di Guido Verna
2011
1. Premessa: un’ipotesi di lettura non consueta
Due elementi contingenti e non coordinati tra loro se non dalla Provvidenza — un viaggio a Praga per adempiere ad una specie di antico voto e la lettura di una meditazione di Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) su uno sconosciuto episodio storico — mi hanno indotto ad accostarmi più da vicino al Bambino di Praga, ricavandone la possibilità di una Sua lettura orientata verso una spiritualità di tipo ignaziano, da “combattenti” per la regalità sociale di Nostro Signore, una lettura che, a prima vista, sembrerebbe confliggere con il più consueto approccio “sentimentale”.
Si tratta, evidentemente, di un lungo scritto che non ha alcuna velleità scientifica, come dimostra la scarna e poco elegante bibliografia, ma è il frutto di riflessioni del tutto personali in occasione di un incontro natalizio con amici, nate peraltro per essere “raccontate” e ora solo un po’ riadattate per essere “lette”.
Questo “minimalismo riduttivo” in premessa non va considerato uno stucchevole esercizio di falsa modestia, quanto piuttosto la convinzione maturata che l’argomento merita di cadere sotto il cono di interesse di studiosi “professionisti”. Se qualcuno di questi deciderà di procedere e avanzare sulla pista che ho cercato di indicare, avrò raggiunto lo scopo e insieme — almeno lo spero — lucrato anche qualche gratificazione dall’alto.
2. La Battaglia di Alcácer-Quibir e le “lamentele” di santa Teresa
Nella meditazione sul “Santo do dia” dedicata il 15 ottobre a Santa Teresa di Gesù (Santa Teresa d’Avila [1515-1582]), Plinio Correa de Oliveira , riflettendo su questa figura straordinaria, ricordò l’episodio storico della battaglia di Alcácer-Quibir [Oggi Ksar El Kebir, per chi volesse cercarlo, per esempio, su Google Earth], in Marocco, che coinvolse — a modo suo, cioè straordinariamente — anche la grande mistica spagnola. [1]
Questa battaglia, fu combattuta nel 1578, tra Don Sebastiano [1554-1578], re del Portogallo, e i Musulmani. L’esercito portoghese non riuscì a rimontare la schiacciante supremazia numerica degli avversari (20.000 contro 40.000) e, dopo cinque ore di combattimenti, lo scontro si concluse tragicamente, con la disfatta dell’esercito e la morte di Don Sebastiano, il cui corpo non fu ritrovato. Da ciò trasse origine il fenomeno del “sebastianismo”, che importante per la storia del Portogallo e del Brasile, anche se è abbastanza sconosciuto altrove. [2]
Nell’anno della battaglia, S.Teresa si trovava nel Carmelo di Toledo. E per via di quella connessione straordinaria con il Cielo di cui era dotata — un Internet sui generis e ante litteram — le fu rivelata la disfatta. Ci rimase così male, da protestare vigorosamente «[…] col Signore: “Mio Dio, come puoi permettere la disfatta del tuo popolo e la vittoria dei tuoi nemici?”. Il Signore le rispose: “Se li ho trovati pronti a comparire alla mia presenza, perché sei triste?”. Il suo sentimento di tristezza svanì quando considerò la gloria di cui i soldati uccisi in battaglia stavano già godendo in Cielo. Ammirava questi guerrieri che Dio aveva trovato pronti per la felicità eterna, specialmente se considerava i costumi normalmente rilassati dei soldati» [3].
Poi, per empito di generosità — e, chissà, forse un po’ anche per tentare di “rifarsi” — pensò di aprire in Portogallo tanti Carmeli, ottenendo, però, al riguardo un parere negativo da parte del Signore.
Il vero santo non si occupa di affari “politici”?
Rimandando per tale aspetto alla lettura del testo integrale del Prof. Plinio, è opportuno sottolineare, anche solo en passant, una considerazione mirabile che in esso fa l’autore, per le implicazioni che contiene nella prospettiva di laici cattolici che si occupano di “politica”, quindi ultimamente nella prospettiva dell’impegno per la regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. «Potete vedere — nota con acutezza il pensatore brasiliano — come il centro del dialogo fra Santa Teresa e il Signore è essenzialmente una preoccupazione politica e militare che riguarda il Portogallo. Questo si oppone a una certa mentalità sentimentale e dolciastra sulle vite dei santi, che non vorrebbe mai considerare questi aspetti. Tutto dev’essere spirituale nel senso più ristretto del termine. Questa falsa pietà aborre ogni riferimento agl’interessi politici e militari cattolici. Ritiene falsamente che la spiritualità sia una cosa così elevata da escludere questi aspetti. Insinua che il vero santo non si occupa di affari politici e militari. Ma questo episodio che coinvolge Santa Teresa e il Signore testimonia precisamente il contrario. Il Signore mostra la sconfitta militare del re Sebastiano in una rivelazione mistica alla grande Santa Teresa perché è questo il tema di cui vuole intrattenersi con lei. Evidentemente Dio aveva un grande interesse per quella battaglia. Quando la causa cattolica è sconfitta in armi, le persone sante dovrebbero essere tristi. E Santa Teresa lo era. Ne segue un dialogo, dove Dio rivela il senso profondo della storia e le ragioni soprannaturali della sconfitta» [4].
3. Gli effetti della sconfitta di Don Sebastiano: il fronte si sposta a “oriente”
Tornando nel seminato, è di molto interesse sottolineare gli effetti della battaglia, che il Prof.Plinio descrive nei termini seguenti: essa «[…] si rivelò decisiva da diversi punti di vista. Se il re Don Sebastiano — un re molto pio e vergine, l’ultimo fiore del vecchio Portogallo — fosse stato vittorioso, avrebbe spezzato il potere dei musulmani. Il Portogallo avrebbe potuto fondare una prospera colonia nell’Africa del Nord, un ponte verso un’Africa interamente cattolica. Questo avrebbe portato un fiero colpo al potere dei musulmani nel mondo intero. Gli islamici occupavano allora la penisola balcanica, la Turchia, tutta l’Asia Minore, il Nord Africa e parti dell’Africa sub-sahariana. Pertanto, se l’esercito portoghese avesse conquistato una parte del Nord Africa, altri regni come la Spagna e la Francia avrebbero profittato di questa vittoria. Il Portogallo aveva già la sua testa di ponte a Fez. Ad Alcácer-Quibir tentava di ampliare la sua posizione militare. Per queste ragioni Alcácer-Quibir fu una battaglia decisiva.
[…] Al contrario, il potere islamico si consolidò e prese forza. Questo non fu solo un fatto negativo per la lotta contro l’islam, ma favorì anche i protestanti. In effetti, liberi dalla pressione cattolica in Africa, i musulmani si concentrarono sui Balcani e sull’attacco contro l’Austria-Ungheria. Per questo scopo favorirono gli Stati protestanti che erano anch’essi nemici dell’Impero Austro-Ungarico» [5].
Il fronte della lotta contro il cattolicesimo, perciò, si stava spostando da un’altra parte dell’Europa, verso oriente, cioè verso il suo «centro», dove l’islam andava a sommarsi al protestantesimo.
Questa lotta si sarebbe conclusa — per quello che riguarda l’Islam — con la battaglia di Vienna del 12 settembre 1683, o, se si vuole, con la successiva battaglia di Zenta dell’11 settembre 1697, con l’azione combinata: sul campo, del re Giovanni Sobieski [1629-1696] e del principe Eugenio di Savoia [1663-1736]; un po’ più su, del Beato Marco d’Aviano [1631-1699]; e più su ancora di un Bambino con l’abitino da Re, che, intanto, intorno alla metà del 1500, dalla Spagna era tempestivamente emigrato in Boemia, dove il “fronte” caldo andava spostandosi.
Santa Teresa — come ognuno sa — aveva una particolare devozione per il Bambino Gesù, con il quale aveva quello speciale rapporto descritto in modo tanto bello quanto esauriente dal famoso episodio del bimbo che le apparve sulle scale del convento. “Chi sei tu?”, le chiese; “sono Teresa del Bambin Gesù”, gli rispose, chiedendogli a sua volta: “E tu chi sei?”; “Sono il Bambino di Teresa!” fu la risposta.
Non sorprende, pertanto, che ogni volta che «[…] doveva mettersi in cammino, non intraprendeva mai alcun viaggio senza la statuetta del piccolo Gesù » [6]; e che ogni volta che fondava un nuovo convento «[…] aveva sempre con sé una statua del Santo Bambino Gesù» [7].
(continua)
Guido Verna
2011
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[1] Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, 15 ottobre S.Teresa d’Avila,
in <http://www.santiebeati.it/dettaglio/24850>.
[2] Cfr. Massimo Introvigne,«Via pulchritudinis» e spiritualità della Contro-Rivoluzione. Una nuova raccolta di testi di Plinio Corrêa de Oliveira,
in http://www.cesnur.org/2009/mi_oliveira.htm
«[…] [dal corpo non ritrovato] nacque la leggenda che questo giovane “re vergine” non fosse morto ma fosse entrato in uno stato di occultamento da cui sarebbe un giorno tornato quando la nazione portoghese avesse avuto bisogno di lui. Nel corso dei secoli il sebastianismo […] ha dato origine a veri e propri nuovi movimenti religiosi messianici e apocalittici, sia in Portogallo sia in Brasile. Per altri versi, il mito di Sebastiano I è pure stato utile alla causa dell’identità nazionale e cattolica portoghese in varie epoche storiche»
[3] P. Corrêa de Oliveira, op.cit.
[4] Ibidem.
[5] Ibidem.
[6] Devozione all’infanzia di Gesù, in Storia e spiritualità del Santo Bambino di Praga, alla pagina <http://www.karmel.at/prag-jesu/italiano/ita/jezuit.htm>.
[7] Cfr. Storia e spiritualità del Santo Bambino di Praga, in sito cit.
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