di Guido Verna

9. Dalla battaglia di Vienna alla caduta del Muro

Il Bambino di Praga, finalmente “guarito” grazie all’intervento dell’ortopedico-artista (1637), aumenta ancor di più il suo potere attrattivo nei confronti dei fedeli, che continuano a chiedergli — ricambiati — protezione e “miracoli”.

Nel gennaio 1651, la statuetta miracolosa viene portata in pellegrinaggio per le chiese di Praga, mentre nel 1655 il vescovo ausiliare pone solennemente sul capo del Bambino una corona d’oro.

Qualche anno dopo e non molto lontano dalla sua “casa”, gli eserciti islamici sono sconfitti definitivamente nelle già ricordate battaglie di Vienna e di Zenta, finché, nel gennaio del 1699, viene firmata la pace di Carlowitz.

Il Bambino si può forse riposare un po’, mentre il Beato Padre Marco D’Aviano il 13 agosto dello stesso anno — assistito dall’Imperatore Leopoldo I [1640-1705] e dalla moglie Eleonora — va a riposarsi per sempre. Padre Marco era nato nel 1631, l’anno del saccheggio di Praga e della mutilazione del Bambino.

Beato Marco d’Aviano

Il Bambino fa miracoli in continuazione e la sua fama cresce di conseguenza. Nel 1741 — per eccesso di “visite” — viene finalmente spostato all’interno della chiesa nella posizione attuale, nell’altare laterale di mezzo (dedicato allora ai suoi “nonni” S.Gioacchino e S.Anna), di fronte all’altare della Madonna di Mantova e tra le statue dorate dei suoi genitori, S.Giuseppe e la Madonna.

Il Bambino non aveva, però, finito di tribolare, anche se non più direttamente. L’imperatrice Maria Teresa [1717-1780] gli regalò un vestito splendido, ma suo figlio Giuseppe II [1741-1790], nel 1784, decretò la soppressione del convento, per fortuna senza farlo abbattere.

Maria Teresa d’Austria

Nei secoli successivi la dimensione della sua devozione diventa universale, quasi a dar conferma al simbolo che sorregge sulla mano sinistra. Già «nel XIX secolo la rinomanza del Santo Bambino di Praga aveva ormai raggiunto anche le terre più lontane: Spagna, America del Sud, Italia, Filippine (già dal XVI sec. con Magellano). […] Particolarmente riconoscenti e debitori di favori speciali furono paesi dell’estremo Oriente come Vietnam, Corea, Filippine» [18].

Poi, però, con l’arrivo della tremenda stagione dei totalitarismi del XX secolo, per Praga tornò il buio. E se il tallone nazionalsocialista la schiacciò “solo” per sei anni, quello socialcomunista invece infierì su di essa per più di quarant’anni. Il «[…] lungo inverno della dittatura comunista» [19] cominciò nel 1948 per finire nel 1989, quando, infine, il Muro crollò: il Bambino, finalmente tornava libero! Ma anche, noi, finalmente, tornavamo liberi di andare a trovarlo.

L’altare del Bambino
nella Chiesa della Vergine Maria Vittoriosa a Praga

A dire il vero, sembrò, una volta, che quest’inverno potesse finire per far posto ad una Primavera. Invece il caldo che si sentì non era quello del sole, ma quello del fuoco in cui si arse Jan Palach quel 16 gennaio del 1969, nella piazza San Venceslao, il re santo. Le stelle che si videro non erano quelle luminose e vive dei carri in un firmamento finalmente senza nuvole, bensì quelle rosse sui carri sovietici in terra, spente e senza luce come la morte.

10. I suoi simboli e i suoi “vestiti”

Raccontata per sommi capi la storia del Bambino, si possono ora cominciare a sottolineare quegli elementi che mi paiono — ovviamente in relazione alla mia sensibilità e alla prospettiva culturale evocata — più pieni di “senso”.

Anzitutto, il suo modo di “essere visto”, che vuole chiaramente e comprensibilmente comunicare a chi lo guarda il suo modo di “essere”. Come già accennato, si comincia a rappresentare il Bambino “da solo” all’inizio del XV secolo, con una modalità che tende a generalizzarsi: mentre la mano destra è sempre in atto benedicente, quella sinistra, invece, può reggere “oggetti” — cioè simboli — diversi: una croce, un grappolo d’uva o una sfera.

Il Bambino di Praga

La rappresentazione del Bambino di Praga con abiti regali è simile a quella che in Spagna andava sotto il nome di El Fundador. La sua mano destra è, secondo canone, in atto benedicente; sul palmo della mano sinistra, invece, sorregge una sfera con su infitta una croce; cioè sorregge il mondo, ma non un mondo qualsiasi, bensì il mondo sul quale è piantata la sua Croce, sul quale, cioè, Egli è il Re: dal braccio e dalla mano sinistra si coglie la sua Regalità, la stessa che viene trasmessa dal capo coronato e dai suoi abiti da Infante di Spagna, preziosi e continuamente cangianti, che si colorano secondo i tempi liturgici.

Il Bambino di Praga (Sicilia)

Non è più il Bambino povero nella mangiatoia o l’Uomo “sconfitto” sulla Croce. L’umanità lo ha riconosciuto come Re “prima” del Calvario e lo adora e lo veste come Re, perché “vuole” anche “vederlo” come Re.

(continua)

Guido Verna

2011

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[18] “Pagina del Sito elettronico del Santuario del Santo Bambino in Praga”

http://www.karmel.at/prag-jesu/italiano/ita/jezuit.htm

[19] Benedetto XVI, Celebrazione dei vespri con Sacerdoti, Religiosi, Religiose, Seminaristi e Movimenti Laicali, Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto di Praga, 26-09-2009.

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