Filippo Neri e il contadino
- Perché state lavorando?
- Per poter mangiare
- Ma solo per questo?
- Beh, anche per poter bere qualcosa, magari un bicchiere di vino rosso
- Fate bene, è una buona idea; mi raccomando però che non sia troppo! Ma non c’è un’altra ragione?
- Lo faccio certamente anche per mantenere la mia famiglia
- E il Paradiso? Il Paradiso non conta nulla? Va bene lavorare per mangiare e per bere, ma il Paradiso non bisogna mai dimenticarlo. Ricordati sempre: pane e Paradiso! Pane e Paradiso!
Storia, arte, fede
I romani conoscono certamente l’Oratorio del Borromini e la chiesa di santa Maria in Vallicella. Chi arriva a Roma da fuori ammira, chi ci vive va spesso di corsa. È utile ricordare che quello che oggi attira l’occhio e stimola un godimento interiore è nato da forti esperienze umane e di fede vissuta. In questo caso da san Filippo Neri e dai suoi discepoli. Se l’impegno per conservare, restaurare e pubblicizzare i monumenti fosse affiancato da un equivalente interesse per la cura della fede da cui questi spettacoli sono nati avremmo un altro mondo. Ma è diverso lavorare sulle cose o sulla persona, propria o di altri.
Filippo Neri è noto come un tipo gioviale, geniale, affabile ed anche ameno. Ma la sua vita è molto più ricca. Viene qui sintetizzata una presentazione Edoardo Aldo Cerrato, della Congregazione dell’Oratorio.
Filippo Neri
nasce a Firenze il 21 luglio 1515. Intorno ai diciotto anni, su consiglio del padre, desideroso di offrirgli possibilità che egli non poteva garantire, si reca da un parente, avviato commerciante e senza prole, a San Germano, l’attuale Cassino. Ma l’esperienza della mercatura dura pochissimo: le aspirazioni del cuore non sono vinte dall’affetto della nuova famiglia e dalle prospettive di un’agiata situazione economica.
Lo troviamo a Roma
a partire dal 1534. La città è in uno stato di grande corruzione. Filippo vi si reca, probabilmente senza un progetto preciso. Roma, la città santa delle memorie cristiane, benedetta dal sangue dei martiri, allettatrice di uomini bramosi di carriera e di successo. Filippo vi giunge come pellegrino, e con l’animo del pellegrino penitente, del ‘monaco della città’, vive gli anni della sua giovinezza, austero e lieto al tempo stesso, tutto dedito a coltivare lo spirito.
Il fiorentino Galeotto Caccia, capo della Dogana, gli offre una piccola camera ed un ridottissimo vitto in cambio dell’incarico di precettore dei suoi figli. Lo studio lo attira – frequenta le lezioni di filosofia e di teologia dagli Agostiniani ed alla Sapienza – ma ben maggiore è l’attrazione della vita contemplativa che impedisce talora a Filippo persino di concentrarsi sugli argomenti delle lezioni.
La vita contemplativa
che egli attua è vissuta nella libertà del laico che può scegliere, fuori da un chiostro, i modi ed i luoghi della sua preghiera: predilige le chiese solitarie, i luoghi sacri delle catacombe, memoria dei primi tempi della Chiesa apostolica, il sagrato delle chiese durante le notti silenziose. Coltiverà per tutta la vita questo spirito di contemplazione, alimentato anche da fenomeni straordinari, come quello della Pentecoste del 1544, quando Filippo, nelle catacombe di san Sebastiano, durante una notte di intensa preghiera, riceve in forma sensibile il dono dello Spirito Santo che gli dilata il cuore infiammandolo di un fuoco che gli arderà nel petto fino al termine dei suoi giorni.
Attività intensa
Questa intensissima vita contemplativa si sposa nel giovane Filippo ad una attività altrettanto intensa, quanto discreta nelle forme e libera nei metodi: l’apostolato nei confronti di coloro che egli incontra nelle piazze e per le vie di Roma, il servizio della carità presso gli Ospedali degli incurabili, la partecipazione alla vita di alcune confraternite, tra le quali, in modo speciale, quella della Trinità dei Pellegrini, di cui Filippo, se non il fondatore, è sicuramente il principale artefice insieme al suo confessore P. Persiano Rosa. A questo degnissimo sacerdote, che vive a san Girolamo della Carità, e con il quale Filippo condivide profonde sintonie di temperamento lieto e di impostazione spirituale, il giovane, che ormai si avvia all’età adulta, affida la cura della sua anima. Ed è sotto la direzione spirituale di P. Persiano che matura lentamente la chiamata alla vita sacerdotale. Filippo se ne sente indegno, ma sa il valore dell’obbedienza fiduciosa ad un padre spirituale che gli offre tanti esempi di santità. A trentasei anni, il 23 maggio del 1551 il vicegerente di Roma, Mons. Sebastiano Lunel, lo ordina sacerdote.
Il sacerdote
Messer Filippo Neri continua l’intensa vita apostolica che già lo ha caratterizzato da laico. Va ad abitare nella Casa di san Girolamo, sede della Confraternita della Carità, che ospita a pigione un certo numero di sacerdoti secolari, dotati di ottimo spirito evangelico, i quali attendono alla annessa chiesa. Qui esercita principalmente il ministero del confessionale, ed è proprio qui che inizia, nella semplicità della sua piccola camera, quegli incontri di meditazione, di dialogo spirituale, di preghiera, che costituiscono l’anima ed il metodo dell’Oratorio. La preghiera presa sul serio produce vita nuova e opere buone. Ben presto quella cameretta non basta e Filippo ottiene da ‘quelli della Carità’ un locale, situato sopra una nave della chiesa, destinato in passato a conservare il grano che i confratelli distribuivano ai poveri.
Tra i discepoli, alcuni, come Cesare Baronio e Francesco Maria Tarugi, futuri cardinali, maturano la vocazione sacerdotale, innamorati del metodo e dell’azione pastorale di P. Filippo. Nasce così, senza un progetto preordinato, la ‘Congregazione dell’Oratorio’: la comunità dei preti che nell’Oratorio hanno il centro della loro vita spirituale e il più fecondo campo di apostolato. Questi, insieme ad altri discepoli di Filippo divenuti sacerdoti, vanno ad abitare a San Giovanni dei Fiorentini, di cui P. Filippo ha dovuto accettare la Rettoria per le pressioni dei suoi connazionali sostenuti dal Papa. E qui inizia tra i discepoli di Filippo quella semplice vita familiare, retta da poche regole essenziali, che sarà la culla della futura Congregazione.
La Vallicella
Nel 1575 Gregorio XIII affida a Filippo ed ai suoi preti la piccola e fatiscente chiesa di S. Maria in Vallicella, a due passi da S. Girolamo e da S. Giovanni dei Fiorentini, erigendo canonicamente al tempo stesso la Congregazione dell’Oratorio. Filippo si trasferisce nel 1583, solo per obbedienza al Papa, nella nuova residenza dei suoi preti. Si dà con tutto l’impegno a ricostruire in dimensioni grandiose ed in bellezza la piccola chiesa della Vallicella.
Qui trascorre gli ultimi dodici anni della vita, nell’esercizio del suo prediletto apostolato di sempre: l’incontro paterno e dolcissimo, ma al tempo stesso forte ed impegnativo, con ogni categoria di persone, nell’intento di condurre a Dio ogni anima non attraverso difficili sentieri, ma nella semplicità evangelica, nella fiduciosa certezza dell’infallibile amore divino, nella letizia dello spirito che sgorga dall’unione con Dio. Si spegne nelle prime ore del 26 maggio 1595, all’età di ottant’anni, amato dai suoi e da tutta Roma di un amore carico di stima e di affezione.
“Cerca di stare a casa tua, cioè dentro te stesso, considerando le tue azioni e non di uscire fuori sindacando i fatti degli altri”. Filippo Neri
A Roma i sacerdoti della Congregazione dell’Oratorio sono presenti a santa Maria in Vallicella, Piazza della Chiesa nuova sul Corso Vittorio, e alla Garbatella, Via delle Sette Chiese.
Visitare: www.oratoriosanfilippo.org…….
AR maggio 2018
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