“Servire Gesù in coloro che sono
non voluti, non amati, non curati” Madre Teresa
“Vi prego di aiutare i poveri a guadagnarsi la vita”
San Vincenzo De’ Paoli 1581 – 1660 Francia
Giovinezza più che movimentata, non proprio santa. Parroco, a 31 anni è provocato dalla miseria umana e spirituale: i ricchi dopo gli agi terreni si illudono di avere anche il paradiso, i poveri spinti ai vizi dall’ignoranza e dalla miseria credono di trovarlo chiuso. Il suo criterio: la Carità va vissuta perché nel povero c’è Gesù, e va organizzata perché i cristiani sono tali solo se si muovono coscienti di essere un sol corpo, come nella prima comunità di Gerusalemme. Dalla varia esperienza pratica della povertà, e non a tavolino, gli nascono numerosissime intelligenti opere di carità materiale e spirituale.
Con lui sono impegnate persone di varia estrazione sociale e con varia destinazione: ricche per i ricchi, semplici per le campagne. Tutte al femminile. Una carità laica al maschile non riesce. Ma dalla sua ispirazione nasceranno le Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli con Federico Ozanam, nel 1833. Dai regnanti riceve incarichi: membro del Consiglio della Coscienza (Congregazione Affari Ecclesiastici), Ministro della Carità, Cappellano capo delle galere. Anima un gruppo di sacerdoti che saranno i “Preti della Missione” o “Lazzaristi”: predicazione, carità, catechismo. Liberano 1.200 schiavi cristiani dai musulmani. Vero gigante della carità operosa.
“Dio è padre di tutti e non dimentica né emargina i suoi figli”
San Luigi Guanella Fraciscio di Campodolcino 1842 – Como 1915
Dalla famiglia e dalla sua terra, m. 1.350 sul mare, Luigi assorbe l’abitudine al sacrificio e al lavoro, l’autonomia, la pazienza e la fermezza nelle decisioni, insieme a grande fede. Da seminarista spende le vacanze con bambini, anziani e ammalati del paese. Sacerdote nel 1866, si dedica all’istruzione religiosa, morale e sociale dei suoi parrocchiani, alla difesa dagli assalti del liberalismo. Ha in cuore un progetto per i ragazzi e i più poveri. Vari tentativi non riescono, si difende, anche scrivendo, da ostacoli posti dalle Autorità civili.
Nel 1881 il vescovo gli affida un Ospizio già esistente a Pianello Lario (CO). Nascono le Figlie di S. Maria della Provvidenza e la Congregazione dei Servi della Carità. L’opera si estende: Milano (1891), Pavia, Sondrio, Rovigo, Roma (1903), Cosenza e altrove, in Svizzera e negli Stati Uniti d’America (1912). L’Opera si rivolge a tutta la fascia intermedia tra i giovani di don Bosco (l’ha frequentato) e gli inabili del Cottolengo: ogni specie di disagiati ed emarginati ancora capaci di una ripresa. Terreno duro e arido, ma che, lavorato con amore, in scuole, laboratori, colonie, può dare frutti insperati: “Dio è padre di tutti e non dimentica né emargina i suoi figli”.
“Soffrono troppo per l’isolamento causato dalla sordità”
San Filippo Smaldone Napoli 1848 – Lecce 1923
Ordinato sacerdote nel 1871, esercita un ministero vario e generoso per tutta la vita. Ma la sua sensibilità pastorale privilegiata è per i poveri sordi: soffrono troppo per l’isolamento causato dalla sordità. Sogna per loro un’educazione umano-cristiana con criteri idonei e convenienti. Gli si affaccia la “tentazione” di partire per le missioni estere. Ma il suo confessore, gli fa conoscere che la sua “missione” è fra i sordomuti di Napoli. Ci si tuffa completamente. Col tempo acquista una grande competenza pedagogica e progetta, se il Signore vuole, una istituzione stabile e idonea.
Nel 1885 apre a Lecce un istituto per sordi. Con alcune “suore”, gradatamente da lui preparate in precedenza, getta le basi della Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori. L’Opera cresce con il numero degli assistiti, sezioni femminile e maschile, e sedi sempre più ampie. Lecce, Bari, Roma. Incapace di chiudere il cuore, comincia ad ospitare, oltre le sorde, anche le fanciulle cieche e le bambine orfane ed abbandonate. Per la gioventù in genere apre case con scuole materne, laboratori femminili, pensioni per studentesse. Immancabili forti prove e sofferenze confermano che la sua fondazione è voluta da Dio.
“Servire Gesù in coloro che sono
non voluti, non amati, non curati”
Santa Madre Teresa di Calcutta Skopje (Albania) 1910 – Calcutta 1997
10 settembre 1946, in treno da Calcutta a Darjeeling. Mary Teresa dal 1937 è consacrata, “sposa di Gesù” per “tutta l’eternità”, nell’Istituto delle “Suore di Loreto”, insegnante e direttrice della loro scuola. Durante questo viaggio riceve l’“ispirazione”, la “chiamata nella chiamata”. La sete di Gesù per amore e per le anime si impossessa del suo cuore: “Vieni, sii la mia luce”, la prega, “non posso andare da solo”, e il desiderio ardente di saziare la Sua sete diviene la sua esistenza. Gesù soffre per i poveri: tutta una popolazione nasce, vive e muore sui marciapiedi; i loro resti vanno nei mucchi di spazzatura… Gesù le chiede di fondare una comunità religiosa, le Missionarie della Carità.
Dal 1948, quest’anima gigantesca, dentro un piccolo corpo sotto il sari bianco bordato d’azzurro, inizia la giornata con Gesù nell’Eucaristia e, con il Rosario tra le mani, va a servirLo in coloro che sono “non voluti, non amati, non curati”. Per tutto il mondo donne e uomini Missionari della carità, religiosi, laici, sacerdoti, sani e malati, di diverse fedi e nazionalità, condividono con lei lo spirito di preghiera, semplicità, sacrificio e il suo apostolato di umili opere d’amore.
“Diventerò medico e curerò gratuitamente i malati poveri”
Beato Ladislao (Glorioso signore) Batthyány-Strattmann Ungheria 1870-1931
E così fa. Studia agraria, fa un anno negli Ussari, poi chimica, fisica, filosofia, lettere e musica. Ma nel 1900 si laurea in medicina. Matrimonio felice e armonico con la contessa Maria Teresa Coreth, arricchito e benedetto da 13 figli. Nel 1902 fonda a Kittsee un ospedale con 25 letti, che nella prima guerra mondiale si amplia a 120 per i soldati feriti. Specialista chirurgo e oculista noto in patria e all’estero, fonda un altro ospedale a Körmend, in Ungheria. La paga dei poveri che arrivano da varie regioni: un “Padre nostro” per lui. Spesso dà un aiuto finanziario. Rimborsa la farmacia per chi non può pagare.
Non si preoccupa solo del corpo e prima delle operazioni chiede, con i malati, la benedizione del Signore: il medico dirige solo l’operazione e la guarigione è dono di Dio. Insieme alla moglie educa i figli all’onestà e alla fede. Questa lo sostiene nelle dure prove: la morte di un figlio 21enne e il suo cancro che lo porta alla morte: “Sono felice. Soffro atrocemente, però amo i miei dolori e mi consola il fatto che li sopporto per Cristo”.
“Servire per tutta la vita i Suoi poveri”
Beato Carlo Gnocchi San Colombano al Lambro 1902 – Milano 1956
Alla morte, 1956, dona le sue cornee a due giovani ciechi. Una normativa sulla donazione ci sarà solo nel 1957. Don Carlo è sulle cronache. Ma ha fatto molto di più. Nella guerra, vedendo “l’uomo nudo, completamente spogliato”, ha sognato di dedicarsi “a un’opera di Carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare. Desidero e prego dal Signore una cosa sola: servire per tutta la vita i suoi poveri. Ecco la mia carriera”. Finita la guerra, si dedica ai troppi ragazzi feriti e mutilati dai residuati bellici. 1949: è riconosciuta la “Federazione Pro Infanzia Mutilata”. Don Carlo si rivolge poi ai colpiti dalla poliomielite.
Oggi la “Fondazione Don Carlo Gnocchi” è una ONG. I 5.700 dipendenti si dedicano a tutte le inabilità. “La prima e più importante di tutte le ricostruzioni è quella dell’uomo. Bisogna ridare agli uomini una meta ragionevole di vita, una ferma volontà per conseguirla e una chiara norma di moralità. Bisogna rifare l’uomo. Né basterà ridargli la elementare possibilità di pensare e di volere, senza la quale non c’è vita veramente umana, ma bisognerà restituirgli anche la dignità, la dolcezza e la varietà del vivere, quel rispetto della personalità individuale e quella possibilità di esplicare completamente il potenziale della propria ricchezza personale”.
AR aprile 2019
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