di Carla Vanni



Che cos’è la superstizione?

Così  scriveva San Tommaso d’Aquino: “ La superstizione è un vizio che è contrario alla religione per eccesso, non perché nel culto divino fa più di quanto non faccia la vera religione, ma perché offre tale culto o a chi non si deve o come non si deve  (Summa Theologiae, Q. 92, articolo 2).
Questa pratiche sono condannate dall’Antico Testamento ( Lv 20, 6; . Es. 22,17 ed altri). Nel Nuovo Testamento le citazioni più frequenti sono negli Atti degli Apostoli, sempre con toni di disapprovazione (19,18;16,16; 13,6 ed altri),

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, agli articoli 2115, 2116 e 2117, prescrive il rigetto assoluto di queste pratiche. [1]

Le due definizioni della superstizione fornite  da S.Tommaso spiegano la differenza: la prima consiste nell’offrire un culto a chi non deve riceverlo: ad un idolo, ad un oggetto o, nella sua forma peggiore, al demonio al quale si offrono addirittura sacrifici. La seconda definizione si riferisce ad offrire un culto a Dio o a chi, in Lui, deve essere oggetto di culto ma lo si offre in maniera sbagliata.

La prima definizione si riferisce alle superstizioni attive, la seconda alle passive, ma ambedue tendono ad un unico fine: piegare la realtà, nostra o altrui, ai nostri desideri. Vuol dire, di conseguenza, escludere o non fidarsi di Dio Padre e della Sua misericordia: sostanzialmente, non avere fede. Vuol dire usare trucchi e scorciatoie per affrontare la vita e, di conseguenza, fronteggiare la nostra esistenza non attraverso la conoscenza che ne possiamo avere con i nostri sensi. Vuol dire non sottostare ai limiti fisici del nostro status: anche qui non è difficile scovare la ribellione alla condizione che Dio ci ha attribuito, volendo noi ricorrere a forme di percezione diverse, che esulino dalla nostra condizione umana. Significa vivere non rivolgendosi a Dio ma a qualcun altro che è inevitabilmente il demonio, che lo si sappia chiaramente o meno. Voler ottenere degli effetti senza mettere in atto tutte quelle iniziative adatte ad ottenerli si chiama “magia” ed è un ricorso a satana: questo va affermato con grande energia e che resti nel cuore di tutti.

Affrontiamo per prime le superstizioni passive: quelle che non richiedono una particolare partecipazione o esatte competenze, acquisizione di tecniche, conoscenze specifiche. Il gatto nero, la bara vuota, il tredici, il diciassette, per esempio, sono superstizioni che non richiedono alcuna preparazione per essere ritenute degne di fiducia: “serve” solo l’ignoranza. Quelle passive riferite a Dio sono, ad esempio, la ripetizione di formule o rituali di per sé inutili se offerti senza la predisposizione d’animo corretta. Repliche su repliche di preghiere a quella data ora di quei tali giorni, accensione di ceri con le stesse modalità ed azioni simili: sarebbero ottime ma solo se accompagnate da una vera fede in Dio e non se eseguite come un’abitudine o peggio al fine di ingraziarci Dio. Anche i cosiddetti “fioretti” del tipo “se mi concedi questo, non farò più quello” o “farò sempre quello” sono pratiche superstiziose: sia chiarissimo che non siamo nella condizione di barattare alcunchè con Dio, ché non trattiamo certamente alla pari.

Le superstizioni passive sono mediamente gravi, sia come peccato sia come conseguenze sulla nostra vita spirituale: normalmente sono indotte dall’incapacità e quindi manca la consapevolezza piena. Il malessere che generano  più frequentemente è il clima di paura e quindi di limitazione della libertà  in cui si pone la persona superstiziosa: tutti gli oggetti o le situazioni che “portano male” fanno paura, Dio non ci ascolterà ed anzi “si arrabbierà con noi” se non accendiamo quel numero di candele a quella data ora per quel numero di giorni. Tutte falsità ispirate dal nemico.

Allontanarsi da queste credenze è abbastanza facile in quanto, vivendo esse principalmente di ignoranza,  è sufficiente un po’ di informazione ben fatta ed i superstiziosi abbandonano le loro paure.

Le superstizioni attive sono ben altro: per il momento le chiameremo genericamente “pratiche magiche” e poi, anche nei prossimi articoli, le spiegheremo dettagliatamente.

Esse sono la componente pratica, attiva delle superstizioni.  Richiedono conoscenza, saper applicare una tecnica, l’attenzione ed il rispetto delle regole, attenersi a protocolli.

Si ricorre a parole, formule, gesti od al trattamento di oggetti  per sortire un effetto che, per la loro natura,  queste realtà non sarebbero in grado di produrre. Questi sono  “segni efficaci”, esattamente come i nostri Sacramenti, ma al rovescio: non è certo l’acqua in sé che cancella il peccato originale, ma gli atti e le formule pronunciate dal Sacerdote e soprattutto l’intervento dello Spirito Santo. Il principio è lo stesso: non sono le carte o il pendolino o il tavolino a produrre in sé, senza interventi esterni, gli effetti desiderati ma il rivolgersi, quasi sempre molto consapevolmente, al demonio. Le pratiche magiche sono tecniche che mediano fra l’uomo e le potenze superiori, esattamente come altre tecniche mediano fra l’uomo e le materie.

Queste sono le attività che spalancano le porte al demonio, che gli permettono di entrare nella nostra vita e di farne sempre più parte, fino a prenderne possesso per trascinarci nel suo regno sia in questa vita e, disgraziatamente,  anche in quella eterna.

Anche per queste operazioni esiste una scala di gravità, stabilita essenzialmente dagli effetti che desideriamo ottenere:  voler influire sulla propria vita è grave, su quella del prossimo (non raramente chiedendone la morte) è gravissimo.

Queste pratiche hanno ripercussioni mortali sulla vita spirituale, certamente, ma ugualmente su quella materiale in quanto producono uno stato di schiavitù, un delirio di onnipotenza ma contemporaneamente  di dipendenza mentale, un’assuefazione al male che sono tutte condizioni contrarie alla libertà ed alla legge donateci dal Padre. Dio non ci proibisce queste attività se non per mantenerci liberi: immaginiamo cosa sarebbe la nostra vita se sapessimo la data della nostra morte, o se penetrassimo i pensieri più reconditi di una persona che magari amiamo, o se conoscessimo tutti gli avvenimenti salienti che ci riguardano: la nostra vita sarebbe insopportabile. Attenderemmo la morte con uno spirito certamente non ragionevole, i nostri rapporti interpersonali perderebbero di naturalezza, di sincerità, non esisterebbero sentimenti come la fiducia, come usciremmo di casa sapendo che quel giorno ci accadrà qualcosa di doloroso? Dio ci ha posto in questa condizione umana e spirituale perchè potessimo viverla al meglio, che significa solamente riconoscere la Sua paternità misericordiosa ed affidarci ad essa per adorarLo.

Ogni anno, in Italia, le consultazioni di operatori dell’occulto sono 12/13 milioni: non vuol dire certo che ci siano altrettanti Italiani che chiedano (ovvio che una persona può anche chiedere più volte anche cose diverse) ma il dato rilevante è che generalmente chiedono il male altrui, se non la morte. Per provocare il male a qualcuno (dal lasciare il coniuge alla rovina finanziaria, dalla malattia grave alla morte) gli “addetti ai lavori”  richiedono somme ingenti, che spesso travalicano le decine di migliaia di euro: i fatti di cronaca ci riferiscono di cifre importantissime richieste dagli “operatori” sia per provocare danni agli altri, sia per evitarci i nostri che sono stati “predetti”, guarda caso, dal medesimo personaggio.

E questo non è l’aspetto peggiore: nelle pratiche magiche gravissime, durante le messe nere o i riti satanici, vengono necessariamente offerti sacrifici a satana, il quale non dà nulla per nulla. La tortura ed uccisione di di animali, di esseri umani, violenze su una vergine, ferite inferte sulla vittima (poichè lo scorrimento del sangue è sacrificio graditissimo al demoni)  ed altre operazioni che risparmiamo al nostro lettore.

E’ evidente che le pratiche magiche  comportano la violazione della legge e percorrono sempre una discesa criminale anche sul piano della convivenza civile: omicidi, stupri, violenze di ogni genere, truffe, circonvenzione di incapaci, furti, violazione di luoghi sacri, distruzione di proprietà altrui e molto altro. E’ pletorico affermare  che pratiche che vogliono ottenere il male altrui… col male cercano di perseguirlo.

Il demonio è molto attento ai varchi che noi apriamo e noi dobbiamo essere prudenti, come ci insegna Nostro Signore Gesù Cristo: al demonio è concesso quello che permette il Signore e vivere nella Sua grazia, tenendosi lontani da queste pratiche, è un’ottima condizione per tenere fuori dalla nostra vita l’accusatore, colui che ci odia certamente moltissimo, ma non quanto infinitamente  il Padre ci ama.

Nel prossimo articolo parleremo della peggiore forma di adesione al demonio: il satanismo.

[1]

2115“Dio può rivelare l’avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell’abbandonarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo. L’imprevidenza può costituire una mancanza di responsabilità”; 2116 “Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che “svelino” l’avvenire [Cf Dt 18,10; Ger 29,8 ]. La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo”;2117 “Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo – fosse anche per procurargli la salute – sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all’intervento dei demoni. Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l’invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui”

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi