La beata di oggi
29 ottobre
Chiara Luce Badano
Giovane focolarina
Savona 1971 – Sassello (SV) 1990
Beatificata nel 2010 a Roma, Santuario del Divino Amore
“Mamma sii felice, perché io lo sono. Ciao!” Chiara Luce
Chiara
Una liceale del classico. Fin dall’asilo sta versando i suoi risparmi in una piccola scatola per i suoi «negretti»; sogna di partire per l’Africa come medico per curare quei bambini. Ha pure un debole per gli anziani che ricolma di attenzioni, rinunciando spesso a momenti di svago.
Vivace, intelligente, ama la neve e il mare, pratica molti sport, è simpatica e trainante, è leader, ma non lo lascia apparire, perché mette sempre in risalto gli altri. Aperta a tutto ciò che è buono, quando in terza elementare ha conosciuto il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, è entrata fra le Gen (Generazione nuova). Sarà chiamata Chiara Luce.
Chiara si sente amata da Dio e lo vuole portare a tutti coloro che incontra sulla sua strada. Manifesta con schiettezza il proprio pensiero di credente, ma è rispettosa ed evita di prevaricare sulla libertà e coscienza dell’interlocutore: ben più efficace è infatti la sua testimonianza di serenità e di generosa disponibilità: «Io non devo dire di Gesù, ma devo dare Gesù con il mio comportamento».
L’alfabeto
Oltre al carattere aperto, ha alle spalle una forte educazione cristiana. È stata guidata dalla mamma – attraverso le parabole del Vangelo – a parlare con Gesù e a dirgli «sempre di sì». Per un compleanno riceve in dono il libro dei Vangeli: è per lei un «Magnifico libro» e «uno straordinario messaggio»: «Come per me è facile imparare l’alfabeto, così deve esserlo anche vivere il Vangelo!».
Gli esami
Si prepara agli esami del liceo, poi farà medicina per aiutare i bambini nelle Missioni. Ma arrivano inaspettatamente esami di altro tipo. Nell’estate, durante una partita di tennis sente un lancinante dolore alla spalla. Medici, ospedali… e la Tac. Un cancro maligno: «processo neoplastico di derivazione costale (7ª di sinistra) con invasione dei tessuti molli adiacenti». Affetta dunque da un tumore osseo di quarto grado, il più grave. Ha 17 anni.
Appresa la diagnosi, Chiara non piange, non si ribella: rimane assorta in silenzio, ma dopo soli 25 minuti dalle sue labbra esce il sì alla volontà di Dio. Ripeterà spesso: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io», e, identificandosi con i suoi dolori, si sottopone alle terapie.
Prima di entrare in sala operatoria dice alla mamma: «Se dovessi morire, celebrate una bella messa e di’ ai Gen che cantino forte».
La sua atmosfera
La cameretta, in ospedale a Torino e a casa, diventa luogo di incontro, di apostolato, di unità: è la sua chiesa. La vita continua a fuoriuscire da lei e gli altri si abbeverano a questa straordinaria fonte. Anche i medici, talvolta non praticanti, rimangono sconvolti dalla pace che le aleggia intorno, e alcuni si riavvicinano a Dio. Si consuma e si offre per amore di Gesù ai dolori della Chiesa, al Movimento dei Focolari e ai giovani.
È molto dimagrita, fatica a respirare e ha forti contrazioni agli arti inferiori, ma non vuole la morfina perché le toglierebbe la lucidità, la consapevolezza.
Protagonismo di una fine eroica?
Sarebbe poco. Chiara vive un orizzonte molto più grande. È fedele al suo proposito di non «donare Gesù agli amici a parole, ma con il comportamento». Non è sempre facile: «Com’è duro andare contro corrente!» E per trovare la forza ripete: «E’ per te, Gesù!».
«Interrompendo le cure, i dolori alla schiena dovuti ai due interventi e all’immobilità a letto sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Stasera ho il cuore colmo di gioia… Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua, spesso mi sento sopraffatta dal dolore. Ma è lo Sposo che viene a trovarmi».
«Gesù mi smacchia con la varechina anche i puntini neri e la varechina brucia. Così quando arriverò in Paradiso sarò bianca come la neve».
Ha passato una notte molto travagliata: «Soffrivo molto, ma la mia anima cantava…». “Non ho più niente, ma ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare”.
E ama davvero. Profondamente umile e dimentica di sé, è disponibile ad accogliere e ascoltare quanti l’avvicinano, in particolare i giovani. A loro un ultimo messaggio: «I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, ma vorrei passar loro la fiaccola come alle Olimpiadi… I giovani hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene».
Un’altra lettura della vita
Chiede alla mamma di non piangere perché «quando in cielo arriva una ragazza di diciotto anni, si fa festa!» Poco prima di partire per il Cielo confiderà: «…Voi non potete immaginare qual è ora il mio rapporto con Gesù… Avverto che Dio mi chiede qualcosa di più, di più grande. Forse potrei restare su questo letto per anni, non lo so. A me interessa solo la volontà di Dio, fare bene quella nell’attimo presente: stare al gioco di Dio”.
“Ero troppo assorbita da tante ambizioni, progetti e chissà cosa. Ora mi sembrano cose insignificanti, futili e passeggere… Ora mi sento avvolta in uno splendido disegno che a poco a poco mi si svela. Se adesso mi chiedessero se voglio camminare (l’intervento l’ha resa paralizzata), direi di no, perché così sono più vicina a Gesù”.
La condivisione
Non ha paura di morire. Ha detto alla mamma: «Non chiedo più a Gesù di venire a prendermi per portarmi in Paradiso, perché voglio ancora offrirgli il mio dolore, per dividere con lui ancora per un po’ la croce».
Vanitosa?
Il rito dovrà essere una «festa», dove «nessuno dovrà piangere!». Chiara si sceglie l’abito bianco, molto semplice, con una fascia rosa. Lo fa indossare alla sua migliore amica, la Chicca, per vedere come le starà. Spiega anche alla mamma come dovrà essere pettinata e con quali fiori dovrà essere addobbata la chiesa; suggerisce i canti e le letture della Messa. Vuole che il rito sia una festa. Si sta preparando per lo “Sposo”. E gli incontri a casa sua sono festa.
La luce
Chiara muore alle 4,10 del 7 ottobre 1990, festa della Madonna del Rosario. Ma la luce del suo incantevole sguardo non si spegnerà perché le cornee di quei meravigliosi occhi, col suo consenso, sono state trapiantate negli occhi di due ragazzi.
Il miracolo
processato per la beatificazione di Chiara è stato la guarigione improvvisa di un ragazzo di Trieste affetto da una gravissima forma di meningite fulminante. I medici gli avevano dato 48 ore di vita.
Il progetto Africa, forte desiderio di Chiara, sta effettivamente camminando. Nel Bénin, dove erano giunti i “soldini” dei suoi 18 anni, è sbocciato il Progetto intitolato a lei. Al momento sono attive queste realizzazioni: un pozzo a Ouèdo-Denou, nella diocesi di Cotonou. Ha dato la possibilità di costruire un dispensario. A Bohicon, nei pressi di Abomey, il 29 ottobre 1999 è stato aperto il “Centro Chiara Luce Badano”: attività di educazione all’igiene, alla salute e alla nutrizione. Due case famiglia in cui vivono circa 30 bambini. Accanto le scuole e la prima chiesetta nel mondo dedicata alla Beata Chiara, consacrata nel 2010. Un Reparto di maternità e adozioni a distanza dei bambini del Centro.
Chiara in India
Il 25 settembre 2015 il vescovo di Sagar, nello Stato indiano del Madhya Pradesh, pensando ai numerosi giovani della diocesi, ha intitolato alla Beata Chiara Badano la chiesa parrocchiale di Sironi, vicino a Bhopal. Ai genitori di Chiara è stato consegnato il premio Effective Parenting Award, che vuole ispirare e rendere omaggio a genitori che nel mondo si distinguono nell’educare il figli a valori alti.
Per saperne di più: chiarabadano.org
AR ottobre 2018
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