di Carla Vanni
Pochi giorni fa, ha destato una certa reazione la vignetta apparsa su Avvenire, per la matita di Staino. Non starò a descriverla dettagliatamente, come non descriverò nel particolare gli altri lavori che hanno pubblicamente bestemmiato la Santissima Trinità, specialmente Gesù Cristo ed anche Sua Madre, a firma di vari “vignettisti” o “autori”.
Ormai la bestemmia ha invaso il campo della promozione pubblicitaria, della sedicente “arte” in quasi ogni sua espressione, nonché da tempo anche del cinema e della stampa.
E qui si parlerà di quanto accade in Italia e poco oltre in Europa a proposito di promozione pubblicitaria blasfema e dell’utilizzo di simboli religiosi ESCLUSIVAMENTE CRISTIANI E SPECIALMENTE CATTOLICI e della loro irrisione a fini economici. Le altre religioni, in primis Islam, Ebraismo e Buddismo non vengono mai coinvolte: per paura di reazioni sanguinose la prima, per timore di essere tacciati da antisemiti la seconda, la terza per un’infondata immagine di pace e fraternità che offre di sé e quindi i pacifici per eccellenza non si attaccano.
Restiamo noi Cristiani, soprattutto i Cattolici, quelli che “porgono l’altra guancia”, cioè quelli dei quali si può approfittare senza tema di reazione. Questa errata interpretazione dell’invito di Gesù Cristo ci ha portato non pochi problemi. Ma aggiungiamo anche che vogliono attaccare la Verità, non le Sue pessime interpretazioni o imitazioni e quindi, per un verso o per l’altro, tocca sempre a noi.
In materia di promozione pubblicitaria, gli ultimi decenni hanno proposto una varietà di nuove tecniche, prima fra tutte lo shockadvertising, ovvero la pubblicità traumatica. Questa tecnica vìola deliberatamente alcuni schemi sociali, sia positivi che negativi, e mira ad una fascia di consumatori definita. Se funzioni o meno per i prodotti commerciali è arduo da affermare: i guru della pubblicità sono in conflitto fra loro in quanto tanti sono quelli che la magnificano, quanti quelli che la ritengono ininfluente se non deleteria (De Rosa e Smith, 1997). Funziona benissimo invece per le campagne sociali, come quella contro il fumo o sui pericoli della guida dell’automobile sotto l’effetto di sostanze psicotrope e degli alcolici: l’evidenza della morte, dei devastanti percorsi che certe sostanze tracciano, esercitano sicuramente un’azione positiva sulla prevenzione. Il confronto diretto con realtà così inaccettabili paga sempre.
In Italia, i primi ad utilizzare questa tecnica sono stati i Benetton. Dal 1984 al 2000, per l’obiettivo di Oliviero Toscani, l’azienda ha costruito una strategia comunicativa rivoluzionaria, che ha infiammato le discussioni fra giornalisti, scrittori, storici dell’arte, uomini di cultura e studiosi di comunicazione. E’ stata una delle prime aziende al mondo a non proporre direttamente il suo marchio, ma ha ideato discutibili campagne sociali che, in maniera apparentemente accidentale, proponevano il prodotto. Non c’è stato un incremento immediato e diretto delle vendite, ma certamente ha funzionato aumentando la visibilità del marchio addirittura nell’intero pianeta, che significa maggiori utili anche se a lungo termine (De Rosa e Smith, 1997).
Ma ben presto a questa tecnica se ne è affiancata un’altra, in una specie di salto verso il basso: la yobboadvertising, letteralmente la pubblicità irriverente e disordinata.
Una nota agenzia immobiliare ci ha mostrato San Giuseppe che consulta il cellulare per trasferire la Madre di Dio ed il Figlio in una casa. Una casa automobilistica italiana ha recentemente promosso una sua nuova auto con uno spot televisivo che, in un colpo solo, ridicolizza il Santissimo Sacramento, il Sacerdozio ed aggiunge anche un sentore di pedofilia. (Francamente, devo riferire di aver scritto all’agenzia pubblicitaria che ha prodotto lo spot, ho chiesto spiegazioni e mi è stato risposto che hanno voluto rappresentare “i valori più tradizionali cui siamo attaccati noi italiani”). Un famoso aperitivo viene pubblicizzato con la scena del tradimento di Adamo ed Eva, non risparmiando la presenza di un dio che nel frattempo dorme.Una notissima azienda che produce divani utilizza, sbagliando, la frase pronunciata da Gesù Cristo al paralitico guarito, attribuendola invece alla resurrezione di Lazzaro. Un paio di anni fa la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, chiamata in causa sulla legittimità di certe “espressioni artistiche”, ha consentito l’utilizzo di una pubblicità dove Gesù Cristo, peraltro coronato di spine, indossava un paio di blue jeans. A seguire, un manifesto dove una donna,chiaramente riferibile alla Madre di Dio, diceva “Madonna, che vestito!!” La Corte ha affermato “la liceità dell’espressione artistica” perché non incita all’odio. E tanto evidentemente basta a rendere le immagini accettabili.
Abbiamo visto il Crocifisso che chiedeva di perdonare coloro che non sanno cosa indossano, il Cenacolo di Leonardo dove manca Gesù che ha preferito andare al Tal Ristorante, la marca di jeans “Jesus” che stampa in luoghi inopportuni la frase “chi mi ama mi segua”. Per la Madre di Dio, invece, è impossibile descrivere sommariamente le didascalie e le vignette che La hanno avuta come soggetto e che sono state forse più numerose di quelle di Suo Figlio. La Tutta Pura, l’Immacolata viene colpita specialmente per questa Sua inarrivabile peculiarità, per cui evito di fornire dettagli.
Una involuzione della pubblicità traumatica, come dicevamo.. ma funziona? No, affatto. Anzi, spesso è controproducente anche presso i non credenti.
Gli studi sono stati molti ed approfonditi, in quanto la reazione suscitata da queste iniziative pubblicitarie è stata rumorosa, anche se non più di tanto per quanto sarebbe spettato di fare a noi credenti. Inefficace presso le sedi competenti, la protesta ha trovato però condivisione presso una certa fetta di consumatori e per questo gli addetti ai lavori hanno analizzato la questione, arrivando ad interessanti conclusioni.
Prima di tutto le immagini religiose, i “personaggi religiosi” male si associano allo shopping, non si accostano senz’altro alla religione cristiana e men che meno a quella cattolica, vista sempre come limitante, castrante, triste, cupa e per questo tutt’altro che associabile al divertimento ed a qualche avvenimento piacevole della vita. Ovvero: se credo in Dio, specialmente se “Cattolico”, devo essere triste, represso e quindi non mi va di comprare alcuna cosa. Questo è il primo effetto puramente “tecnico”.
Il secondo è che la quota di pubblico completamente indifferente alle questioni religiose non è sensibile a questo tipo di promozione: ovviamente non si offende e non si risente per l’offesa recata ad altri, ma neppure trova particolarmente seducente l’immagine sacra abbinata ad un prodotto commerciale. Punto e basta. Tanto varrebbe sostituire il sacro con un gatto o con Mozart o con un albero: per loro non cambierebbe nulla.
Il terzo effetto, quello rumoroso, è il risentimento che suscitano nei credenti ed anche in quelle persone che rispettano le idee altrui, pur non condividendole. Naturalmente nessun credente acquisterà un prodotto promosso con quei mezzi, ma non lo acquista neppure chi non crede. E queste due fette di mercato evidentemente sono tutt’altro che trascurabili, lo dicono i risultati delle campagne pubblicitarie blasfeme: nessun prodotto pubblicizzato con questa tecnica ha avuto particolare successo e, anzi, si è spesso attestato su risultati modesti, se non inferiori a quelli della diretta concorrenza che ha utilizzato strategie diverse. E questa rilevazione è ancora più interessante poiché, tranne qualche episodio portato appunto senza successo davanti alla Corte di Strasburgo, nella maggior parte dei casi la reazione dei credenti non è stata clamorosa ma il messaggio pubblicitario ha egualmente fallito. Diciamo che la blasfemia, nel commercio, muore da sé. Produce pochissimo e malamente, tanto meno fidelizza il cliente se non addirittura lo irrita o lo offende, credente o non che sia. Per di più, qualcuno degli intervistati non credenti ha anche affermato di aver provato una sorta di ”nuovo rispetto” per le immagini utilizzate. La misericordia di Dio percorre sempre tracciati imprevedibili e cosa abbia tratto da quegli episodi potrebbe essere anche una sorpresa, almeno in qualche caso.
Qualcosa però si muove: recentemente in Italia l’Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria IAP ha messo sotto accusa lo spot del “non sanno cosa indossano” ed anche altri della stessa azienda. Testualmente ha scritto: ” Il Comitato di Controllo dello IAP ha ritenuto in data 12 gennaio 2018 la campagna pubblicitaria ‘… Dio salvi il made in Italy’- ‘perdona loro perché non sanno quello che indossano’, diffusa attraverso affissioni, ed i messaggi ‘Prendete e indossatene tutti…’ e ‘Italia, svegliati, alzati e cammina da sola…’, rilevati sul sito internet dell’azienda inserzionista, contrari agli artt. 1 – Lealtà della comunicazione commerciale, e 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale”. Ed anche: “Il Comitato ha altresì riscontrato il contrasto con l’art. 1 del Codice, dal momento che il contenuto dei messaggi è tale da suscitare nel pubblico risentite reazioni di rifiuto capaci di riflettersi sulla comunicazione pubblicitaria nella sua generalità, che possono danneggiare il credito dell’istituzione pubblicitaria nel suo complesso”.
Possiamo dire, noi credenti, che l’hanno centrata a metà: pur preoccupandosi delle convinzioni morali e religiose del mercato, si preoccupano parimenti della reputazione della tecnica pubblicitaria. L’offesa a Dio non è contemplata dai signori dell’autodisciplina.
Quindi Satana, che promette largamente le gioie di questo mondo, con la pubblicità irriverente e disordinata è doppiamente bugiardo: induce alla bestemmia facendola passare per una simpatica battuta e non fornisce neppure alcun beneficio temporale da essa. Insomma, peccato mortale e niente soldi. E magari anche qualche non credente convertito, grazie a Dio. Proprio un affare che non conviene ad alcuno, neppure a lui.
Che lo si ammetta o meno, in ognuno di noi vive Cristo nel Quale tutto è stato creato. Chi non abbia occhi ed orecchie completamente piombati ed il cuore di pietra avverte il disagio, se non il dolore, di assistere all’offesa portata al Dio vivente. Vedere la Santissima Trinità irrisa, strumentalizzata e ridicolizzata trafigge in maniera chirurgica la Sua presenza divina che ognuno di noi porta in sé, ferisce il nostro tratto più prezioso, vitale ed intimo e la lesione è quindi dolorosissima. Ed anche il non credente di buona volontà avverte il malessere di questa trafittura.
In altri tempi, un solo manifesto blasfemo sarebbe bastato a scatenare una reazione ben più efficace delle nostre letterine burocratiche alle altrettanto blasfeme Corti sparse qua e là in Europa e nel mondo, che più o meno ci ignorano. La nostra colpa più grave è sicuramente non promuovere riparazioni collettive e pubbliche, che assicurerebbero due risultati: il primo, più importante, sarebbe l’ammenda presentata davanti a Dio. Il secondo, fornirebbe il segnale sociale: ci siamo, siamo vivi, protestiamo anche se non ascoltati, crediamo in Chi merita il nostro pubblico impegno a qualsiasi costo, e preghiamo per i bestemmiatori. E questa opposizione porterebbe i suoi frutti, valorizzata dalla misericordia divina offerta a noi ed a quelli che offendono Dio. Quelli di noi “che sono buoni” normalmente obiettano “meglio il silenzio, ignoriamoli…” o ” si fa solo pubblicità alle loro malefatte…” ma con questa inedia spirituale, con questa noncuranza mascherata da superiorità morale, con questa carestia di Spirito Santo nelle nostre anime e nelle nostre menti, siamo arrivati a vedere Cristo coronato di spine con i blue jeans. Sarebbe tempo di cambiare e di mostrare senza reticenze pilatesche che Dio non si irride, che noi non permettiamo che diventi oggetto di dileggio, che la Parola non si deforma a proprio piacimento, che chi non crede non deve oltrepassare questi limiti. La testimonianza è una delle nostre missioni che abbiamo quasi tutti completamente abbandonato.
Noi reagiamo poco e male, arranchiamo fra il politicamente corretto e la molliccia superiorità morale… ma già sappiamo che Lei farà finire tutte le bestemmie sotto il Suo calcagno e pregherà perchè i bestemmiatori si rifugino sotto il Suo manto. Ed intercederà anche per chi ha taciuto, preferendo un malinteso e venefico rispetto delle idee altrui a quello che è il maggior nostro onore e la gioia più grande: lodare il Signore.
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