di Guido Verna
La terra della Tierra dos Campos è rossiccia e mi ricorda quella della Maremma. Sennonché, in Maremma, si intravede spesso solo tra la macchia e il pascolo; qui, invece, domina ovunque. E tende al dominio anche verticale, perché sembra, addirittura, uscir fuori ed addensarsi, fino a solidificarsi.

La Chiesa delle Virgen Blanca di Villasirga è quella terra solidificata, dello stesso colore, con la stessa capacità invasiva: ti entra negli occhi come l’altra ti penetra nel naso. È grande, la chiesa della Virgen Blanca, grande da lasciare a bocca aperta. Certo la cattedrale di Burgos è più grande, ma ha intorno Burgos, ha intorno una città. Qui ci sono poche case e intorno c’è solo la meseta.

Per chi è stata quella grandezza, allora? Mi perdo, camminando intorno alle mura, a pensare all’Europa cristiana che riusciva a riempire la Tierra dos campos, ai pellegrini che mossi solo dalla propria fede – per misurarla o per ritrovarla o per solidificarla o solo per ostentarla, fa lo stesso – si ritrovavano a gremire questa chiesa, gli uni vicini agli altri, con lingue diverse, ma in grado di capire e di capirsi, quando intonavano un Tantum ergo e odoravano l’incenso… So bene che non si può cadere nella nostalgia: hic Rhodus, hic salta! Perciò l’amaro in bocca che avverto è senz’altro solo la terra rossa che alzata dal vento mi ha impastato la lingua…: ma l’aria è immobile, come d’agosto nella meseta…
Si potrà riempire ancora questa cattedrale nel deserto? Le cose ben fatte durano più degli uomini; sono lì, non solo pro memoria, ma anche per dettare il punto di arrivo alla nostra volontà. Se si è potuto, si può ancora. Per adesso questa grandezza è per la Virgen Blanca. E da questo punto di vista, non è poi tanto grande: i templari, in ogni modo, avevano il senso delle proporzioni…
Ci piacerebbe entrare e vedere «Santa Maria la Blanca che siede, in pietra, appoggiata ad una colonna, guardando verso San Giacomo» [1] e la cappella dove c’è il sepolcro, «le plus impressionant de tout le Chemin, celui de l’Infant don Philippe», come lo descrive il depliant turistico [2]. Ma – ancora! – siamo capitati all’ora sbagliata. È tutto chiuso, anche l’ufficio del pellegrino. Ci contentiamo di vederla ancora un po’ da fuori, questa chiesa fortezza avvolta dalsilenzio ea suo modomisteriosa, «con il suo portale-campanile alto come un torrione e forato fino alla cornice da una immensa arcata che ripara tutta una folla di statue e di fiori intagliati nella medesima pietra color ocra» [3].
Entriamo nell’unico piccolo bar aperto. C’è qualche pellegrino in bermuda e scarpe da ginnastica ma per lo più c’è una umanità contadina, con volti bruciati dal sole, pieni di rughe profonde. Giocano a carte, parlano, bevono qualcosa. Noi e i pellegrini, come se non ci fossimo, non ci guardano nemmeno; per i turisti né untuosità né disprezzo ma totale indifferenza. Mi piace: è un bell’ambiente, un’atmosfera antica e coinvolgente, che viene frantumata e dissolta però un attimo dopo dal rumore angosciante di un videogioco.
È il momento di partire. Prima di salire in macchina, mia figlia entra nell’ostello dei pellegrini e, avendo visto su un tavolo all’ingresso due invitanti e colorate cartine del Camino, ne prende una. Mentre leggiamo e facciamo qualche leggero commento alla storia tormentata di Don Filippo [4], sento mia figlia che, dal sedile posteriore, con tono molto sopra le righe, quasi mi grida: «Papà!». Ce l’ha con Alfonso X o si è intenerita per la sorte di Cristina di Norvegia? No: si è semplicemente accorta di aver sottratto ad un povero pellegrino la sua cartina piena dei timbri [5] raccolti via via da Roncisvalle a qui! Bisogna tornare indietro! Mia figlia, ormai agitatissima, vorrebbe che fossi io a riportare la cartina sul tavolo. Eh, no: chi è causa del suo mal eccetera. Comunque la tranquillizzo: non c’è da preoccuparsi, la Virgen Blanca è specializzata nei miracoli per chi torna da Santiago. Non è la stessa cosa, ma, a modo suo, anche il nostro è un ritorno. Detto e fatto: intorno al tavolo dell’ostello non c’è nessuno! Grazie alla Virgen Blanca, il buon nome degli italiani è salvo e il pellegrino alleggerito, se resisterà fino in fondo, potrà finalmente godere a Santiago di un trattamento quasi da re [6].
Guido Verna
1996
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[1] E.Manzoni di Chiosca, op.cit., p.121.
[2] Depliant turistico in francese Castilla y Leon. Le chemin de Saint-Jacques, edito dalla Junta de Castilla y Leon
[3] R.Oursel, La Via Lattea. I luoghi, la vita, la fede dei pellegrini di Compostela, Jaca Book, Milano 1985, p.148.
[4] Cfr. E.Manzoni di Chiosca, op. cit., p.121. «La devozione a questa Vergine bianca, miracolosa, è narrata nelle cantiche di Alfonso X, il cui fratello, don Filippo è qui sepolto. Romantica storia, la sua: quinto figlio di S.Fernando, fu chierico e studiò a Parigi con S.Tommaso e S.Bonaventura; divenne poi arcivescovo di Siviglia, riconquistata dal padre. Ma, avendo nel 1258 Alfonso X ripudiato la fidanzata Cristina di Norvegia, si fece suo campione, abbandonò la chiesa e la sposò. Ella morì ugualmente di dispiacere e la sua tomba, a Covarrubias, è meta cara agli innamorati. Filippo, dopo undici anni, si risposò con Eleonora di Castro, che giace vicino a lui. Il corpo dell’infante è mummificato: riesumato nel 1897, misurava quasi due metri».
[5]Cfr. Ibid., pp.15–16. «[…] chiederai
[a Roncisvalle]
[…] al canonico che si occupa dei pellegrini […] la credenziale, da timbrare alle varie tappe, per poter ottenere alla fine la compostela, il diploma che attesta il compiuto pellegrinaggio. […] Non dimenticare mai di farti apporreil sello, il timbro sulla tua credencial, e và».
[6] Cfr. C.Nooteboom, op.cit., p.303: «Chi arriva a destinazione riceve una specie di diploma che dà diritto a tre pernottamenti gratis all’Hostal de los Reyes Católicos, non proprio nelle stanze più belle, ma meglio che niente». Cfr. anche E. Manzoni di Chiosca, op.cit., p.201: «La fotocopia della Compostelana, consegnata al portiere dell’Hostal de los Reyes Católicos dà diritto, a quelli che si presentano puntuali alle 9 (prima colazione), alle 12 (pranzo), alle 19 (cena) a mangiare gratis. I pellegrini entrano dal garage e mangiano in una stanzetta visino alla cucina».
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