“La saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare”.

Profeta Isaia

 

Il Papa, nella Messa a Santa Marta il 4 dicembre 2018, commenta il passo di Isaia che presenta il Principe della pace. Accogliamo il suo suggerimento per fare una buona riflessione.

Francesco sottolinea che il profeta Isaia «descrive questa pace con immagini che sembrano un po’ bucoliche ma belle: tanta sarà la pace che “il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte”». (Isaia 11, 1-10). E quando verrà il Salvatore, dice il papa, «tutto sarà in pace, il Signore farà la pace».

Partendo da questa promessa, il papa consegna ai cristiani un impegno concreto per l’Avvento. «Il tempo di Avvento è un tempo per prepararci a questa venuta del principe della pace».

 Ma… questa pace?

C’è sempre qualcuno pronto a obiettare: “Quando la farà questa pace? Ma dove la vedi? In quale mondo vivi? Gli uomini si fanno mille guerre. Dove ti metti le mani?”. E questa constatazione è vera, lo scenario del mondo in gran parte offre uno spettacolo scoraggiante.

Però se l’uomo alza gli occhi vede che Lui, il Principe della Pace, le promesse le mantiene. Intanto si è fatto uomo e ha condiviso tutte le nostre miserie, e poi ogni giorno ci dona la misericordia e ci perdona. È vero: ci sembra che l’esperienza contraddica questa promessa. Ma in realtà, dice il papa, Isaia «vuol dire che la pace del Signore è capace di trasformare la vita, di trasformare la storia, e Gesù è chiamato proprio principe della pace perché viene a portare questa pace, a offrirci questa pace»

Dio non ci impone la pace lasciandoci passivi. Vuole farla con la nostra collaborazione libera e consapevole. Sarebbe pace una cosa imposta? L’uomo è capace di farlo: imporre la pace con le bombe. Dio non fa così: la dona e chiede di non mettergli ostacoli, ma di trasmetterla e farla diffondere. Questo tesoro dunque è nelle nostre mani. Cosa ne vogliamo fare?

Manuale per fare la pace

Il Papa è estremamente pratico. Prima cosa, accettare la pace, il perdono da parte di Dio: «vivere in pace nella nostra anima»; seconda cosa, farla crescere nel nostro quotidiano: «a casa con la famiglia, a scuola, nel lavoro, nel quartiere».

 Pace nella nostra anima

«Il primo passo di questo tempo di Avvento è pacificare l’anima di ognuno». In realtà, «noi siamo abituati a guardare l’anima altrui: “Ma guarda quello, guarda quella, cosa fa”. «Dobbiamo invece guardare la nostra anima e chiedere a noi stessi: Come stai? Il tuo cuore cosa sente? È in pace? Sei arrabbiato? Sei arrabbiata? Sei ansioso, ansiosa?». Così, insiste il Papa, «chiedi al Signore la grazia di pacificare l’anima, per prepararti all’incontro con lui».

  La casa

«un’altra cosa da pacificare è la casa»: «a casa come va la pace?». Bisogna sempre «pacificare la famiglia: ci sono tante tristezze nelle famiglie, tante lotte, tante piccole guerre, tanta disunione delle volte». E così «non c’è pace: uno contro l’altro o sfida l’altro». Perciò, propone Francesco, «ognuno si domandi: come è la mia famiglia? È in pace o è in guerra? È unita o c’è la disunione? Ci sono tutti ponti fra noi o ci sono muri che ci separano?». Con l’obiettivo di «pacificare la famiglia».

 Il mondo 

Guardando il mondo poi il Papa ammette che «c’è più guerra che pace: c’è tanta guerra, tanta disunione, tanto odio, tanto sfruttamento. Non c’è pace». Ma «cosa faccio io per aiutare la pace nel mondo?». Ci si potrebbe giustificare dicendo che «il mondo è troppo lontano». E allora il Pontefice invita a verificare: «cosa faccio io per aiutare la pace nel quartiere, nella scuola, nel posto di lavoro: prendo sempre qualche scusa per entrare in guerra, per odiare, per sparlare degli altri? Questo è fare la guerra! Sono mite? Cerco di fare dei ponti? Non condanno?».

  I bambini

L’impegno per la pace è una questione che riguarda anche i bambini, ai quali bisogna chiedere: «A scuola, quando c’è un compagno, una compagna che non ti piace, è un po’ odioso o è debole, tu fai il bullismo o fai la pace, cerchi di fare pace? Perdoni tutto?».

   «E la pace – spiega Francesco – sempre va avanti, mai è ferma, arriva a un punto e dà un altro passo di pace, un altro passo di pace: è feconda». Di più, «la pace incomincia dall’anima e poi torna all’anima dopo aver fatto tutto questo cammino di pacificazione». Perciò «fare la pace è un po’ imitare Dio quando ha voluto fare la pace con noi e ci ha perdonati, ci ha inviato suo Figlio a fare la pace, a essere il principe della pace».

 Artigiani di pace

Lo stile deve essere quello degli «artigiani di pace» e «ci vuole questo tempo di Avvento, di preparazione alla venuta del Signore che è il principe della pace».

Tutti sono chiamati a essere artigiani di pace. Forse, suggerisce il Pontefice, «qualcuno può dire: “padre, io non ho studiato come si fa la pace, non sono una persona colta, non so, sono giovane, non so”». Ma è Gesù stesso, a dirci «quale deve essere l’atteggiamento: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”» (Lc 10, 21-24). Magari, ripete il Papa, «tu non hai studiato, non sei sapiente», ma «fatti piccolo, fatti umile, fatti servitore degli altri: fatti piccolo e il Signore ti darà la capacità di capire come si fa la pace e la forza di farla».

Con umiltà

«Vivere in pace nella nostra anima, a casa con la famiglia, a scuola, nel lavoro, nel quartiere, vivere in pace, questa sarà la preghiera di questo tempo di Avvento» propone Francesco. Si tratta di «pacificare, fare la pace, con umiltà». E «ogni volta che noi vediamo che c’è la possibilità di una piccola guerra, sia a casa sia nel mio cuore sia a scuola, a lavoro, fermarsi e cercare di fare la pace».

Non ferire l’altro

Soprattutto «mai, mai ferire l’altro, mai». E il primo passo «per non ferire l’altro» è proprio «non sparlare degli altri, non buttare la prima cannonata». Con la certezza che «se tutti noi facessimo solo questonon sparlare degli altrila pace andrebbe più avanti».

Uomini e donne di pace

«Che il Signore ci prepari il cuore per il Natale del principe della pace» conclude il Papa. Ma, precisa, «ci prepari facendo noi del tutto la nostra parte per pacificare: pacificare il mio cuore, la mia anima, pacificare la mia famiglia, la scuola, il quartiere, il posto di lavoro». Ed essere così veramente «uomini e donne di pace».

 

 

 

 

Per leggere i testi completi e sicuri del Papa: www.vatican.va

 

AR dicembre 2018

 

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