di Guido Verna

Quadro numero uno. Nella scuola professionale “Gutenberg” di Bolzano, un insegnante di religione ha l’ardire di proporre una “lezione–choc” sulle gioie della purezza, sul valore della verginità, contro il demone dell’aborto”. Ma la provincia di Bolzano ha la fortuna di avere sempre all’erta le sentinelle della “Tageszeitung”, un quotidiano “corsaro, laico e libertario” che sbatte “il mostro in prima pagina”. Pensate: la conferenziera — una signora della Human Life Association, una associazione internazionale “ad altissimo tasso di integralismo cattolico” e quindi, presumo, molto pericolosa — ha avuto l’audacia di distribuire un foglio con su scritto: “Con l’aiuto della grazia di Dio mi impegno oggi davanti a Dio, a me stessa, alla mia famiglia e al mio futuro sposo a rimanere sessualmente pura fino al giorno del suo matrimonio”, chiedendo addirittura alle ragazze di firmarlo (sembrerebbe, però, senza pistola alla tempia, altrimenti l’inviata speciale del Corriere della Sera – dal cui articolo del 24 aprile 2000 traggo le citazioni virgolettate – lo avrebbe senz’altro puntualmente riportato). Ma l’audacia raggiunge livelli insopportabili quando “dalla borsa spunta un sacchetto contenente una serie di bamboline di plastica rosa, perfette riproduzioni di feti”, cioè di un bimbino di tre mesi, come quelli che possono essere legalmente espunti dal seno materno e gettati tra i rifiuti. Ma per fortuna la Tageszeitung vigila e fa la sua parte, come assicura il direttore Arnold Tribius, riuscendo a bloccare — prima che possa ripetersi anche in altre classi — il pericolo che le adolescenti si rendano conto che un aborto non è propriamente una estrazione dentaria. Il Corriere della Sera non è meno vigile, manda la sua inviata speciale e titola il servizio — con sintetica e garbata eleganza — così: “Lezione choc contro l’aborto. Bolzano, finti feti in aule: Ragazza giurate sulla verginità”.
Quadro numero due. A Roma viene scoperta quella che molti giornali hanno cominciato a chiamare la “Clinica degli orrori”. Le bamboline rosa non sono più di plastica, ma di carne. E spesso sono addirittura bambole, a volte più grandi della Barbie. Su Il Giornale del 10 giugno 2000 — in un articolo titolato “Nuovi orrori a Villa Giulia: altri sedici ordini di cattura” —, leggo, tra tante atrocità, del «tremendo episodio dell’infermiere Baldassarre che confessa di essere quasi svenuto vedendo Ilio Spallone buttare nel lavandino tritatutto un feto formato, con braccia e gambe lungo circa 25 centimetri». Ma lo choc, nei giornali politicamente corretti, non pare invece adeguarsi al passaggio tra il dire e il fare. Sul Corriere della sera del giorno dopo — sotto il burocratico titolo: “Aborti illegali, complici negli ospedali” — leggo questo stralcio dal provvedimento del gip Carmelita Russo «A Villa Gina, in ogni caso “pagando” era possibile superare qualunque limite penale o morale». Un po’ più di illegale, parrebbe, ma il titolista non se ne avvede. Dove sono finiti i Grandi Firmatari, gli intellettuali con la Montblanc sempre pronta per difendere i diritti dei gay e dei fecondatori eterologi? E chi sente i lamenti delle femministe (o ex, non so bene) come la Bonino, delle signore in rosso come la Turco e la Melandri e delle signore in bianco come la Bindi e la Fumagalli? Si sentono solo vocine flebili (ma non pare ci sia la Jervolino). E di firme nemmeno la fotocopia. Una sorta di coma diabetico dello spirito, una improvvisa calata di sensibilità. Però, pur vivendo lontano da Bolzano, qualcuno all’erta e senza cali di sensibilità c’è anche qui. In Umbria, precisamente.
Quadro numero tre. Dal sito Internet di Repubblica del 12 giugno 2000: «Volo fra le polemiche, ma regolare e nel solco della tradizione, per la Palombella orvietana della festa di Pentecoste. Circa 3.000 persone hanno seguito ieri il percorso dell’animale per trarne auspici per il futuro. La manifestazione, che si svolge da secoli davanti al Duomo di Perugia, è stata preceduta anche quest’anno dalle polemiche degli animalisti, che hanno chiesto invano di sostituire il volatile con un simulacro».
Combinate i quadri e avrete la sintesi desolante del mondo che ci vogliono preparare: la plastica più della carne, la palombella più dei bambini. Un mondo brutto e cattivo, contro il quale chi conserva — anche minimamente — il senso estetico e morale deve al più presto far quadrato, posponendo ad esso tutte le differenze genericamente politiche. Gli occhi di un solo bimbo valgono più di tutte le Barbie di questo mondo.

14 Giugno 2000

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi