di Carla Vanni
Nel Regno Unito, quasi cinquanta scuole hanno vietato alle ragazze di indossare le gonne: niente gonne, solo pantaloni per evitare “ l’esclusione “ degli studenti transgender.
Addirittura, alla Copleston High School le gonne sono definite “indumenti inaccettabili” (ndr: non sono mai stati ad un Gay Pride) e sono prescritti “pantaloni grigi e semplici”.
La Woodhey High School di Bury ha una ragione diversa per vietare le gonne, dicono che siano prive di dignità ed imbarazzanti, “specie quando le studentesse siedano in terra”. (ndr: attività nettamente prevalente, se ne deduce, per mancanza di sedie?)
Anche il problema di coloro che non si identificano nè in un maschio nè in una femmina sarebbe opportunamente risolto con questa nuova e brillante soluzione.
Non voglio ipotizzare una scuola cattolica che imponesse i pantaloni grigi e semplici alle ragazze: repressivi, soffocanti, colpevolizzanti, riduttivi della creatività femminile, bigotti, sessuofobi, “medioevali”… e quante ancora ne avrebbero vomitate i media di tutto il mondo? Invece, se le laicissime scuole del Regno Unito impongono questo abbigliamento, tutti guardano una nuova luce si è accesa all’orizzonte.
Quante sono le libertà che si seppelliscono prendendo per verità ogni proprio capriccio? Quante tangenti senza uscita si imboccano investendo e lasciando a terra la realtà delle cose?
Se la discesa verso il precipizio viene indicata come la strada maestra, bisognerebbe percorrere tutto il tragitto ed avere il coraggio di saltare di sotto. Ma gli ideologi da sartoria, i teorici del prèt à porter senza sesso non hanno alcun ardimento: se ne stanno là, senza andare a vedere cosa provochi la loro menzogna proprio appena dietro l’angolo. Perchè alcune conseguenze sono previste, ma forse ce ne sono anche altre impreviste che fanno saltare il banco, già traballante di suo. E le femmine che si vogliano mettere la gonna? Ed i transgender da maschio a femmina che si vogliano mettere la gonna? Li obblighiamo a rimettersi i pantaloni, per di più “grigi e semplici” che di femminile hanno zero? E come si sarebbe trovato il Signor Vladimiro Guadagno, che si vanta delle sue gambe ed esige di metterle in mostra (ndr: parole sue)?
E’ dal 1968 che le femministe, non su nostra richiesta, ci mostrano la loro biancheria ed il ben noto gesto..per arrrivare a farsi imporre i pantaloni grigi e semplici? Per farsi rappresentare ai concorsi di bellezza dai transgender o per cedere loro il posto? E se un concorso di bellezza è umiliante, riduttivo e bla bla per una femmina, perchè è cosa buona e giusta per un trangender? E perchè lo scheletro maschile più robusto, le leve più lunghe, la maggiore capacità respiratoria, la minore propensione all’accumulo di grasso, la massa muscolare più sviluppata e sviluppabile devono creare insormontabili difficoltà alle femmine che si scontrino con i trangender nelle competizioni sportive?
Le femmine hanno i diritti, ma i transgender hanno i diritti che sono ancora più diritti dei diritti delle femmine?
Fare figli è una limitazione delle nostre aspettative professionali, abortire è un diritto, spogliarsi in pubblico è libertà, “femminicidio” rende più atroce l’omicidio, lavorare fuori e dentro casa è emancipazione.. e ci mancava pure di metterci i pantaloni grigi, please, così i trangender non si sentono male. In fondo al fosso c’è sempre un fondo ancora più in fondo.
Da certi corti circuiti non si esce vivi, sempre che i presidi British lo siano ancora. I dirigenti delle scuole della Regina vivono in una dimensione fumosa, ottusa, che nulla contempla di reale, di vivo, di bello. Loro stanno là, meditando sui mutanti estimatori del bisturi e delle protesi, sui pantaloni grigi, sulle studentesse sedute in terra, valutando l’inaccettabilità delle gonne e ponderando la loro imbarazzante realtà. Sparita la nebbia dai cieli di Londra, è finita tutta nel loro cranio.
E voi, care signore femministe, se dopo tanta lotta e tanto impegno siete arrivate a farvi surclassare dal testosterone che vuol sembrare progesterone, avanti tutta e magari fra altri sessant’anni potrete dire di no almeno ad un’insensata divisa scolastica.
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