di Gianluca Zappa

  • Nella mia frequentazione dell’archivio della cattedrale di Viterbo (sec. XI-XIII), alla ricerca di nomi di persona per la mia tesi sull’antroponimia medievale, mi sono imbattuto in molte figure femminili. Spesso donne del popolo, chiamate a testimoniare, o impegnate in donazioni e lasciti (soprattutto se vedove).
    Insomma, è emerso un mondo che non era solo maschile, ma che vedeva molto attive anche le donne. Druditia, Fina, Rosa, Stella, Belladonna, Bellafiore…
    Non nobildonne, imperatrici o regine, né monache, ma donne comuni, cittadine o contadine, che evidentemente avevano una loro dignità riconosciuta, tanto da poter figurare su documenti notarili (a proposito, anche la professione del notaio che redige atti per conto dei privati è un’invenzione medievale!), così che abbiamo un catalogo molto significativo di nomi femminili.
    Sarà il caso di ricordare che in altre epoche e in altre culture la donna non contava niente e la sua testimonianza non valeva di fronte alla legge? I documenti notarili medievali parlano chiaro: qualcosa è cambiato, se vediamo donne dichiarare, disporre, fare testamento, come gli uomini. 
    Roba da Medioevo!

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