di Guido Verna

 

Attraversiamo Pamplona senza fermarci. Sarebbe imperdonabile – e un po’ lo è senz’altro – se il tempo a disposizione e soprattutto il fatto che ci siamo già stati non ci fornissero qualche giustificazione.

È passato qualche anno da quel viaggio sulle tracce di S.Ignazio. Loyola, nella provincia basca di Guipùzcoa, è un posto bellissimo, di cui conserviamo un ricordo di coinvolgente serenità. Ma soprattutto Pamplona ci è rimasta nel cuore. Era un primo pomeriggio d’agosto, la calle in cui camminavamo sembrava disabitata. E noi, avvolti da una coltre di silenzio densa e caldissima, a parlare a voce bassa e a immaginare l’encierro, San Firmino, la folla, il fragore. Poi, in un attimo, da una finestra al terzo o quarto piano di un vecchio palazzo, vedemmo uscire fumo e fiamme. Cinque minuti appena ed ecco le sirene dei pompieri, il loro rapido intervento risolutore, un po’ di persone. E poi ancora, cinque minuti dopo, di nuovo la coltre di silenzio e noi da soli nella calle senza vita.

 

Perché ricordo questo episodio tutto sommato marginale? Forse perché fino ad oggi non ho dato risposta a una domanda che allora mi posi (ma ci ho mai provato? e, soprattutto, era una domanda sensata?): il silenzio, il dramma improvviso, l’accelerazione nella ripresa della vita, l’efficienza che risolve il dramma e poi ancora il silenzio: era la Navarra o era così tutta la Spagna?

S. Ignazio di Loyola

Ma Pamplona, per noi, non era Hemingway, era Sant’Ignazio e San Francesco Saverio. Pamplona era – è – un luogo del destino per la Cristianità, uno dei tanti senz’altro, ma per noi uno dei più cari. È lì che il «gentiluomo che cercava guai» [1], che «nella sua giovinezza era stato satis liber in mulierum amore» [2], che si era presentato alla corte del viceré, «cavalcando uno stallone e in pieno assetto guerriero» [3], incontrò quella palla di cannone – era il 20 maggio 1521 – che lo fece ripiegare su sé stesso e lo spinse a mettere la sua straordinaria intelligenza e il suo intrepido spirito cavalleresco al servizio del vero Re piuttosto che del duca di Najera o di Carlo V.

 

S. Ignazio colpito in battaglia

 

Dentro quella palla di cannone, nel devastante impatto con la gamba di Ignazio, nel dolore terribile, si nascondeva la genesi della grande spiritualità che avrebbe dato nerbo, solidità, struttura al mondo cristiano, a cominciare dalla Controriforma.

 

 

 

Basilica di Sant’Ignazio

 

 

Fortunata e immemore Cristianità: le vie del Signore sono infinite, ma quelle che passano attraverso i piccoli o grandi Calvari sono sempre quelle che danno i frutti più turgidi e vitali.

 

C’è un cartello che indica il centro della città, la Plaza del Castillo. Ho qualche rimorso nell’andare diritto, ma mi contento di quanto Pamplona ha già evocato in me. Sarà per un’altra volta…

 

 

 

Guido Verna

1996

 

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[1] James Bodrick S.J., Le origini dei Gesuiti, Editrice Ancora Milano, 1965, p. 9

[2] Ibid., p.11.

[3] Ibid., p.13.

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