di Guido Verna

11. Perché un Re Bambino?

Mi sono poi chiesto, come tutti, perché si rappresenta un Re Bambino.

Ho letto molte risposte intelligenti e profonde, a cominciare da quelle del Regnante Pontefice, che in occasione del suo viaggio a Praga (26-28 settembre 2009), nella visita prioritaria alla “statuetta” nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, ha affermato che «L’immagine del Bambino Gesù fa subito pensare al mistero dell’Incarnazione, al Dio Onnipotente che si è fatto uomo, ed è vissuto per 30 anni nell’umile famiglia di Nazaret, affidato dalla Provvidenza alla premurosa custodia di Maria e di Giuseppe. […] L’effigie del Bambino Gesù, con la tenerezza della sua infanzia, ci fa inoltre percepire la vicinanza di Dio e il suo amore. Comprendiamo quanto siamo preziosi ai suoi occhi perché, proprio grazie a Lui, siamo divenuti a nostra volta figli di Dio» [20].

O come quelle che possono trarsi dall’omelia del Card. Tarcisio Bertone pronunciata nel Santuario di Gesù Bambino di Praga ad Arenzano, a conclusione del centenario della sua fondazione (6 gennaio 2009), secondo cui «come i Magi anche noi per riconoscerne la divina regalità dobbiamo piegare la nostra intelligenza ed aprire il nostro cuore. Dinanzi a lui sentiamo che la vera grandezza umana è “farsi piccoli”, scopriamo la bellezza paradossale della “piccola via dell’infanzia evangelica”, comprendiamo che non è grande colui che è potente perché ricco e assetato unicamente di umani e terreni successi, ma colui che si fa “piccolo” per virtù; colui che conserva l’animo di un bambino, ricolmo di amore e di riconoscenza. E’ la via dell’umiltà che rifugge dalla superbia, della semplicità che rinuncia all’’orgoglio e all’egoismo, della disponibilità che s’oppone alla volontà di potere e di possesso, la via della fiducia in Dio Padre piuttosto che la sicurezza in se stessi» [21].

O come quelle, per esempio, riportate sul piccolo libro da me utilizzato come guida, che riflettono sul Bambino come promessa di Dio [22].

O ancora come quelle scritte da una pediatra — «[…] la devozione a Gesù Bambino Re, con la corona sul capo e con il mondo nella mano [si era diffusa per rendere evidente come] […] la regalità di Cristo non fosse solo quella dell’età adulta, ma soprattutto quella di bambino, dato che solo un re Bambino poteva insegnare che l’esercizio della regalità è anche farsi obbedienti alla Verità, […] solo un bambino può vivere la sovranità come abbandono filiale a Dio e può amare veramente il mondo guardandolo con lo stupore e l’innocenza tipiche dell’età» [23]— in un articolo che ho incrociato per caso “ricercando” su Internet e la cui peculiarità sorprendente ma non incongrua è quella di trovarsi all’interno di un sito specialistico dedicato alla salute fisica — e perciò secondo me degno di segnalazione perché aiuta a dare la misura della “larghezza” e della penetrazione della devozione al Bambino.

Se però — come si legge un po’ dovunque — il Bambino di Praga è anche il simbolo della cosiddetta Controriforma, penso che, in questa prospettiva, si possa azzardare anche la segnalazione di qualche possibile elemento secondario di “lettura”.

Per esempio, si potrebbe cogliere anche un messaggio di questo tipo: la Controriforma ritornava sì all’origine, ma non al “neonato” bensì al Bambino ormai in piedi, di tre anni ma “già” riconosciuto Re. Cioè — se mi si passa l’immagine — che non si intendeva ritornare nell’umido e nel buio della catacombe, ma dentro una chiesa già in piedi, bella da vedere e con annessa biblioteca già piena di volumi, scritti da santi e “peccatori” che ci hanno aiutato a capire e a riconoscere e onorare chi è il Re del mondo; e “prima” del Calvario.

Papa Benedetto XVI venera la corona del Bambino di Praga
(Chiesa di Nostra Signora della Vittoria in Praga, Repubblica Ceca
Viaggio Apostolico 26 settembre 2009)

Ma c’è un’altra ipotesi di lettura che esercita su di me un particolare fascino. Dal viaggio di Colombo, mentre il XV secolo stava declinando, cominciava, in paesi tanto lontani e con popoli assolutamente sconosciuti, la costruzione della Magna Europa [24]. E di fronte a un compito difficilissimo e che poteva apparire quasi improbo, forse dal Cielo si ritenne di dover regalare un particolare aiuto ai nostri grandi missionari, un aiuto fondato su una certezza: la comune natura umana. Ad essi fu regalato “questo” Bambino. Fu loro fornito, cioè, un sussidio-ausilio che non richiedesse parole esplicative, una immagine da proporre la cui essenza di bontà e di amore fosse immediatamente e naturalmente “percepibile” anche da parte degli uomini del “nuovo” mondo, degli indios o degli altri popoli da evangelizzare. Una immagine dalla quale fosse possibile percepire “a prima vista”, attraverso un Bambino, la bontà e l’amore — e, quindi, essere “ben” predisposti al “catechismo” successivo. Ma anche una immagine dalla quale — per le sue vesti regali, per il suo sorriso serio e per le sue braccia così piene di significati — nello stesso tempo si generasse rispetto, si comunicasse il senso della gerarchia e perciò si sollecitassero non solo il moto “affettivo” ma anche la sana curiositas e le “domande dell’uomo”. Sarà per questo che il culto del Bambino di Praga è molto diffuso tra i sudamericani: perché Lui e i loro Bambini nascono dalla “stessa” storia e per lo stesso scopo: diffondere e proteggere la Cristianità.

(continua)

Guido Verna

2011

————————–

[20] Benedetto XVI, Visita al “Bambino Gesù di Praga”, Chiesa Santa Maria della Vittoria, 26-09-2009.

[21] Tarcisio Bertone,  Conclusione  del  Centenario di fondazione del Santuario di Gesù Bambino di Arenzano – Omelia del Segretario di Stato del Santo Padre, Santuario di Arenzano, 06-01-2009.

[22] Cfr. M.Santini,  op.cit., p.99.

[23] Raffaella Mormile,  La regalità di Gesù Bambino, in

http://www.ambulatorio.com/area_pubblica/il_bambino_in_primo_piano/choes_magazine_online/n.6_anno_3_1_giugno_2008_marinella_corridori_responsabile/il_bambino_ges_di_praga/1591.htm. [24] Cfr. Hendrik Brugmans, cfr anche AA.VV. (a cura di Giovanni Cantoni e Francesco Pappalardo) Magna Europa. L’Europa fuori dell’Europa, D’Ettoris Editori, Crotone 2006

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi