di Carla Vanni
Il miglior giocatore di baseball di tutti i tempi è tuttora George Herman “Babe” Ruth, nato nel 1895 a Baltimora, morto a New York nel 1948: il suo record di colpi vincenti non è ancora stato battuto da alcun giocatore. Ha giocato nei Boston Red Sox e nei mitici New York Yankees ed il suo mito è vivo come sempre.
Una vita altalenante fra le glorie della fama e la fede Cattolica che, fra vicende alterne, lo accompagnava fin da ragazzo.
La sua vita iniziò col … lancio sbagliato: a soli sette anni finì in una casa di correzione. I genitori gestivano un locale non particolarmente ben frequentato e, a dire dello stesso Babe, proprio là imparò il lato peggiore della vita. La casa di correzione dove fu rinchiuso era gestita da religiosi che non nutrivano particolari speranze per il suo futuro, ma una persona che contava su di lui c’era ed era suo fratello Matthias, Cattolico e fiducioso nella rinascita del fratello, nonostante i 12 anni di riformatorio che lo attendevano. Lo stesso Babe parlava del fratello come del “miglior uomo che io abbia mai incontrato nella vita”. Il periodo vissuto nel riformatorio fu impregnato della religione Cattolica: ricevette i Sacramenti e visse la fede in maniera molto profonda.
Ma, una volta uscito e messe in luce le sue eclatanti qualità di giocatore di baseball, la sua fede scolorì: Babe iniziò a giocare nei campionati delle varie serie nazionali ed a scalare rapidamente tutti i gradini del successo, fino a diventare un mito inarrivabile.
Benché la fede restasse nel suo cuore, la gloria lo portò molto lontano da essa e spesso cadde in eccessi vari, proprio in quei periodi in cui si allontanò dalla Chiesa. Egli stesso raccontava di come i piaceri del mondo lo avessero travolto, abbacinato… ma descriveva anche il “suo altare”, una grande finestra che dava sulla città di New York, che era il luogo dove si inginocchiava a pregare.
Si ritirò dalle scene e tutto pareva annunciare una vecchiaia tranquilla, illuminata ancora illusoriamente dai fasti della gloria.
Ma la diagnosi di un cancro cambiò i programmi e lo stesso Babe racconta in una lettera di come Cristo e Sua Madre entrarono nella sua vita con tutta la Loro forza amorevole e rinnovatrice.
“Per la prima volta” raccontava “mi resi conto che la morte mi era vicina e chiamai un Sacerdote per confessarmi di tutta la mia intera vita”. Il Sacerdote lo confessò e gli diede appuntamento per il giorno dopo per somministrargli la Santissima Eucaristia, dispensandolo però dal digiuno.
Tuttavia, Babe digiunò ugualmente e stette sveglio tutta la notte. Una notte luminosa, evidentemente, che descriveva piena di calma e di serenità nonostante la malattia devastante, “poiché avevo consegnato la preoccupazione e le mie paure a Dio, che mi guardava con la Sua immensa misericordia”. La sua conversione definitiva avvenne quella notte, in cui l’attesa del Signore nella Santissima Eucaristia e dell’incontro definitivo con Lui non permisero di dormire a quell’uomo che aveva conosciuto tutte le seduzioni del mondo, i suoi piaceri ma che aveva ritrovato Dio nella sofferenza, in quella sofferenza che mai avrebbe immaginato lo avrebbe ricondotto dal Padre.
Durante uno dei lunghi periodi passati in ospedale, Babe ricevette la lettera di un bambino di dodici anni, che gli inviava il più bel regalo che avrebbe mai ricevuto nella sua vita: la Medaglia Miracolosa. La lettera diceva: “Caro Babe, tutta la mia classe prega per te, preghiamo tutti per te. Ti invio una medaglia, indossala e tienila sempre con te. Mike Quinlan.” Babe indossò la Medaglia e scrisse a Mike, ringraziandolo ed assicurandogli che avrebbe portato con sé quel regalo prezioso fin nella tomba.
E la Vergine accompagnò veramente Babe fino alla tomba: la Sua presenza gli rese la malattia fonte di vera conversione e quell’uomo, abituato ai fasti del mondo ed alle sue seduzioni, si ricongiunse al Padre condotto per mano dalla Madre per mezzo della Medaglia Miracolosa, con lui fin nella tomba come aveva promesso al piccolo Mike.
Della sua malattia, del suo ritorno al Padre e della Sua misericordia, della tenerezza della Madre di Dio parlò ampiamente in un epistolario, quasi completamente conosciuto ai suoi fans.
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