di Carla Vanni
Malcolm Muggeridge fu un famoso giornalista inglese, nato nel 1903 e morto nel 1990: amante della satira, delle donne, ha vissuto quasi fino alla morte da ateo dichiarato.
Disse che il suo sguardo verso la fede era quello di un gargoyle: dall’alto di una guglia, dalla cima di una cattedrale sghignazzava dei comportamenti ridicoli e degli sforzi sprecati dall’umanità credente.
Ma questo sprezzante osservatore divenne cristiano nel 1969 e nel 1982, alla soglia degli 80 anni, Muggeridge e la moglie Kitty divennero Cattolici.
Questa è la storia di una straordinaria conversione.
Il primo sprone, e che sprone!, pare sia partito da Santa Teresa di Calcutta.
Il giornalista si recò in India, per documentare le attività delle Suore Missionarie della Carità, e trascorse molto tempo con la Santa: vedendola assistere gli ultimi degli ultimi, in seguito la definì una “luce che non potrebbe mai essere estinta” e ne raccontò l’esperienza nel suo “Something Beautiful for God” (Qualcosa di meraviglioso per Dio) edito nel 1972 . Scrisse di lei come di una “conversione vivente”, che non la si poteva osservare con i suoi assistiti senza già essere in qualche modo convertito: la sua adorazione per Cristo, trattare chiunque abbia bisogno come fosse Cristo in persona ebbero più effetto su di lui che l’aver assistito a molte celebrazioni religiose e, addirittura, scrisse di aver còlto l’Incarnazione tramite l’osservazione della Santa.
Sappiamo bene quale fosse la battaglia senza sosta di Madre Teresa contro l’aborto, da lei stessa definito “il più grande distruttore della pace” ed è singolare notare come, a contatto con quella infaticabile paladina della vita, Muggeridge abbia percepito il valore inestimabile dell’Incarnazione del Figlio di Dio.
Poco dopo iniziò anche lo studio degli scritti di Sant’Agostino, curò e produsse una serie televisiva per la BBC in cui analizzò il pensiero e le opere dello stesso Vescovo di Ippona, di Blaise Pascal, William Blake, Søren Kierkegaard, Fyodor Dostoevsky, Leo Tolstoy e Dietrich Bonhoeffer e, poco prima di convertirsi alla fede Cattolica, fu studioso e difensore dell’enciclica Humanae Vitae di Papa Paolo VI
Ma la sua difesa della sacralità della vita umana era precedente alla lettura dell’Enciclica: la vita umana era sacra, affermò, predicendo i danni incontenibili della contraccezione che avrebbe deteriorato le relazioni interpersonali, la maternità ed che avrebbe favorito lo scatenarsi delle perversioni sessuali, facilitando l’insorgere di nuove depravazioni. E sappiamo, oggi, quanto sia stato profetico.
Coerentemente con le sue affermazioni, nel 1968, si dimise da rettore dell’Università di Edimburgo per protestare contro la campagna studentesca che chiedeva la disponibilità di pillole contraccettive presso il Centro di salute dell’Università. Le sue dimissioni furono preannunciate in un sermone nella cattedrale di St. Giles, pubblicato successivamente col titolo “Un altro re”.
Il 25 luglio 1968, quando fu rilasciata l’Humanae Vitae, Muggeridge ribadì la sua convinzione riguardo alla sacralità della vita ed il suo personale apprezzamento della Chiesa Cattolica.
Dieci anni dopo, in occasione di un simposio all’Università di San Francisco, già convertito al Cristianesimo ma non ancora al Cattolicesimo, Muggeridge pronunciò un discorso in difesa di Humanae Vitae, in cui affermava: “Mi trovo in una posizione molto difficile…. Dopotutto, non sono Cattolico. Non ho quella grande fede di cui godono tanti Cattolici. Allo stesso tempo, ho un grande amore per la Chiesa Cattolica e ho avuto fin dall’inizio un sentimento, più forte di quello che riesco a spiegare, per questo documento Humanae Vitae che è stato criticato così selvaggiamente, a volte anche da membri della Chiesa Cattolica, ma che ha un’importanza enorme e fondamentale e che rimarrà nella storia tremendamente importante. E vorrei poter esprimere la profonda ammirazione che ho; questa sensibilità profonda che tocca una questione di fondamentale importanza e che sarà, nella storia, qualcosa a cui si farà riferimento sia per la sua dignità che per la sua perspicacia”.
Per Muggeridge, l’intento di Dio per la vita umana sfolgorò nell’insegnamento di questo documento. “La vita”, disse, “ogni vita, contiene in sé le potenzialità di tutta la vita, e quindi merita il nostro infinito rispetto, il nostro infinito amore, la nostra infinita cura.” La possibilità, accessibile facilmente a chiunque, di liberarci della vita, di cedere alla nostra carnalità senza remore è di provenienza diabolica”, affermò Muggeridge. E, visti i risultati, concordiamo su questa affermazione.
Muggeridge proseguì la sua difesa appassionata di Humanae Vitae fino 1978. Quattro anni più tardi, fra lo stupore generale dei suoi colleghi e dei media, Muggeridge e sua moglie abbracciarono la fede Cattolica. Nel 1988 ha scrisse un ultimo libro sulla sua conversione, intitolato “The Spiritual Journey of a Twentyeth Century Pilgrim” (Il viaggio spirituale di un pellegrino del ventesimo secolo).
Morì nel Novembre del 1990: il mostro in cima alla guglia era sceso ed entrato finalmente nella Casa di Dio.
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