di Guido Verna
Ora il Camino è davvero iniziato. Scendiamo a Roncisvalle e cominciamo a toccare con mano l’unità culturale della Spagna: siamo appena dentro i confini e ci accorgiamo che, diversamente dall’Italia, la controra non è una abitudine solo meridionale. Dopo pranzo, il sangue spagnolo riduce la velocità circolatoria ovunque, anche al nord e in montagna: qui a mille metri, la siesta è come al piano o al sud, in Castiglia o in Estremadura o in Andalusia. Anzi con l’aria frizzante quassù deve essere ancora più gradevole e, quindi, gradita, se tutto è rigorosamente chiuso ed inaccessibile fino alla diciassette. Ce ne convinciamo anche noi appoggiandoci un po’ sull’erba di un prato.

Collegiata real Roncesvalles
La curiosità di vedere la grandezza – per una volta senza metafore – di un re alto due metri e venticinque è destinata a rimanere per ora inappagata, perché la tomba di Sancio il Forte, re di Navarra, nella penombra della cappella di Sant’Agostino, riusciamo solo ad immaginarla. Ancora: avremmo voluto vedere la Collegiata gotica, il chiostro, la Cappella di Santiago, ma soprattutto avremmo voluto recitare un’Ave Maria sotto la statua della Vergine di Roncisvalle, la Regina dei Pirenei, che Sancio regalò – d’oro, d’argento e di diamanti, ricca come la fede dei re cristiani – all’altrettanto ricca fede dei pellegrini e che da più di sette secoli è lì ad ascoltare le loro preghiere e i loro ringraziamenti.

Silo di Carlo Magno
Ci contentiamo di vedere dal di fuori il preromanico Silo di Carlo Magno, dove venivano sepolti i pellegrini che finivano qui il loro Cammino. La sua serena e silenziosa bellezza mi pare voglia rappresentare la serena e silenziosa bellezza delle anime di questi pellegrini, che – ne sono certo – andavano a bussare alle porte del Paradiso non da soli, ma accompagnati da Santiago.
E mi viene da ringraziare Iddio per essere nato e vissuto dentro la religione cattolica, che – unica – fra creatura e Creatore concede tanti mediatori, nati piccoli come me ma fattisi grandi con la loro vita di servi fedeli. Se penso alla mia umanità opaca, quando non addirittura, qualche volta, sporca, e la confronto alla Sua grandezza, provo la vertigine da distanza infinita. Ma se faccio un po’ attenzione, mi accorgo che non è tutto buio; anzi, sulla strada vedo una luce, due, mille, milioni di luci: sono le fiammelle, prima flebili poi sempre più luminose, di gente come me che è riuscita a farcela e sta sul mio Cammino – sul Cammino di tutti – per illuminarmi, rincuorarmi, prendermi per mano, aiutare a rialzarmi, pulirmi e infine, se l’ho voluto fino in fondo, presentarmi in condizioni accettabili alla porta del Padre. E ancora di più: per spendere una buona parola per me o, forse, addirittura per garantire…
Sono ormai le tre, quando ci ritroviamo a mangiare dei panini all’aperto, insieme a qualche pellegrino. Se ne cominciano ad incontrare, magari con lo zaino ed il k–way e senza bastone e conchiglia, ma chiaramente pellegrini. é sorprendente: sono soprattutto donne; e non è certo un effetto solo della vicinanza del “bosco della lance fiorite”, perché questa notevole ed inattesa presenza femminile si confermerà fino a Santiago.
Con mio figlio Francesco, entriamo in un bar ristorante ancora stracolmo, con l’intenzione solo di bere qualcosa, ma dove – sollecitati da un angolino libero, dal calore dell’ambiente e dal profumo che lo riempie – finiamo per prendere la decisione di verificare, noi due soli, la piacevole origine di questo profumo, assaggiando, con rapidità furtiva e con divertita complicità, il formaggio fuso e la salsiccia della montagna basca.
Non possiamo aspettare le cinque. L’Ave Maria alla Regina dei Pirenei la recitiamo da fuori, prima di partire. Siamo certi, comunque, che questa leggera e freschissima brezza che cominciamo ad avvertire la porterà fino alle vetrate della collegiata: attraversandole prenderà ancor più colore e calore, per posarsi, infine, sul cuore della Regina.
Guido Verna
1996
Commenti recenti