di Guido verna
2011
6. La Praga di Rodolfo II e la battaglia della Montagna Bianca
Premessa
La nuova dimora era straordinariamente evocativa. Perché Santa Maria della Vittoria non aveva né un nome qualunque — ammesso che tra i nomi “sacri” possano esistere nomi qualunque — né una storia qualunque.
Una quarantina d’anni prima dell’arrivo del Bambino a Praga, nel 1517, l’ecumene cattolica europea era stata infranta da Martin Lutero [1483-1546] e, via via, dalla ribellione protestante; e da allora, una condizione di tensione sembrò diventare permanente tra gli “stati” europei — usando, per brevità e più rapida comprensione un termine come “stato” decisamente improprio per quell’epoca. La Boemia aveva peraltro la specificità di essere già stata “protestantizzata” con un secolo di anticipo da Jan Hus, (1369?-1415), processato per eresia e condannato al rogo durante in Concilio di Costanza del 1415; da qui la nascita del movimento ussita, da cui originò — alimentato dalle sue continue proteste — il movimento nazionalistico ceco.

Un secolo dopo Lutero, le forze in campo si combatterono a lungo: fu la guerra dei Trent’anni [1618-1648], alla quale parteciparono quasi tutte le nazioni europee. Da una parte, grosso modo, i cattolici (Sacro Romano Impero, Lega Cattolica, Spagna, Portogallo, Austria e Baviera); dall’altra, gli “altri”, compresa la Boemia.
I primi passi verso la lunga guerra cominciarono a farsi proprio in Boemia, nel 1618, a partire da un episodio diventato famoso e ormai quasi proverbiale, la cosiddetta “defenestrazione di Praga“.
Una prospettiva di indagine
Apro, a questo punto, una piccola finestra verso una prospettiva di indagine che spero qualcuno vorrà percorrere. Nel 1612, a Praga era morto l’imperatore Rodolfo II. Malgrado fosse unAsburgo, egli«[…] si era tenuto a distanza dal nipote Filippo II di Spagna e si era immerso misteriosamente in studi astrusi,[trasferendo][…] la corte imperiale da Vienna a Praga».

Praga, con lui,«[…] diventò un centro di studi alchimistici, astrologici, magico-scientifici di ogni tipo […] una mecca per quanti, provenienti da ogni parte d’Europa si interessavano a studi esoterici e scientifici […] [come] John Dee e Edward Kelley, Giordano Bruno e Giovanni Keplero […] una città relativamente tollerante […][verso] gli ebrei […] la chiesa boema fondata da Hus […] la setta dei Fratelli boemi. […] [Alla sua morte, Praga era ormai] un crogiolo di idee, misteriosamente stimolanti per la loro capacità di nuovi sviluppi.
Ma [— ecco la domanda fatale —] per quanto tempo sarebbe durata questa relativa immunità dalle forze della reazione dopo [tale] morte[…]?»[12].
Poco, perché«le forze della reazione si stavano raccogliendo […], [finché nel 1617 l’imperatore del Sacro Romano Impero, Mattia d’Asburgo (1557-1619) nominò come re della Boemia] l’arciduca Ferdinando di Stiria [1578-1637], un Asburgo fanaticamente cattolico, educato dai Gesuiti e risolto a sgominare l’eresia […], [il quale pose][…] immediatamente fine alla politica di tolleranza religiosa di Rodolfo».

Chiudo la finestra, sperando che la pista di indagine appaia ora evidente: il “Bambino” in “quella” Praga, il suo ruolo, la sua funzione, la sua assistenza.
Le defenestrazioni e la battaglia della Montagna Bianca
Torno alla “defenestrazione”. Il veto da parte di Ferdinando II alla costruzione di qualche chiesa protestante, generò nel 1618 da parte di questi ultimi una ribellione violenta che — facendo ricorso a una modalità già sperimentata proprio a Praga due secoli prima e che, come appare probabile, si sarebbe ancora ripetuta nel 1948 sotto il regime comunista nei confronti del ministro degli esteri Jan Masaryk [1886-1948] — si concluse gettando dalla finestra i due governatori imperiali Jaroslav Martinitz e Wilhelm Slavata, che però ne uscirono illesi.
Poi, la lunga guerra prese ancora più corpo quando, nel 1619, alla morte dell’imperatore Mattia, i Boemi decisero di offrire la loro corona al calvinista Federico V del Palatinato [1596-1632], quasi per definire più nettamente i campi. E «il 27 settembre 1619 Federico, Elisabetta e il loro figlio maggiore, il principe Enrico, partirono da Heidelberg per Praga. […] La cerimonia di incoronazione nella cattedrale […] fu celebrata dal clero hussita. Fu l’ultima grande cerimonia pubblica officiata dalla Chiesa boema, ben presto totalmente soppressa. […] Durante l’inverno del 1619-20 coloro che in seguito sarebbero stati chiamati “il re e la regina d’inverno di Boemia“, regnarono a Praga, nel palazzo così ricco di ricordi di Rodolfo II.[…] Col passare dei mesi la situazione si fece assai minacciosa. I nemici di Federico si stavano raccogliendo in gran numero per cacciarlo; gli alleati più importanti, i principi protestanti tedeschi, non muovevano in suo aiuto».
Finché, l’8 novembre 1620, non si arrivò alla battaglia della Montagna Bianca, combattuta su una collina nei pressi di Praga, dove le forze protestanti «[…] furono completamente sgominate […]».

Si trattò di «[…] un avvenimento decisivo della storia europea […], [dopo il quale] l’elettore palatino Federico era svanito come un miraggio».
Ma durante questa battaglia, quando pareva che le forze dei protestanti avessero inesorabilmente la meglio, accadde qualcosa che ne cambiò l’esito. Padre Domenico di Gesù Maria — spagnolo, padre generale dei Carmelitani Scalzi della Congregazione italiana, nominato cappellano dell’esercito cattolico su diretto invito di Ferdinando II — benedisse i suoi soldati con un piccolo dipinto che portava appeso al collo e che rappresentava Maria in adorazione del Bambino. L’aveva recuperato così come l’impeto iconoclasta dei protestanti l’aveva ridotto: gli occhi di Maria, di Giuseppe e dei pastori erano stati “accecati”. Ma durante la benedizione, per una miracolosa legge del contrappasso, dall’immagine così ridotta uscirono raggi luminosi così intensi da “accecare” a loro volta i nemici, inducendoli ad una caotica fuga. L’esito della battaglia si capovolse, risolvendosi in una grande vittoria di Ferdinando II, cioè dei “cattolici”, e con una pesante sconfitta protestante, che — col pregiudizio amaro rintracciabile al riguardo in ogni piccola o grande “storia” della Boemia, di cui a suo modo la voce di Wikipedia, l’enciclopedia “popolare”, è precisa rappresentazione — «[…] mise fine per secoli alla lotta per l’indipendenza della Boemia [stessa], intrecciata attorno a quella per la libertà di culto protestante» [13].

Il ringraziamento del mondo cattolico, Santa Maria della Vittoria
Tutto il mondo cattolico si senti in dovere di ringraziare la Madonna per il suo contributo celeste. Il quadro miracoloso fu perciò portato, l’8 maggio 1622, nel cuore di questo mondo, a Roma, in una chiesa dei carmelitani che si chiamò da allora S.Maria della Vittoria e che via via diventò sempre più ricca, anche artisticamente, fino ad accogliere L’estasi di Santa Teresa, la famosissima scultura del Bernini.
Da parte sua, Ferdinando II — il cattolico “bigotto e gesuita” — sentiva di avere un debito di riconoscenza verso padre Domenico di Gesù Maria per il ruolo che, durante la battaglia vittoriosa, aveva svolto per il morale dei combattenti, rincuorandoli e sollecitandoli incessantemente, ma soprattutto per quello che era riuscito a ottenere dal Cielo. Cercò di saldarlo nel 1624, assegnando ai carmelitani di Padre Domenico una chiesa costruita dai luterani tedeschi e dedicata alla Trinità, su progetto di un architetto di origini trentine, Giovanni Maria Filippi.
“Quella” chiesa luterana, a significare un voltar pagina, fu ribattezzata come Santa Maria della Vittoria, in grato ricordo del contributo della Vergine nel conseguimento di quella grande vittoria.
La lettura dell’episodio da parte degli “altri”
Il sintetico racconto dell’episodio che, nel suo libro Praga magica, ne fa Angelo Maria Ripellino [1923-1978] — durante la mia gioventù, uno dei più famosi studiosi del mondo boemo, ovviamente di sinistra — lo trovo esemplare per la chiarezza con cui lascia percepire, il già segnalato timbro del giudizio storico che funge da vulgata su quegli eventi e che si riversa, con il suo fiele anticattolico, anche in ogni guida turistica, che a sua volta avvelena pian piano ogni lettore-turista.
«Grama esistenza dei vinti: chi non udiva messe era in odore di paterino, e le pile dell’acqua santa crescevano al cielo, e uffizi e prediche e perdonanze opprimevano l’anima. I sacri edifici mutarono volto. La Chiesa della Santa Trinità a Malá Strana, appartenente ai luterani tedeschi, fu assegnata nel 1624 ai carmelitani scalzi di provenienza spagnola, i quali la trasformarono (1636-44) con travestimento barocco, consacrandola a Santa Maria delle Vittorie, che aveva protetto gli Absburgo nello scontro della Montagna Bianca. Una ispanità corrugata e santocchia si insinua nella sostanza praghese, trovando a simboli, non solo il Bambino di Praga, lo Jezulátko, che in quella chiesa ebbe asilo, ma anche don Baltazar de Marradas, maresciallo di campo dell’imperatore e comandante della guarnigione, che fornì i mezzi per riedificarla» [14].
(continua)
Guido Verna
2011
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[12] Frances A.[melia] Yates, L’illuminismo dei Rosa-Croce, Einaudi, Torino 1980, pp.22-39. Tutte le citazioni del paragrafo senza indicazione hanno hanno questo stesso riferimento.
[13] Cfr. voce “Battaglia della Montagna Bianca”, in Wikipedia, alla pagina
<http:// it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_della_Montagna_Bianca>. [14] Angelo Maria Ripellino, Praga magica, Einaudi, Torino 201
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