Fugen e Kapfing nella Zillertal? Lo sapremo solo la sera, nel nostro hotel, attraverso una più attenta ricerca sul consueto Internet. Nel castello di Fugen le melodia fu suonata e cantata davanti al Kaiser Francesco I d’Austria (1768–1835) e allo Zar Alessandro I di Russia (1777-1825), mentre a Kapfing aveva casa e laboratorio Karl Mauracher (1789-1844) di un’antica famiglia di costruttori d’organi della Zillertal e lui stesso ungrande costruttore e riparatore. Karl andò più volte a Oberndorf per riparare l’organo della sua chiesa, al quale, secondo un racconto popolare, i topi avevano rosicchiato il mantice, tanto che, in quel 24 dicembre 1818, fu necessario accompagnare l’inno natalizio più famoso del mondo con una chitarra. Forse quella dei topi rosicchiatori è solo una leggenda, forse é più verosimile l’ipotesi che l’organo si fosse rotto o fosse incompleto o addirittura che fosse da installare: comunque sia, il signor Mauracher fu costretto molte volte a recarsi in questa chiesa del salisburghese. Fu in una di queste visite che trovò una copia della composizione, ottenendo il permesso di portarla con sé. Ma la Zillertal, dove Karl, come già detto, aveva casa e laboratorio, era «terra di commercianti e cantanti folk giramondo». E fu grazie a due di queste famiglie- i Rainer e gli Strasser, per la precisione –che Stille Nacht! Heilige nacht! si diffuse ovunque, fino a diventare la colonna sonora preferita nelle feste di Natale di tutto il mondo, patrimonio universale dell’Unesco, con il testo tradotto in circa trecento lingue.
Divenne tanto famosa e apprezzata da essere considerata a lungo opera, di volta in volta, o di Haydn o di Mozart o di Beethoven. Il povero Franz Gruber rivendicò invano presso le autorità musicali di Berlino la sua paternità “compositiva”: era talmente sconosciuto che la controversia rimase in piedi per molti anni, fino a quando non fu ritrovato e riconosciuto autentico un accordo della melodia che era stato di don Joseph, sul quale il “paroliere” aveva scritto “Melodie von Fr. Xav. Gruber“.
Benché sia agosto, ci portiamo nel cuore le note di questa melodia natalizia, mentre scendiamo con la funicolare per tornare al parcheggio. S’è fatto tardi e bisogna ripartire, perché abbiamo un secondo appuntamento: a Mariastein, a poco più di dieci chilometri da Kufstein e sulla strada verso “casa“, nella chiesa del Castello, la miracolosa “Madonna gotica” ci sta aspettando.
Agosto 2018
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