Cronaca di un pellegrinaggio di famiglia (in auto), tanti anni fa… era il 1996 …
AIGUES MORTES
di Guido Verna
Arriviamo verso sera a Montpellier e cerchiamo, con successo, l’albergo dove avevamo dormito qualche anno prima.
Siamo stanchi, ma non più di tanto: […] decidiamo, perciò, di andare a cena ad Aigues Mortes. La sua cinta muraria, soprattutto di notte, continua ad avere per noi un fascino incredibile. La via principale è un fiume di turisti e di negozi di souvenir. Troviamo posto in alcuni tavoli esterni sulla piazza, proprio sotto la statua di San Luigi, dove mangiamo con un certo rassicurante piacere, perché al languore dell’ora si aggiunge – per noi, incessanti cacciatori di alibi – il conforto del Re Santo, che però amava anche la buona tavola.
Siamo nel cuore del paese costruito ad hoc per le navi crociate, 750 anni fa. Anche il nostro pellegrinaggio è, a suo modo, una crociata, tutta particolare perché tutta interiore, la difesa del tempio (o di quello che rimane…) che è dentro ognuno di noi, di quell’impronta di divino che il mondo moderno cerca di rendere massimamente inavvertibile (perché cancellarla del tutto non può). E ora anche le nostre piccole barche sono all’attracco ad Aigues Mortes, pronte a salpare con la benedizione di San Luigi…
Mi viene in mente di sfuggita che quella in cui si imbarcò il Re Santo si chiamava Montjoie [1], il Monte della gioia, proprio come si chiama in genere l’altura da cui – finalmente! – il pellegrino esausto vede la meta [2]. Non lascio scivolar via inutilmente il ricordo fuggevole e tento di piegarlo alla nostra situazione: per noi che siamo ancora all’attracco è forse un pro memoria, una anticipazione di emozione, una specie di “buon” avviso a “buoni” naviganti? Comunque sia, anche senza nessi, è una coincidenza che trovo beneaugurante. Domattina, salperò più volentieri.

Notre Dame des Sablons
Quando abbiamo finito la cena e torniamo verso le auto, il fiume di turisti non è più nemmeno un rivolo e le luci dei negozi si sono spente. Siamo quasi soli. Ora ci possiamo tranquillamente fermare davanti alla Chiesa di Notre-Dame des Sablon – la Madonna delle Sabbie – , a rileggere la lapide all’ingresso [3]. A la mémoire de St.Louis e de ses chevaliers… Dieu le veut, Dio lo vuole…

Lapide Notre Dame des Sablons

Place saint Louis
Riprendiamo a camminare parlando di San Luigi e di sua madre, Bianca di Castiglia, e di sua zia e di suo cugino: «Anche la sorella di Bianca, Berengaria, fu madre di un santo: Ferdinando III. Né l’una né l’altra erano sante, ma evidentemente seppero essere madri» [4]. Guardiamo le nostre miserie e siamo tutti d’accordo: nel nostro caso, le mamme di ciascuno vanno completamente assolte…

Torre di Costanza
Andiamo a letto. Il sonno scende sulle mura e sulla Torre di Constance e spegne la loro luce dorata, che faceva da sfondo – problematico ma infine rasserenante – a questi pensieri: come era un mondo governato da un Re Santo, da un Re che chiamava i poveri «soldati e difensori del regno»? [5] é possibile immaginarlo non solo come memoria storica ma come prospettiva? Si potrà di nuovo sentire l’antifona dei cantori di Reims per la consacrazione di Luigi IX: «Gaude felix France, Rallegrati dolce Francia»? [6] Ma sì che si potrà… San Luigi, San Giacomo, San Ferdinando, Bianca, Berengaria, eccetera eccetera sono lì ad intercedere: proviamo a chiederlo seriamente.
Rallegrati, dolce Italia.
Guido Verna
1996
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[1] Cfr. René Grousset, L’epopea delle Crociate, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1968, p.298. Anche le altre due galere avevano bei nomi: Reine e Demoiselle.
[2] Cfr. Raymond Oursel, Pellegrini del Medio Evo. Gli uomini, le strade, i santuari, Jaca Book, Milano 1979, p.59.
[3] «A la mémoire de St.Louis e de ses chevaliers, qui reçurent la Croix en cette Eglise des mains des Cardinaux-Legats E.de Chataupoux et R.de Cheyrieres pour la VIIme croisade 25 août 1248 et la VIIIme 1re joulliet 1270. + Dieu le veut + Aguesmortes reconnaissante de son royal fondateur a jamais bénira l’immortel souvenir»
[4] Régine Pernoud, Bianca di Castiglia, ecig, Genova 1994, p.148.
[5] Ibidem.
[6] Ibid., p.116
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