Il beato di oggi

21 ottobre

Don Pino Puglisi

 

 

Sacerdote martire

Palermo 1937 – 1993

 

“Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”             Don Pino Puglisi

 

 

Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio, il 15 settembre 1937, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno.

 

 

Vocazione insospettata

Con grande sorpresa della famiglia, nel 1953 entra nel seminario diocesano di Palermo. Racconta il fratello Gaetano:

“E pensare che quando io facevo il chierichetto me lo trascinavo dietro perché in chiesa non ci voleva venire. Poi un giorno disse a mia madre: voglio entrare in seminario. E fu la sua felicità perché, confesso, lei un figlio prete l’avrebbe voluto”.

Ordinato sacerdote il 2 luglio 1960, svolge vari servizi in parrocchie e Istituti religiosi, è educatore in seminario, insegnante in scuole medie e superiori,  cappellano presso un Istituto per orfani. Si interessa in particolar modo ai giovani e alle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città.

 

 

   L’annunzio di Gesù Cristo

Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli, con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell’ecumenismo e delle chiese locali. Il suo desiderio è sempre quello di incarnare l’annunzio di Gesù Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi perché la comunità cristiana li faccia propri.

 

 

   Parroco

Dal 1970 è parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo – segnato da una sanguinosa faida – dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie dilaniate dalla violenza con la forza del perdono. Unisce le forze con altri volontari di movimenti ecclesiali e segue pure le battaglie sociali di un’altra zona degradata della periferia orientale della città, lo “Scaricatore”.

 

 

   I giovani

Il 9 agosto 1978 è nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo, poi viene impegnato dall’arcivescovo Pappalardo nella pastorale delle vocazioni a livello regionale e nazionale. Agli studenti e ai giovani del Centro diocesano vocazioni dedica con passione lunghi anni realizzando, attraverso una serie di “campi scuola”, un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano.

 

 

   Animatore

A Palermo e in Sicilia è tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Équipes Notre Dame, Camminare insieme. Dal maggio del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la “Casa Madonna dell’Accoglienza” a Boccadifalco, in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà.

 

 

   Il centro “Padre Nostro”

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e dall’ottobre del 1992 è direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. In questo periodo viene aiutato anche da un gruppo di suore, tra cui suor Carolina Iavazzo, che attualmente guida il Centro don Puglisi, e dal viceparroco, Gregorio Porcaro. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. Sostiene i laici della zona dell’Associazione Intercondominiale per rivendicare i diritti civili della borgata, denunciando collusioni e malaffari e subendo minacce e intimidazioni.

 

 

   Paga il conto

Viene ucciso sotto casa, in piazzale Anita Garibaldi 5, il giorno del suo compleanno, 15 settembre 1993.

Salvatore Grigoli, quello che ha premuto il grilletto, testimonia:

 

“Il padre si stava accingendo ad aprire il portoncino di casa. Aveva un borsello nelle mani. Fu una questione di pochi secondi: io ebbi il tempo di notare che lo Spatuzza si avvicinò, gli mise la mano nella mano per prendergli il borsello. E gli disse piano: “Padre, questa è una rapina!”. Lui si girò, lo guardò – una cosa questa che non posso dimenticare, che non ci ho dormito la notte, – sorrise e disse: <Me l’aspettavo>.
Non si era accorto di me. Io allora gli sparai un colpo alla nuca”.

 

Grigoli ha iniziato un percorso di conversione, imitato alcuni anni dopo dall’altro sicario, Gaspare Spatuzza. Entrambi attribuiscono il ravvedimento alla loro vittima, da cui sono certi di essere stati perdonati.

 

Il movente dell’omicidio di don Pino è la sua attività pastorale e la sua morte non è un incidente di percorso ma un rischio di cui è stato sempre ben cosciente.

 

 

   Il sapere apre la vita

Da un’intervista a suor Carolina Iavazzo, presso il Centro don Puglisi, maggio 2013:

 

“Diceva che se l’uomo si apre al sapere riesce a gestire anche le forze occulte della mafia, a distinguere il bene dal male, ma se vive nell’ignoranza, per un pezzo di pane che la mafia gli dà in quel momento, non riesce a guardare al futuro”. Aveva portato via i giovani alla mafia. “Cominciò dai bambini, perché sono i più aperti al cambiamento. E questo dava terribilmente fastidio alla mafia”. Ma lui lavorava per liberare gli stessi mafiosi: “Assistevamo tante famiglie di mafiosi in carcere che facevano pena perché vivevano in questo squallore, illuse e ingannate. Lui voleva rompere tutto questo”.

 

 

   Il cittadino, il sacerdote, l’uomo

Testimonianza di Luigi Patronaggio, Presidente della Corte d’Assise di Agrigento:

 

“Ho avuto il privilegio, che raramente accade nella carriera di un magistrato, di vivere una straordinaria avventura umana, gestendo le indagini e buona parte del dibattimento relativo all’omicidio di don Pino Puglisi. Don Pino non era un prete antimafia, non faceva politica. (…). Era solo un uomo ed un cristiano che cercava la normalità e pretendeva la normalità. Per lui la legalità era normalità del convivere civile e non un esercizio di retorica. La legalità per lui era poter operare da uomo libero, con semplicità, con naturalezza, senza servire il politico o l’amministratore di turno e senza abdicare alla dignità di cittadino, di sacerdote, di uomo”. (Dal “Giornale di Sicilia”, 13-Aprile-2001)

 

 

   Beato e medaglia d’oro

Il 25 maggio 2013 al “Foro Italico Umberto I” di Palermo Don Pino Puglisi è proclamato Beato.

 

Nel ricordo del suo impegno, innumerevoli sono le scuole, i centri sociali, le strutture sportive, le strade e le piazze a lui intitolate a Palermo, in tutta la Sicilia, in Italia. Commemorazioni e iniziative si sono tenute anche all’estero, dagli Stati Uniti al Congo, all’Australia.

 

A partire dal 1994, l’anniversario della sua morte, il 15 settembre, segna l’apertura dell’anno pastorale della diocesi di Palermo.

 

Il 24 settembre 2015 al Quirinale, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito la medaglia d’oro al valore civile al beato Puglisi consegnandola personalmente ai fratelli Francesco e Gaetano Puglisi.

 

“Se ogni piccolo uomo nel suo piccolo mondo fa una piccola cosa, il mondo cambia”.      Beato Giuseppe Puglisi

 

 

AR ottobre 2018

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