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Sant’Elisabetta d’Ungheria regina
Ungheria 1207 – Germania 1231
Promessa in moglie a Ludovico di Turingia, si sposa a quattordici anni. Viene chiamata anche “Elisabetta di Turingia”. Nel 1222 nasce il primo figlio, Ermanno. Segue Sofia e nel 1227 nasce Gertrude orfana di padre.
Vedova a vent’anni con tre figli, Elisabetta riceve indietro la dote, e c’è chi fa progetti per lei: può risposarsi, a quell’età, oppure entrare in un monastero come altre regine, per viverci da regina, o anche da penitente in preghiera, a scelta. Ma lei conosce voci francescane che le indicano dove si può trovare la “perfetta letizia”. E per i poveri offre il denaro della sua dote. Costruisce un ospedale. Ma soprattutto ai poveri offre l’intera sua vita. Qui si realizza: facendosi come loro. Visita gli ammalati due volte al giorno, e poi raccoglie aiuti facendosi mendicante. E tutto questo rimanendo nella sua condizione di vedova.
Dopo la sua morte, il confessore rivelerà che, ancora vivente il marito, lei si dedicava ai malati, anche a quelli ripugnanti: “Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre, senza mettersi tuttavia in contrasto con suo marito“.
Vive da povera e da povera si ammala, rinunciando pure al ritorno in Ungheria, come vorrebbero i suoi genitori, re e regina.
Muore a Marburgo, in Germania il 17 novembre 1231. Subito è “gridata santa”.
Beata Laura Vicuna vergine
Santiago del Cile (Cile), 1891 – Junin de los Andes (Argentina), 1904
Cammina appena ed è profuga. Ai confini tra Cile e Argentina. Le muore il padre e sta nascendo la sorellina. La madre trova lavoro presso un colonizzatore, Manuel Mora. Pressata, ne diviene la compagna. Affida le bambine alle Suore Salesiane a Junin de los Andes. Qui Laura si innamora del Vangelo: “O mio Dio … ti dono la mia anima, il mio cuore, tutto il mio essere. Voglio morire piuttosto che offenderti col peccato … Propongo di fare quanto so e posso perché tu sia conosciuto e amato, e per riparare le offese che ricevi … specialmente dalle persone della mia famiglia…”.
Laura è insidiata ripetutamente e percossa dal Mora. Vorrebbe farsi suora. Consacra a Gesù tutta la propria vita con i voti di castità, povertà e obbedienza. Comincia a star male. Il 22 gennaio ricevendo il Viatico dice alla madre: “Mamma, io muoio! Io stessa l’ho chiesto a Gesù. Sono quasi due anni che gli ho offerto la vita per te, per ottenere la grazia del tuo ritorno alla fede. Mamma, prima della morte non avrò la gioia di vederti pentita?”. La madre promette. Laura è felice:“Grazie, Gesù! Grazie, Maria! Ora muoio contenta!”
San Pietro Yu Tae-ch’ol adolescente martire
Seoul 1826 – 1839
Di san Pietro Yu Tae-ch’ol, di nazionalità coreana ed ucciso appena tredicenne, si hanno poche notizie, ma sicure. Pietro nacque nel 1826 ad Ipjeong, nei pressi di Seoul, odierna capitale della Corea del Sud. All’età di soli tredici anni, forse neppure compiuti visto che ignoriamo il giorno esatto della nascita, fu imprigionato a Seoul dai nemici della fede cristiana. Durante il periodo trascorso in carcere non finiva di esortare i compagni di prigionia a sopportare i numerosi supplizi cui erano sottoposti. Patite anch’egli numerose sofferenze, affrontò il martirio per strangolamento. Era il 21 ottobre 1839.
Pietro Yu Tae-ch’ol fu beatificato il 5 luglio 1925 sotto il pontificato di Pio XI ed infine canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 6 maggio 1984 con altri 102 martiri, indigeni e missionari europei, che avevano irrorato con il loro sangue la terra coreana. Il gruppo va sotto il nome “Santi Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e compagni”. Il piccolo martire Pietro Yu Tae-ch’ol è commemorato singolarmente al 21 ottobre, anniversario del martirio.
In questo mondo in cui il cristianesimo è per tanti adulti e giovani una voce scomoda e Cristo un qualcuno per cui non merita spendere la vita, l’estrema testimonianza di questo adolescente può far riflettere.
Beata Cecilia Eusepi terziaria servita
Monteromano (VT) 1910 – Nepi (VT) 1928
Una vita insignificante, senza avventure esaltanti? Tutt’altro. È una vita realizzata pienamente in un grande amore!
Cecilia è l’undicesima figlia di un contadino che la lascia orfana a un mese e mezzo dalla nascita. La mamma la affida a suo fratello Filippo, che lavora a Nepi in una tenuta dei duchi Lante della Rovere.
Lo zio tiene molto alla nipote e per l’istruzione la mette presso le monache Cistercensi. Cecilia, intelligente, vivace e aperta con tutti, è anche molto diligente e devota. Le monache già la sognano una di loro. Ma il suo cuore è preso dalla spiritualità dei Servi di Maria del Monte Senario, che guidano la parrocchia. A dodici anni chiede di entrare nel Terz’ordine dei Serviti e intanto aderisce all’Azione Cattolica e si dedica alla catechesi e anima la vita parrocchiale.
L’anno seguente il vescovo, facendo un’eccezione per l’età, la ammette tra le Suore Mantellate Serve di Maria. Tutto può sembrare scontato: “beh, è cresciuta tra le suore…”. Ma la prova evidenzia l’autenticità e la fortezza di un amore vero. Cecilia, attaccata da una brutta tubercolosi intestinale, deve rientrare a casa sua. Come la prende? Basterà ascoltarla:
“Tutti i palpiti del mio cuore, i battiti del mio polso, i miei respiri, intendo siano tanti atti d’amore … È bello darsi a Gesù che si è dato tutto a noi”.
“Vorrei che Gesù si manifestasse a tutti, si facesse conoscere, come si è fatto conoscere a me, allora non vi sarebbe più disperazione, ma solo amore”.
“Dare a Gesù tutto ciò che c’è di più bello, la giovinezza, la vita. Soffrendo, io canto il mio amore a Gesù, quale pensiero più consolante di questo?”
“Io non amo la sofferenza per la speranza del premio, no, questa mi sembra che non sia generosità, io amo la sofferenza perché, soffrendo attesto il mio amore a Gesù”.
Alba del 1° ottobre 1928, sussurra: “Adesso ho dato proprio tutto a Gesù”, e chiude dolcemente gli occhi per aprirli all’alba del mondo nuovo.
Per saperne di più: www.Beati e Santi di Giovanni Paolo II – IGW-Resch …www.santibeatietestimoni
…www.vatican.va/news_services/liturgy/saints/index_saints_it.html |
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A.,R.,ottobre 2018 |
Lettura proposta dai Frati Cappuccini di Monterotondo
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